Cari compagni è il titolo del nuovo film che porterà nuovamente dietro la macchina da presa Michele Placido a settembre dopo il grande successo italiano ed internazionale di Romanzo criminale e dopo un intenso periodo da interprete che lo ha visto recentemente con Kim Rossi Stuart sul set di Piano. Solo di Riccardo Milani e che lo proporrà nei prossimi mesi come protagonista di due miniserie su Bernardo Provenzano e su Aldo Moro.
Si tratta di una storia in gran parte autobiografica incentrata su un anno cruciale come il 1968 che l’attore-regista pugliese sta scrivendo con Angelo Pasquini e Doriana Leondeff e che sarà molto probabilmente interpretata da Riccardo Scamarcio. “Sarà un film esplicitamente politico – spiega – perché sento l’esigenza di raccontare come eravamo, come pensavamo, come è nata la politicizzazione dei giovani in quegli anni. Lo farò attraverso la biografia di un sessantottino che – con tutto il pudore del caso – si snoderà sulla base della mia esperienza personale di giovane poliziotto del Sud arrivato a Roma nel 1966. Lì mi trovai a subire gli insulti degli studenti che manifestavano contro la guerra in Vietnam di fronte all’Ambasciata degli Stati Uniti ma pochi mesi dopo ero anch’io dall’altra parte della barricata a protestare e finii col frequentare e poi occupare l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico”.
Placido si dice molto fortunato per aver avuto l’opportunità di studiare in quella scuola così prestigiosa con un insegnante d’eccezione come Luca Ronconi che lo coinvolse alla fine dei corsi in uno spettacolo di culto come l’Orlando Furioso: “Un evento teatrale rivoluzionario che mi ha portato a recitare a lungo con Mariangela Melato e Ottavia Piccolo in Europa e negli Stati Uniti facendomi percepire ovunque il clima di cambiamento generale: fece epoca come il Marat-Sade di Peter Brook e gli allestimenti del Living Theatre di Julien Beck e Judith Malina che nel fatidico ’68 cercarono di abbattere le barriere del teatro tradizionale”, ricorda.
Cari compagni inizia nel 1967 e si sviluppa nel ’68 con una storia corale di amicizie e di amori che, ruotando attorno al protagonista, prende vita in un periodo di sconvolgimenti sociali radicali e di colossali cambiamenti del costume in cui esplodono le contestazioni di Berkeley e del maggio francese, si infiamma la Primavera di Praga, vengono soffocate le voci pacifiste di Martin Luther King e Robert Kennedy ed emergono Al Fatah e Black Power. “Per qualcuno è comodo pensare che il ’68 rappresenti solo ‘sesso, droga e rock’n roll’ ma in realtà è stato molto di più e noi vorremmo dar vita ad un film su chi ha vissuto quegli anni sulla propria pelle, ad un racconto su quella generazione che entrò in possesso di un altro linguaggio ed iniziò a sognare un mondo migliore e che in parte ha continuato a farlo. Vorrei descrivere come – analogamente al ’77 che verrà – tutto sia iniziato come un grande gioco festoso e si sia sviluppato drammaticamente con la politicizzazione estrema e spesso criminale. Ancora oggi, con il ritorno dalla Francia di Oreste Scalzone, è più che mai necessario ripensare al percorso del ’68 con partecipazione critica ed infatti ci ispireremo per i vari ruoli a personaggi a lui analoghi che in quegli anni abbiamo sfiorato, guardando a quel mondo dell’interno, cercando di sorprendere e di sorprenderci. Mi piace l’idea che il nostro film sin dal titolo contenga un omaggio a quei compagni idealisti che ci sono stati e che non ci sono più”.
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