Incontro al buio a Parigi. Quarant’anni dopo Bertolucci


Quarant’anni dopo Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, di nuovo una giovane donna e un uomo più maturo, che non si conoscono, s’incontrano in un appartamento ancora una volta disadorno come ci racconta in Penultimo paesaggio il regista Fabrizio Ferraro, che non a caso riprende un dialogo del cult movie con Marlon Brando e Maria Schneider. “Sì, sono tornati ma si spera che questa volta riescano a rompere le gabbie rappresentative, alla ricerca di un contatto mai avvenuto, da avverarsi, sul corpo che si sfiora e sul corpo del cinema”. Dopo Je suis Simone (la condition ouvrière), film su Simone Weil e la condizione operaia in Francia negli anni Trenta, Ferraro volge ancora una volta l’obiettivo su Parigi con un film da lui prodotto insieme a Marcello Fagiani per Boudu Film, coprodotto da Rai 3 e Fuori Orario, e che vede, tra gli altri, la collaborazione musicale di Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura.

Penultimo paesaggio è l’antitesi evidente del cinema narrativo e d’intreccio ed è basato su dialoghi essenziali e in inglese, girato tutto in bianco e nero e nella capitale francese, con inquadratura fissa alternata a piani sequenza e suono in presa diretta. Siamo dunque in prossimità del cinema di Straub&Huillet.
“Gli incontri fugaci, i dialoghi spogli tra i protagonisti (Luciano Levrone e Simona Rossi) danno voce ad una distanza paradigmatica di una società s/finita e senza riscatto, arresa ai valori dominanti che il protagonista, sul finale, pone in discussione nel tentativo di arrivare ad una nuova riformulazione”, spiega il regista.

Si confrontano nel film due geometrie: quella delimitata dalle pareti dell’appartamento e tracciata dai corpi degli amanti; quella della città ridisegnata dal prefetto Haussmann, che consentiva tra l’altro, grazie alla realizzazione di grandi boulevard, di spostare rapidamente truppe per controllare e reprimere le proteste popolari. “L’urbanistica è il prolungamento di quello che accade alle relazioni e ai rapporti di classe”, dice Ferraro.
Un film nato in Francia? “No in Italia, nel momento in cui tutti vogliono scappare da questo Paese. E non ho voluto attori noti, perché ho lavorato in sottrazione e ho preferito uscire senza passare per festival puntando al rapporto diretto con il pubblico”
Penultimo paesaggio è un’opera quasi di trincea che appartiene a un cinema d’autore che sta scomparendo, sostiene Mario Mazzarotto di Movimento Film che distribuisce la pellicola dal 12 dicembre a partire dal Nuovo Cinema Aquila di Roma. Dove alle ore 20,30 il regista, accompagnato da Enrico Ghezzi e gli attori protagonisti, incontrerà il pubblico.

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06 Dicembre 2011

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