BERLINO – Un pugno di scarpe che rotolano sulla spiaggia, la macchina da presa sporca, contaminata dalle gocce, e una donna africana emersa dal mare che corre verso materassi, sacchi a pelo e giacigli di fortuna ai lati di un binario. Residui laceranti di una presenza umana intrappolata nella miseria. Così inizia Indignados, che il gitano Tony Gatlif ha voluto realizzare dopo essere stato folgorato dalla lettura di Indignez-vous, il celeberrimo fascicolo di Stéphane Hessel che è diventato guida e ispirazione per i movimenti esplosi in tutto il mondo. E che oggi ha portato alla Berlinale nella sezione Panorama. “Nel 2010 ero in un momento difficile – ha detto il regista premiato a Cannes nel 2004 per Exils – e stavo per abbandonare il cinema per dedicarmi alla musica quando mi sono imbattuto in questo piccolo libro che mi ha colpito molto: era la prima volta che qualcuno mi diceva così direttamente ‘indignati’. L’ho letto la sera stessa e ho subito deciso che dovevo farne un film, che sarebbe stato il ‘seguito del libro”. Succedeva a gennaio 2011, in mente c’era un documentario per Arté, ma poi Gatlif è stato superato dagli eventi della Primavera araba in Tunisia mentre aveva iniziato a girare materiale “poetico” in Nord Africa. “Non mi aspettavo, poi, che i giovani avrebbero occupato la Puerta del Sol di Madrid a migliaia, ispirandosi alle parole di Hessel. Quando ho saputo, sono corso lì, e una volta superate le diffidenze iniziali del movimento nei confronti della manipolazione mediatica sono entrato con la telecamera nell’onda degli attivisti, e il film ha iniziato a impregnarsi della loro lotta”.
Tra documentario e finzione, Indignados è nelle immagini “rubate” ai movimenti, ma sceglie anche un punto di vista. Quello di Betty (Mamebetty Honoré Diallo), immigrata clandestina africana arrivata in Europa dal mare, che approda prima ad Atene – dove le prendono le impronte digitali – poi a Parigi, e si mescola alla rivolta pacifica di una generazione che non ci sta più a tollerare “la libertà incontrollata della volpe nel pollaio”, o “l’attuale dittatura dei mercati finanziari”. Un personaggio-non personaggio che funge da guida e da simbolo, che mette i suoi sentimenti veri, le sue lacrime spontanee nella costruzione di un racconto che riflette anche il suo percorso: “Il mio ruolo non è finzione, è realtà”, ci tiene a dire, commossa, l’attrice.
“Questa gioventù dinamica che non ha paura e prende l’iniziativa è magnifica. Agiscono e dicono la verità, ma non sono violenti”, dice Gatlif, che in Indignados ha reso omaggio al tunisino Mohamed Bouazizi, che a dicembre 2010 si diede fuoco come gesto estremo di protesta. Era un venditore ambulante di frutta e in suo onore, sullo schermo, parlano le immagini di un’onda di arance che rotolano per la città fino al mare, “Sono i frutti arrabbiati per la sua morte”, dice il regista, citando una poesia di Prévert.
“Ognuno di noi ha le sue buone ragioni per pensare che il mondo non può più andare avanti così e bisogna migliorarlo – esclama il 95enne autore del libro Stéphane Hessel – Bisogna essere indignati per impegnarsi e, finalmente, prendere l’iniziativa. Ci vuole determinazione, coraggio coscienza di sé, ciò che accade in Afganistan e Palestina è intollerabile. Devo molto ai giovani che sono scesi in strada, ovunque. Il mio piccolo manifesto ha incoraggiato le persone a unire le forze: i movimenti si sono dimostrati capaci di trovare e analizzare le nuove sfide della società, soprattutto il grande pericolo dato dal contrasto tra una minoranza scandalosamente opulenta e una maggioranza condannata alla miseria”.
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