Introdotta dalla proiezione di ’43-’97, un corto di Ettore Scola del 1997 che racconta l’Olocausto e il pregiudizio razziale, si è svolta a Pesaro la tavola rotonda dedicata al regista.
Moderato da Bruno Torri e Vito Zagarrio, l’incontro ha proposto tre relazioni dedicate rispettivamente alla sua ultima produzione (Gianni Canova), al confronto tra Una giornata particolare e Concorrenza sleale (Millicent Marcus) e all’accoglienza dei film di Scola in Francia (Jean Gili).
Scola ha ancora una volta polemizzato con il regista Gabriele Muccino e il suo progetto di remake di C’eravamo tanto amati e non ha voluto anticipare nulla circa i suoi due prossimi film.
Rispondendo alle domande del pubblico, l’autore si è soffermato sul suo cinema “che se non può cambiare il mondo ha sempre la presunzione di invitare lo spettatore alla riflessione, un cinema che narra chi non ha i mezzi per determinare le grandi scelte e decisioni della Storia, anzi le subisce, ma che in ogni opera, anche in quella più dura, conserva sempre una speranza, una vena di ottimismo”.
Quanto al suo stile di lavoro, il regista ha dichiarato di non avere quell’ansia d’improvvisazione che devasta molti registi e attori, “non c’è niente di peggio, ma quando si lavora sulla sceneggiatura per oltre un anno, tutto, anche l’imprevisto, è previsto. Ho sempre potuto scegliere gli attori che volevo, non mi è mai stato imposto nessun interprete, probabilmente la mia scontrosità mi ha aiutato. Così come ho spesso preferito lavorare con un piccolo produttore, Franco Committeri, perché è un ottimo riparo da produzioni troppo grandi e facili a compromessi”.
Tra le testimonianze della tavola rotonda, quella di Giancarlo Giannini, interprete di Dramma della gelosia e La cena: “Con lui ho imparato a lavorare con divertimento e gioco perché il motto di Scola è ‘Se ti diverti tu come attore, si diverte anche il pubblico’”.
L’attore Giulio Scarpati ha raccontato la sua esperienza lavorativa per Mario, Maria e Mario: “Scola è stato un regista molto formativo, che tiene tutto sotto controllo durante le riprese”.
Diego Novelli, ex sindaco deella città di Torino, ha rievocato l’incontro con Scola al tempo di Trevico-Torino. “Una sera lo trovai nella redazione piemontese de l’Unità di cui ero il responsabile. Dovevo dargli una mano a trovare gli ambienti. Il regista non aveva nulla di scritto, aveva solo un’idea da sviluppare, la storia di un suo compaesano, Fortunato, che emigra a Torino per lavorare alla Fiat. Così cominciammo a vederci ogni sera al tavolo di una trattoria per stendere gli appunti di quel che si sarebbe girato il giorno dopo”.
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