“Inseguimento di anime” nella cucina di Gennaro Esposito

VENEZIA – “E’ stato un inseguimento di anime in cucina. Questi ragazzi passano più tempo con me che con le loro famiglie, tra noi c’è un’atmosfera di rigore e familiarità. C’è stata condivisione, non recitazione”. Parola del super-chef Gennaro Esposito, che ha svelato se stesso e il dietro le quinte della sua cucina di Torre del Saracino alla regista Elisabetta Pandimiglio. Ciò che ne esce è Più come un artista, un documentario affascinante e atipico che è passato alla Casa degli Autori insieme agli assaggi della cucina d’eccellenza di Esposito.

Un lavoro durato un anno per la Pandimiglio, che ha esplorato gli spazi angusti della cucina di Vico Equense a volte anche con tre telecamere, ha curiosato tra i sogni, le paure, i sentimenti e le ambizioni dei giovani cuochi che lavorano con il “maestro”, il sistema gerarchico che vige in cucina e il lato artistico della creazione culinaria. “Una volta – dice Esposito nel film – se dicevi a una ragazza che facevi il cuoco, lei ti guardava come si guarda un bandito. Oggi non è più così, anzi sei considerato più come un artista”.

La Pandimiglio dice di non aver voluto “raccontare una star, anche perché in questo senso il mondo della cucina è molto inflazionato, di aver cercato l’uomo e non il personaggio”. Ed è per questo che ha fatto la felice scelta di lasciare fuori la sala e concentrarsi nei ritmi serrati della cucina, ma anche di punteggiare il suo racconto con le lunghe nuotate di Gennaro Esposito nel mare davanti al suo ristorante. “Era anche un modo per uscire dalla claustrofobia della cucina, e per svelare di più l’intimità di un uomo alle prese con le sue passioni”.