Un regista “eccentrico, imprevedibile, geniale”. Così l’attrice Isabella Rossellini definisce David O. Russell che l’ha diretta nel suo nuovo film Joy, dal 28 gennaio nelle sale italiane. Il suo ruolo? “La fidanzata di Robert De Niro, che poi – ironia della sorte – nella vita è stato il testimone di nozze mio e di Martin (Scorsese, ndr)”. Una fidanzata ricca, che sceglierà di sostenere il talento della piccola grande Joy (Jennifer Lawrence, candidata all’Oscar), ragazza ostinata dalla vita difficile ma dall’inventiva brillante, liberamente ispirata alla figura realmente esistita di Joy Mangano.
Come si lavora con O’Russell?
A suon di pranzi, cene e convivialità con tutto il cast. Non abbiamo letto il copione fino al giorno prima di girare, siamo stati tre settimane insieme a Boston immersi in riunioni-fiume: David vuole costruire un’aria di famiglia vera con il suo cast. Ed è anche uno che ti riempie di consigli: dà le battute agli attori, e tu stai lì e le ripeti. Fellini faceva lo stesso, e così mio padre. Erano altri tempi, erano abituati a lavorare con i non attori, ma anche con grandissimi attori che li imitavano. Mi ha sorpreso, è una tradizione che non esiste in America.
Che tipo di donna è la sua Trudy?
Una moglie ideale, dedita, di quelle che si vestono bene per far vedere a tutti che il marito è ricco. Quando lui muore lei non sa come fare a stare sola e si fidanza con Robert De Niro. Segue il suo uomo in tutto, dalla richiesta di finanziare il progetto di sua figlia Joy alle battute. E’ stato divertente ripetere tutte le battute finali di Bob!
Lo hanno definito, a ragione, un film sul sogno americano.
Concordo, il bello è che qui è raccontato in maniera moderna con protagonista una donna. Gli americani hanno questo mito del riuscire a coronare un sogno provenendo dal nulla, del resto hanno un presidente venuto appunto dal nulla che lo rinforza: Obama per loro è identità nazionale.
Non trova sia anche un film sulla forza e la determinazione femminile?
Assolutamente sì, e mi ha convinto per questo. Non è facile trovare storie del genere, declinate così tanto al femminile, in America come in Italia. A me ha colpito molto una delle battute iniziali di Jennifer Lawrence: “Non mi serve il principe azzurro”. Jennifer anche nella vita è una donna moderna, dice ciò che pensa senza filtri. Io ero diversa, da giovane sentivo di avere opinioni da esprimere ma in maniera non aggressiva. Con l’età hai il permesso di dire le cose come stanno e da “vecchia signora” mi sono resa conto della pressione sociale che avevo allora. Viva Jennifer e le ragazze come lei!
A cosa si dedica in questa fase della sua vita?
A recuperare un desiderio che avevo da giovane: lo studio degli animali. Cinque anni fa sono tornata all’università, ho girato la serie Green Porno tutta incentrata sul mondo animale, e sto preparando un nuovo film in questo senso per una tv francese. Sto anche lavorando con un vecchio e saggio “padrino”, Jean Claude Carrière, ad un nuovo monologo.
Fosse al posto di Joy, e si guardasse indietro, sente di aver coronato i sogni che aveva da bambina?
(Silenzio, ndr). Posso dire di sì: finalmente sento di esserci riuscita, sono piuttosto soddisfatta.
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