Dopo una settimana “turbolenta” in cui la Mostra del cinema e il suo direttore Alberto Barbera hanno dovuto fare i conti con lo sciopero degli attori a Hollywood, l’annuncio del programma è accompagnato da dichiarazioni che tendono a rassicurare: “Non è stato facile, ma alla fine l’impatto dello sciopero su di noi è modesto – dice Barbera – l’unico film che abbiamo perso è il bellissimo Challengers di Luca Guadagnino, spostato ad aprile 2024, per il resto gli americani sono tutti confermati. Mancherà qualche star, ovviamente, ma ci saranno invece gli attori delle produzioni indipendenti. Il tappeto rosso non sarà sguarnito e non sarà una Mostra autarchica”.
Sono targati Netflix tre titoli della competizione che, come l’anno scorso, propone ben 23 film di cui sei italiani (non un record assoluto, era già accaduto in passato). The Killer di David Fincher, con Michael Fassbender nel ruolo di un assassino che prende coscienza della sua perdizione dopo uno choc emotivo, film che segna un ritorno a Venezia per il regista americano di Fight Club (1999), un film molto atteso che ha nel cast anche Tilda Swinton; Bradley Cooper per la sua seconda regia si immedesima in Leonard Bernstein nel biopic Maestro con Carey Mulligan nel ruolo della moglie del compositore. Il gigante dello streaming porta a Venezia anche il nuovo film di un beniamino dei cinefili come Pablo Larrain che nel suo El Conde immagina Augusto Pinochet come un non morto, un vampiro ancora assetato del sangue dei suoi concittadini. Qui, nel cast, troviamo la star cilena Alfredo Castro.
Sempre dagli Stati Uniti arriva il film dell’autrice afroamericana Ava Duvernay Origin ispirato al saggio vincitore del Premio Pulitzer “Caste The Origins of Our Discontents” di Isabel Wilkerson in cui si ipotizza l’impossibilità di uscire da un sistema razziale che nasce dalle caste. Sofia Coppola firma il biopic Priscilla basato sulle memorie di Priscilla Presley, pubblicate nel 1985 e intitolate “Elvis and Me”, coprodotto dall’italiana The Apartment. Michael Mann ha finalmente ultimato il suo a lungo sognato Ferrari con Adam Driver nel ruolo di Enzo Ferrari e Penélope Cruz in quello di sua moglie Laura, una coppia in crisi i cui problemi si riverberano anche nel business dell’automobilismo.
Amato dai festivalieri il regista messicano Michel Franco ha girato a New York Memory con Jessica Chastain e Peter Sarsgaard. L’autore dell’applaudito e premiato agli Oscar Drive My Car Ryûsuke Hamaguchi ha diretto Evil Does Not Exist subito adottato dal concorso. il controverso regista greco di livello internazionale Yorgos Lanthimos (suo La favorita) propone una nuova versione del mito di Frankenstein con Emma Stone nel ruolo di una creatura che fugge dal suo creatore e si dimostra sessualmente insaziabile, “una ventata di ossigeno – per Barbera – in un cinema di oggi dominato dal perbenismo”: stiamo parlando di Poor Things, interpretato anche da Willem Dafoe e Marc Ruffalo.
Dei sei titoli italiani in concorso vi parliamo in un articolo a parte, mentre dalla Francia arrivano Luc Besson con Dogman, storia di un giovane uomo (Caleb Landry Jones) salvato dal suo amore per i cani. Per il cineasta francese è un ritorno a distanza di quattro anni da Lucy. Un altro francese, molto sperimentale, è Bertrand Bonello che entra in concorso con il fantascientifico La bete in cui Léa Seydoux è una donna tormentata che decide di ripulire il suo DNA dalle emozioni ingrombranti ripercorrendo le sue vite passate, una sorta di sci/fi emotivo vagamente ispirato a un racconto di Henry James. L’impegnato Stéphane Brizé ha realizzato stavolta una love story, Hors Saison, con Guillaume Canet e Alba Rohrwacher, nei panni di una coppia di artisti che si ritrova dopo anni di dolorosa separazione.
La veterana polacca Agnieszka Holland con The Green Border si confronta con la crisi umanitaria alla frontiera tra Bielorussia e Polonia. I suoi connazionali Małgorzata Szumowska e Michał Englert puntano al Leone d’oro con Woman of. In concorso anche il danese Nikolaj Arcel con il film in costume The Promised Land interpretato da Mads Mikkelsen, ex ufficiale che vuole colonizzare le terre desolate dello Jutland. Infine figurano in lizza il tedesco Die Theorie von Allem di Timm Kroeger e il belga lussemburghese Holly della regista Fien Troch, una scoperta del TorinoFilmLab.
Per concludere un dato sul gender: i titoli a regia maschile complessivamente (cioè non solo in concorso) sono il 66,56%, quelli a regia femminile il 31,96% e c’è anche qualche autore non binario (1,48%).
IL CONCORSO DI VENEZIA 80
FILM D’APERTURA COMANDANTE di EDOARDO DE ANGELIS
BASTARDEN (THE PROMISED LAND) di NIKOLAJ ARCEL
DOGMAN di LUC BESSON
LA BÊTE di BERTRAND BONELLO
HORS-SAISON di STÉPHANE BRIZÉ
ENEA di PIETRO CASTELLITTO
MAESTRO di BRADLEY COOPER
PRISCILLA di SOFIA COPPOLA
FINALMENTE L’ALBA di SAVERIO COSTANZO
LUBO di GIORGIO DIRITTI
ORIGIN di AVA DUVERNAY
THE KILLER di DAVID FINCHER
MEMORY di MICHEL FRANCO
IO CAPITANO di MATTEO GARRONE
EVIL DOES NOT EXIST di RYÛSUKE HAMAGUCHI
THE GREEN BORDER di AGNIESZKA HOLLAND
DIE THEORIE VON ALLEM di TIMM KRÖGER
POOR THINGS di YORGOS LANTHIMOS
EL CONDE di PABLO LARRAÍN
FERRARI di MICHAEL MANN
ADAGIO di STEFANO SOLLIMA
WOMAN OF di MAŁGORZATA SZUMOWSKA, MICHAŁ ENGLERT
HOLLY di FIEN TROCH
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