È dedicato al cinema tedesco l’ormai tradizionale appuntamento con Wild Roses, la sezione del Trieste Film Festival (in programma dal 19 al 27 gennaio la 35° edizione) che ogni anno fa il punto sulle cineaste di un Paese dell’Europa centro-orientale: dopo Polonia, Georgia e Ucraina, dunque, ecco una selezione – a cura della Executive Director della Berlinale Mariëtte Rissenbeek – degli sguardi femminili più interessanti della Germania contemporanea.
In programma 13 titoli di altrettante autrici: film spesso premiati in giro per il mondo, ma anche opere meno universalmente note, in grado di svelare nomi (ancora) da scoprire per il pubblico italiano, che – spiega Nicoletta Romeo, direttrice artistica del Trieste Film Festival – «ci mostreranno un Paese moderno, inclusivo, multiculturale e lontano dagli stereotipi»
A guidare la delegazione tedesca sarà Margarethe von Trotta, ospite a Trieste per presentare il suo nuovo film, Ingeborg Bachmann – Journey Into the Desert (presto nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired). Un’autrice simbolo del Neuer Deutscher Film, Leone d’oro a Venezia nel 1981 con Anni di piombo, testimone insieme a Ulrike Ottinger (di cui si vedrà Paris Calligrammes) di una generazione di maestre ancora in piena attività.
Altri nomi familiari al pubblico dei festival internazionali: Maren Ade, la rivelazione di Cannes 2016 che col suo Vi presento Toni Erdmann fece conoscere al mondo un’attrice straordinaria come Sandra Hüller; Valeska Grisebach e Angela Schanelec, con i loro lavori più recenti (rispettivamente Western, visto sulla Croisette nel 2017, e Music, migliore sceneggiatura all’ultima Berlinale); Maria Speth, Orso d’argento per Mr. Bachmann and His Class, e Maria Schrader, Premio del pubblico agli European Film Awards con Stefan Zweig: Farewell to Europe; Emily Atef con il suo ritratto di un’inedita Romy Schneider in 3 Days in Quiberon.
E ancora, il talento cosmopolita di Ana-Felicia Scutelnicu (Anishoara) e Ayse Polat (In the Blind Spot), e l’audacia di Nicolette Krebitz (Wild), Nora Fingscheidt (System Crasher) e Frauke Finsterwalder (Sisi & I).
Spiega Rissenbeek: “Wild Roses rappresenta una vera ispirazione a pensare a cineaste anticonformiste e coraggiose, e a film che mi stimolano, divertono ma che trovo anche difficili o scomodi. Non c’è rosa senza spine”.
Il focus Wild Roses è realizzato con il sostegno di German Films, Goethe-Institut Rom e DeutschZentrum Triest.
Sono i più piccoli, capaci di uno sguardo che spesso noi adulti non riusciamo più ad avere, i protagonisti del manifesto della 35. edizione: uno sguardo che trova gioia anche dove non esiste, spontaneamente capace di resistere e dotato della magia dell’unico ‘filtro bellezza’ davvero importante.
Angelina e Vadym, pur essendo due bambini di Karpylivka, un paese a soli 2 km dal confine della zona contaminata e off limits di Chernobyl, giocano spensierati nel fiume sotto casa, guardando naturalmente al cielo, verso l’alto, e in qualche modo verso il loro e nostro futuro.
L’immagine del fotografo ucraino Oleksii Furman (i cui lavori sono stati pubblicati da TIME, New York Times, Washington Post, Al Jazeera America, 6MOIS, Der Spiegel, The Guardian, De Standaard e Financial Times) ci ha subito folgorato per la sua preziosa componente di fiducia e speranza, uno scatto che coglie l’inesorabile e potente richiamo all’energia e alla vita e che ha la forza di sprigionarsi naturalmente, il più delle volte a dispetto dal contesto. Concept by Claimax, foto: Oleksii Furman
Il film di Maryna Vroda vince il premio Trieste del festival dedicato al cinema dell'Europa centro-orientale. Premiato anche il doc 1489 di Shoghakat Vardanyan
Il principale appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale