Nelle sale dal 19 aprile con Wildside e Vision Distribution la commedia brillante Il tuttofare, opera prima di Valerio Attanasio, che in precedenza aveva diretto il corto Finchè c’è vita c’è speranza (2015) e collaborato alla sceneggiatura di Gianni e le donne (2011) e Smetto quando voglio (2014). Protagonisti Sergio Castellitto, nel ruolo dello stimatissimo Toti Bellastella principe del Foro, esimio docente e punta di diamante tra i penalisti italiani, affiancato da Gugliemo Poggi – tra i nuovi interpreti del nostro panorama sia cinematografico (Smetto quando voglio, L’estate addosso, The Startap) che teatrale (Romeo e Giulietta diretto da Gigi Proietti, Una giornata particolare con Giulio Scarpati e Valeria Solarino) – il praticante in Legge Antonio Bonocore che sogna un contratto nel prestigioso studio del suo mentore. Per lui è il tuttofare: assistente, portaborse, autista, cuoco personale, e quando supera brillantemente l’esame di Stato, ha la possibilità di diventare socio dello studio ma in cambio di un favore al suo professore: sposare Isabel (Clara Alonso) l’amante argentina di Bellastella. Da qui l’effetto domino sule vite di tutti. Imprescindibile la figura femminile, interpretata da una raffinata Elena Sofia Ricci piena di vis nei panni della ricca borghese venale, a cui non mancano intercalari tutt’altro che signorili ma certamente adatti alla sfumatura più aggressiva della sua Titti, moglie di Castellitto ma, prima di tutto, erede unica del celeberrimo studio legale del padre defunto. Accanto a lei Clara Alonso, amante dai succinti panni, che incarna una delle pedine dello “scacchista” della vita Toti Bellastella.
Una commedia che disegna una società tutta all’italiana, ma senza banali cliché, presentata all’anteprima dal suo autore e dai protagonisti. “Del precariato – ha detto Valerio Attanasio – ho semplicemente raccontato quello che vedo, quello che ho vissuto su di me in prima persona. La proposta di matrimonio combinato è stata ispirata da una persona che conosco, quindi ha una connessione con la realtà. Il contesto in cui viviamo si presta a proposte indecenti e non è detto che le persone non le valutino per ovviare lo stato di incertezza”. Con riferimento al suo personaggio, continua Poggi: “Antonio vive per il lavoro, e ha solo quello. Il potere da cui giunge la proposta – da Bellastella – è seduttivo e affettuoso. Per questo accetta, come forse accetteremmo noi giovani se provenisse da una persona che stimiamo”. Disposta a tutto è soprattutto Isabel, Clara Alonso: “Lei è davvero disposta a tutto. Il personaggio è differente da come sono io, per questo mi sono divertita moltissimo. Avevo un po’ di paura di lavorare con Sergio, perché lo stimo molto”.
Una premessa questa che dichiara uno spaccato della nostra Italia, in cui Toti e Titti (Castellitto e Ricci) non rappresentano certo la parte migliore. “Essendo un po’ malata di onestà nella vita vera – spiega Elena Sofia Ricci – ho adorato essere una iena, un’occasione meravigliosa. Poi mi fa molto piacere quando mi chiamano i giovani, quando mi contemplano. Noi abbiamo figli che si affacciano a questo mondo del lavoro: continuo a sognare sia possibile esaudire il proprio sogno. Credo nel lavoro e nello studio, credo ancora nella meritocrazia. Però oggigiorno servono più talenti, tra cui imparare a surfare in questo Occidente difficile, in questa società. Con Sergio, con cui ci conosciamo da tantissimo tempo, non c’eravamo mai trovati sul set come attori ed è stato bello viverlo in grande sintonia”. Rispetto al personaggio che interpreta, Castellitto ha sottolineato: “Un attore bravo è un avvocato del suo personaggio, non lo giudica, lo protegge. Cosa c’è di più godurioso che fare personaggi obliqui dentro? Il mio è stato anche un omaggio a quelli che mi hanno insegnato: Gassman, Monicelli, Sordi, Mastroianni. È riposante mettersi dentro un progetto in cui puoi portare la tua esperienza ma anche essere studente, sentire il pericolo di inciampare. La semplicità è una delle cose più complesse da costruire e recitare. Non sono mai spontaneo, anche se posso sembrare vero: merito a Valerio Attanasio di aver scritto una gabbia ben costruita. È anche un film che lascerà con sé un bel ricordo, perché girato con leggerezza e affetto”.
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