“Celebra il venirsi incontro, il dialogo e la pace” in un momento “terribile della nostra storia, nel quale vengono elette persone che agiscono in una maniera molto stupida, dalla Gran Bretagna agli Usa, e in molti altri Paesi il film Il viaggio (The Journey), del regista irlandese Nick Hamm che così lo descrive in una dichiarazione all’ANSA. “E’ terribilmente sbagliato, dovremmo reagire – continua – dire forte che non vogliamo essere governati da razzisti, xenofobi e fascisti”. Nel cast Timothy Spall, Colm Meaney e John Hurt. Dopo il debutto all’ultima Mostra di Venezia esce il 30 marzo con Officine Ubu. La vicenda si svolge durante i colloqui di St. Andrews, in Scozia, del 2006, che puntavano a un accordo di pace definitivo (dopo quello del 1998 che aveva posto fine alla guerra civile) fra unionisti protestanti e repubblicani cattolici dell’Irlanda del Nord.
Hamm, partendo da un fatto vero, il ritorno insieme in aereo dei leader delle due fazioni, il protestante unionista Ian Paisley (Spall) e il repubblicano dello Sinn Fein, ex comandante dell’Ira Martin McGuinness (Meaney), immagina nel film che prima di prendere quel volo i due abbiano fatto un avventuroso viaggio in auto vincendo l’ostilità che li divideva. In effetti, nella realtà l’intransigente Paisley (morto nel 2014) e il ‘soldato’ che aveva compreso la necessità della pace, McGuinness, riuscirono a governare il Paese insieme come primo ministro e vice primo ministro, sviluppando anche un’amicizia, tanto da essere soprannominati i Chuckle brothers. Hamm è nato a Belfast ed è stato testimone, negli anni della scuola, delle violenze nel Paese: “Anni fa mi avevano raccontato che i leader delle due fazioni in occasione di questi incontri viaggiavano spesso insieme per evitare di saltare in aria – spiega -. In questi tragitti ufficialmente non si parlavano, perché la loro gente non voleva che lo facessero, ma a volte c’erano incontri segreti, con connotazioni anche personali”. Raccontare oggi questa storia vuole mettere in evidenza che, “se Paisley e McGuinness hanno saputo venirsi incontro, nonostante gli anni di violenze e odio che li dividevano, tutti possono farlo”. Immaginare nel film, scritto da Colin Bateman, il viaggio in auto “è servito a dare a una storia politica la prospettiva dei personaggi, mostrare quello che pensano e provano, ciò che li avvicina. Al di là dei conflitti, le persone hanno gli stessi problemi e desideri. Quando fai vedere due uomini che non volevano neanche parlarsi, in uno spazio ristretto, portando via le barriere, scopri quanto siano simili”. Per Hamm, McGuinness e Paisley “avevano in comune l’essere molto impopolari al di fuori della loro cerchia e odiati dalla parte avversa”, ma erano anche accomunati dall’essere “molto religiosi, non bevevano e vivevano seguendo regole molto severe”. Il regista ha voluto evitare i toni da lezione di storia per catturare l’attenzione del pubblico con un racconto che oscillasse tra humour e tragedia, dramma e commedia. Prima del debutto al Lido, il film “è stato visto dai figli di Paisley e mi hanno fatto sapere che gli è piaciuto molto il ritratto che ho fatto del padre. L’ho mandato anche a Martin McGuinness, credo gli sia andato bene, ma non ho avuto una risposta, anche perché penso sia molto malato”.
Il 65enne McGuinness, infatti, si è recentemente ritirato dalla vita pubblica dopo aver dato polemicamente le dimissioni a inizio gennaio da vice primo ministro nel governo di Arlene Foster (Partito unionista democratico). Le nuove elezioni hanno restituito un quadro politico più incerto e la possibilità che lo Sinn Fein promuova, vista la contrarietà dei nord irlandesi (come degli scozzesi), alla Brexit, un referendum per l’annessione del Paese all’Irlanda. “Il referendum – dice Hamm – riunirebbe l’isola e lascerebbe la Brexit, che sarà un disastro assoluto per il Regno Unito, al di fuori. Il problema ora è cercare di tenere unita l’Unione Europea”. Anche per questo “penso sia importante che il film circoli. Ci ricorda come sia difficile raggiungere la pace e come sia facile perderla”. (
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