Venezia anno 2000. Nomi di registi e attori italiani o quasi di tutto rispetto non mancano, neanche nelle varie giurie. Vediamo chi c’è.
Giuria del concorso: Giuseppe Bertolucci
La selezione ufficiale vanta tra i suoi esponenti Giuseppe Bertolucci. Anche sulle sue spalle ricade quindi la responsabilità di assegnare il Leone d’oro per il miglior film, il Gran Premio della Giuria, il Premio speciale per la regia e quello per la migliore sceneggiatura, nonché la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile e femminile.
Fratello del regista Bernardo e figlio del poeta Attilio – recentemente scomparso – Giuseppe Bertolucci, nato nel 1947, ha diretto film intimi o comici, ma sempre molto personali. Da Il dolce rumore della vita, del 1999 con la sua estetica “sghemba”, protagonista Francesca Neri nel personaggio, tipico di Bertolucci junior, di un’attrice di teatro, passando per Troppo sole del 1994 e La domenica specialmente che rinverdisce la moda anni Settanta del film a episodi, ad Amori in corso del 1989 o I cammelli dell’anno prima, risalendo su fino alla collaborazione con Roberto Benigni, da Berlinguer ti voglio bene (1977) almeno fino a TuttoBenigni del 1983. Per Benigni e Troisi, poi, Bertolucci il giovane è anche sceneggiatore in due film di successo come Non ci resta che piangere del 1984 e Tu mi turbi del 1973. Come pure collabora al soggetto, di tutt’altro sapore drammatico, de La luna, il film che nel 1979 il fratello Bernardo gira sull’incesto madre-figlio. Suo anche, per via della familiarità domestica con la poesia, un progetto insolito nel panorama del cinema italiano come il “corto” Il viaggiatore cerimonioso, trasposizione per immagini del Congedo del viaggiatore cerimonioso di Giorgio Caproni. E alla Mostra di quest’anno, Giuseppe Bertolucci è presente anche in vesti di co-regista, insieme a Gianni Amelio, di Bertolucci secondo il cinema, il documentario del 1976 sul making di Novecento, sempre di Bernardo (sezione Passato presente).
Premio Venezia Opera prima – Luigi De Laurentiis: Mimmo Calopresti e Chiara Mastroianni
Proseguendo, nella Giuria del Premio Venezia Opera prima-Luigi De Laurentiis, a cui concorre anche l’italiano Giuseppe Rocca con Lontano in fondo agli occhi (Settimana della critica), c’è, invece, Mimmo Calopresti, in compagnia di un’attrice francese dal nome molto italiano, Chiara Mastroianni. Il legame con la Francia è del resto il filo conduttore che unisce i due giurati: classe 1955, Calopresti è, insieme a Moretti, amatissimo Oltralpe, uno dei pochi registi italiani che abbiano una certa presa presso il pubblico di Parigi e provincia, grazie anche al sodalizio, di vita e di lavoro, con la sua attrice prediletta Valeria Bruni Tedeschi, sorella della top Carla. E infatti i suoi tre film sono coproduzioni francesi: da La seconda volta del 1996, protagonista e produttore Nanni Moretti, a La parola amore esiste del 1998 con Fabrizio Bentivoglio, fino all’ultima prova di quest’anno, Preferisco il rumore del mare, in cui il ruolo centrale è affidato a Silvio Orlando. Uomo di cinema a tutto tondo, Calopresti dei suoi film è anche sceneggiatore e spesso attore, e all’attività di regista-narratore alterna quella di documentarista, con due diversi lavori sulla Fiat, l’impresa-simbolo della sua città Torino: Alla Fiat era così, del 1990, e Tutto era Fiat, girato 10 anni dopo, nel 1999.
In quanto a Chiara Mastroianni,la figlia di Marcello e di Catherine Deneuve è ormai una star internazionale. Nata nel 1972, esordisce con Ma saison preférée di André Téchiné, insieme a mamma Catherine, e da lì ha inizio la sua brillante carriera, che la vede spesso sullo schermo insieme all’uno o all’altra dei suoi famosi genitori. L’anno dopo è in À la belle étoile di Antoine Desrosières; poi Robert Altman la vuole, stavolta in compagnia di papà, in Prêt-à-porter, nel 1996. Chiara non smette più di recitare: Téchiné ripropone l’accoppiata madre-figlia in Les voleurs del ’96, l’anno dopo Gregg Araki le affida un ruolo in Nowhere, Nel ’98 è con Sergio Castellitto in À vendre di Laetitia Masson, poi il 1999 è un grande anno, grazie a un certo cinema che ama la letteratura, per la giovane attrice: che è Albertine nel Tempo ritrovato di Raoul Ruiz – che l’ha già diretta, di nuovo insieme a Marcello, in Trois vie et une seule mort, tre anni prima – tratto da Proust, e Madame de Clèves ne La lettera di Manoel De Oliveira, dal romanzo di Madame de La Fayette. E grazie al collega Castellitto, Chiara passa la frontiera: è lui che la vuole in Libero Burro, presentato nel ’99 proprio a venezia, nella sezione Cinema del presente. Il cerchio si chiude.
Per finire, una curiosità: nel 1999, il Premio Venezia Opera prima è stato vinto da un giovane regista milanese di nascita ma anche lui, anche se con molte differenze da Calopresti di “gusto” e formazione in parte francesi, in parte “morettiani”: Giovanni Davide Maderna con Questo è il giardino (il titolo è “rubato” a una raccolta di racconti dello scrittore padovano Giulio Mozzi, anche se tra libro e film non c’è rapporto). Maderna ha vinto il Sacher Festival nel ’96, ex aequo con Matteo Garrone, con un corto dal titolo La place, mentre si è piazzato terzo all’edizione del ’97 – vinta da Nina di Majo, anche lei presente a Venezia ’99 con Autunno – con Jahilia.
Corto-cortissimo: Giuseppe Piccioni
Infine, Giuseppe Piccioni, presidente della giuria della sezione Corto-cortissimo. Della generazione degli “splendidi quarantenni” – è del ’53 – Piccioni debutta nell’87 con un film “d’epoca” come Il Grande Blek, di cui è anche sceneggiatore insieme a Maura Nuccetelli. Del resto, quasi tutta la filmografia di Piccioni lo vede coinvolto anche nella scrittura. Dopo Il Grande Blek passa qualche anno, fino a Chiedi la luna, del ’91, che mette in scena il triangolo Scarpati-Buy-Citran, e a Condannato a nozze del ’93, dove un Sergio Rubini più scisso che mai passa da Margherita Buy a Valeria Bruni Tedeschi a Asia Argento in cerca della felicità amorosa. Nel 1995, Piccioni si prova dall’altra parte della macchina da presa, e appare ne Il cielo è sempre più blu di Antonio Luigi Grimaldi. Molto legato ai suoi attori prediletti, l’anno dopo ripropone la coppia Scarpati-Buy in Cuori al verde, confermando il tono agrodolce e ironico di tutti i suoi film fino a Fuori dal mondo, che segna un cambiamento. E proprio con questo film, l’anno scorso, prima di Soldini è stato Piccioni a far sperare per il cinema italiano, con la speranza della nomination all’Oscar per Miglior film straniero, poi purtroppo smentita. A Venezia 2000, la Giuria presieduta da Piccioni assegnerà, fra gli short film in gara, un Leone d’argento e due menzioni speciali.
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