“Sono un ragazzo abbastanza semplice”, si descrive così Jannik Sinner all’alba del suo primo giorno da vincitore di uno Slam. Un antidivo che ha conquistato l’Italia e il mondo con la sua faccia pulita e la sua etica del lavoro, ma soprattutto con il suo grande talento, che ha portato al nostro Paese i due mesi tennisticamente più intensi ed emozionanti degli ultimi 50 anni: prima guidandoci alla vittoria della Coppa Davis a fine novembre 2023 e poi, proprio ieri, aggiudicandosi il suo primo Slam, gli Australian Open 2024. Un trionfo da film: con il campione altoatesino che, dopo un percorso perfetto culminato col l’annichilimento del più forte tennista di sempre, si vede sull’orlo del precipizio, sotto di due set a zero contro il russo Medvedev (novello Ivan Drago di Rocky IV). Lo dice proprio al suo angolo: “sono morto”. Salvo poi, come nella più classica pellicola hollywoodiana, tirarsi fuori dalle difficoltà e, con sprezzo del pericolo, portare a casa una meritata e storica coppa.
È ancora troppo presto per vedere sul grande schermo la storia appassionante del 22enne Jannik, ma è solo questione di tempo. Magari la carriera sarà raccontata in un documentario, come in Una squadra di Domenico Procacci, dedicato al team formato da Barazzutti, Bertolucci, Panatta, Zugarelli e capitanata dal mito Nicola Pietrangeli, che raggiunge quattro volte la finale della Coppa Davis, vincendone però una sola. Proprio quei campioni che hanno fatto la storia di questo sport, almeno in Italia, e che ora devono farsi da parte davanti a un fenomeno generazionale che sembra destinato a riscrivere ogni record.
Considerato forse il più antico e nobile tra gli sport, il tennis è una perfetta fonte di epica cinematografica, tante volte protagonista sul grande schermo. Per ultima è stata raccontata la storia delle sorelle Serena e Venus Williams, viste dal punto di vista del loro fanatico e perfezionista padre, Richard. Una famiglia vincente – King Richard è un perfetto esempio di cosa rappresenta il mondo del tennis, in questo caso riscatto sociale ed esistenziale. Peccato che il film passerà alla storia più per il celebre schiaffo dato da Will Smith a Chris Rock, nella sera in cui è stato premiato con l’Oscar come miglior attore protagonista.
Andando più indietro, tocca fermarsi al 2017, anno in cui troviamo ben due titoli: La battaglia dei sessi di Jonathan Dayton e Valerie Faris, che mette in scena la partita del 1973 tra Bobby Riggs e Billie Jean King, e Borg McEnroe di Janus Metz con Sverrir Gudnason e Shia LaBeouf nei panni dei due iconici tennisti, protagonisti di una sfida che soltanto il trittico Federer, Nadal, Djokovic potrà scalzare, in attesa, perché no, del duo Alcaraz-Sinner. Proprio John McEnroe, per il suo estro e per il suo essere statunitense, è certamente il tennista più rappresentato di sempre, soprattutto con i documentari: McEnroe di Barney Douglas del 2022 e John McEnroe: In the Realm of Perfection di Julien Faraut (2018). Recentemente, inoltre, recita nei panni di se stesso, come voce narrante dell’apprezzata serie comedy Non ho mai.
Molti ricorderanno Wimbledon di Richard Loncraine, appassionante film del 2004 con protagonista Paul Bettany, nei panni di un tennista ispirato al croato Goran Ivanišević, che vinse il Torneo di Wimbledon 2001, diventando il primo giocatore nella storia a vincere un torneo del Grande Slam dopo essere stato invitato grazie a una wild card.
Ma il cinema non racconta solo il tennis attraverso storie vere, ma se ne serve spesso come motore narrativo per film di finzione. Il grande Woody Allen lo usò come perfetta metafora del fortuna e della forza del caso nel suo film più atipico e intenso, il memorabile thriller del 2005 Match Point, e un altro grande autore, l’italiano Luca Guadagnino lo ha sfruttato come ambientazione del suo ultimo film Challengers, in uscita il 25 aprile 2024 dopo avere mancato l’anteprima veneziana a causa dello sciopero degli attori. Il film vede come protagonista Zendaya, nei panni di una ex campionessa di tennis, diventata allenatrice per colpa di un infortunio, che si ritrova al centro di un triangolo amoroso.
Per restare in Italia, come non citare il capolavoro di Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini, dove il tennis ha un ruolo cruciale per innescare tutta la vicenda. Infine, ricordiamo con un sorriso il mitico Paolo Villaggio che con una racchetta in mano ci ha regalato una delle scene più iconiche del suo Fantozzi: “Allora ragioniere, che fa? Batti?” “Ma mi dà del tu?” “No, dicevo: batti lei?” “Ah, congiuntivo!”.
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