“Inni” e i Sigur Rós, film-evento di questa Mostra rock


VENEZIA Brad Pitt, Madonna, Natalie Portman e i Coldplay. Sono solo alcuni dei fan celebri della musica mistica e psichedelica, astratta ed energica dei Sigur Rós, la band islandese di rock sperimentale composta da Jónsi Birgisson, Orri Páll Dýrason, Georg Holm, Kjartan Sveinsson e tra le più “saccheggiate” dal cinema. Gregg Araki, Cameron Crowe, Danny Boyle hanno usato loro brani nei film, e proprio qui a Venezia, alle Giornate degli Autori, in Cafè de Flore di Jean-Marc Vallée c’è un sentito omaggio alla band in quattro brani.

Adorati dalle celebrità, per i “comuni mortali” i quattro islandesi sono un simbolo di libertà creativa, duri e puri, senza compromessi. Approccio che loro riflettono anche nello stile di comunicazione: schivi e restii a parlare, ieri sera hanno eccezionalmente risposto alle domande del pubblico della prima mondiale di Inni, il potente film-concerto diretto da Vincent Morisset sbarcato in Laguna proprio ai Venice Days. Poco più che qualche monosillabo, e una risposta scherzosamente indignata alla domanda: “Avete voglia di passare a un tipo di musica più pop?”.

 

Inni è già il secondo film sulla band, in qualche modo complementare al primo, Heima, che concedeva ampio spazio al contesto geografico, sociale e storico della band e della sua musica. Qui invece il cuore pulsante sta nelle performance dei Sigur Rós, con uno sguardo ravvicinato ed emotivo sui loro concerti, immagini talmente desaturate da sfiorare il bianco e nero e così sgranate da diventare quasi astratte nel loro puntare sui dettagli. Intervallate, qua e là, da footage riesumato dal passato della band, quando erano poco più che adolescenti e si esibivano le prime volte in piccoli locali, o rilasciavano le prime interviste senza nascondere minimamente una divertita perplessità di fronte a domande improbabili. “Avete iniziato facendo musica ‘normale’ oppure era già come quella di oggi?”, chiede loro un malcapitato giornalista radiofonico, poi costretto a registrare eterni secondi di imbarazzato silenzio. “In alcune scene del film – commenta il regista – è chiaro come la loro energia sia diverso da allora, intorno alla fine degli anni ’90, ad oggi. Lo si vede sul palco e nelle interviste”. E in effetti, “è stata una strada molto lunga – dice il tastierista Kjartan Sveinsson, ultimo a raggiungere la band nel 1998 – Tutti noi sentiamo di esserci evoluti, di essere cresciuti e anche invecchiati, come accade a tutti. Prima affrontavamo le cose con più scetticismo”.

A Venezia sono arrivati “solo” in tre – manca il cantante e leader del gruppo Jónsi, impegnato a Los Angeles – insieme si sono concessi al pubblico della Sala Perla, mentre solo Kjartan ha rilasciato poche, selezionate, interviste insieme a Morisset: “Stare a Venezia è bellissimo – dice – mi sento benissimo qui e già so che tornerò a casa rigenerato e farò qualcosa di creativo, magari questa città ispira la mia musica”. Una musica che, nella ‘vulgata popolare’, è molto legata alle atmosfere rarefatte dei paesaggi islandesi, “ma in realtà non c’è poi questa forte connessione con i nostri luoghi”, dice Sveinsson, che a sorpresa ha svelato anche che “essere un Sigur Rós non è poi così difficile, visto che non siamo molto famosi”. Scoperti dalla connazionale Björk, i Sigur Rós appoggiano sull’incredibile voce del cantante testi in islandese e spesso addirittura in “hopelandic”, una lingua inventata da Jónsi. Per l’enigmatica band che viene dai ghiacci, infatti, le parole non servono necessariamente a veicolare un messaggio, ma fungono piuttosto da strumento musicale. Inni è stato girato durante due concerti del gruppo all’Alexandra Palace di Londra nel 2008, ed è costato tre anni di lavoro al regista, lavoro effettuato soprattutto nella raffinata manipolazione delle immagini.

I fan aspettano sempre con trepidazione il loro arrivo – un nuovo tour italiano è previsto per il prossimo anno – e probabilmente ora, con la stessa eccitazione, anche il nuovo film di Cameron Crowe We Bought a Zoo, di cui firmeranno la colonna sonora e su cui però, ci dice il tastierista, sta lavorando solo Jónsi.

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04 Settembre 2011

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