È disponibile da poche ore su Netflix il primo episodio di Ranma ½, remake della serie anime cult andata in onda nel corso del anni ’90 per un totale di 161 episodi. L’anime è tratto dall’omonimo manga di Rumiko Takahashi, già autrice di Lamù e di Inuyasha, che con coltre 53 milioni di copie vendute è una delle opere di maggiore successo della storia di questo medium. Protagonista è Ranma, un adolescente esperto di arti marziali che, a causa di un sortilegio avvenuto in delle sorgenti termali maledette, si trasforma in donna quando si bagna con acqua fredda, salvo riacquisire le sue sembianze originali quando si bagna con acqua calda. Tra equivoci pruriginosi e scene di combattimento, la serie segue le sue vicende scolastiche e sentimentali, in particolare con la sua promessa sposa Akane, mentre cerca un modo per rompere la maledizione. A movimentare la situazione ci sono tanti altri personaggi “maledetti”, a partire dal padre di Ranma che diventa un gigantesco panda, per arrivare al suo acerrimo nemico Ryoga, che si trasforma in un porcellino nero.
Il manga e il successivo anime sono diventati celebri per la loro brillante comicità basata sullo slapstick e sugli equivoci, l’iconicità di alcuni personaggi e una componente velatamente erotica che si unisce a quella squisitamente action. Dal primo episodio di questa serie remake si evince che la struttura originale rimarrà pressoché invariata. A essere impreziosito sarà il comparto tecnico, con uno stile d’animazione decisamente più ricco, moderno e dinamico. Un vero e proprio lavoro all’avanguardia per quanto riguarda lo stile degli anime giapponesi, per un prodotto che potrà accontentare in questo modo sia gli appassionati storici che il pubblico più giovane, target di riferimento dell’opera.
Ranma ½ arriva in un momento cruciale per la storia dell’animazione giapponese, soprattutto per quanto riguarda i revival di classici del passato. Dopo operazioni più o meno discusse, come la serie in CGI de I Cavalieri dello Zodiaco, il remake di Lamù e i film di Sailor Moon, sono tanti i progetti in arrivo nel prossimo futuro. La MAPPA, casa di produzione proprio di Ranma ½, ad esempio sta lavorando su un film animato dedicato a Lady Oscar dal titolo The Rose of Versailles, mentre Warner Bros. Japan starebbe lavorando a un remake celebrativo dei 40 anni di Ken Il Guerriero, intitolato Fist of the North Star. Ma il remake più atteso e discusso è sicuramente quello di One Piece, la cui serie originale non è ancora conclusa dopo oltre 1200 episodi. A distribuirlo sarà proprio Netflix, già produttore/distributore dell’apprezzata serie in live-action.
Da dove nasce il desiderio di portare su piattaforma questo tipo di prodotti? Sono solo progetti-nostalgia pensati per sfruttare popolari franchise del passato? In parte sì, ovviamente, ma a differenza di quello che stiamo vedendo in ambito cinematografico, principalmente in casa Disney, le ragioni che giustificano questi remake possono avere radici molto più profonde.
Gli anime giapponesi degli anni ’80 e ’90, infatti, si caratterizzavano per delle dinamiche produttive del tutto peculiari, che inficiavano la qualità realizzativa dei prodotti stessi. Per cavalcare la popolarità dei manga più amati, gli studi di animazione dell’epoca realizzavano gli episodi degli anime in fretta e furia, facendo affidamento in maniera assoluta alle opere cartacee originali, di cui risultavano spesso delle copie carbone animate dozzinalmente. Per rispondere alle esigenze dei palinsesti televisivi dell’epoca, inoltre, gli episodi venivano frequentemente diluiti con sequenze riempitive, ripetizioni e, addirittura, veri e propri “episodi filler” che interrompevano il flusso della narrazione. Prodotti che venivano apprezzati per forza di cose dal pubblico dell’epoca, ma che ora risultano inevitabilmente fuori contesto.
Le dinamiche produttive e soprattutto distributive odierne, nonché le nuove tecniche di animazioni digitali, permettono a queste serie remake di guadagnarne non solo in termini di qualità estetica ma anche narrativa. Nella bulimia di offerta audiovisiva attuale, le piattaforme, infatti, non hanno bisogno di realizzare serie inutilmente diluite, ma vogliono andare subito al sodo, offrendo ai propri spettatori prodotti anche brevi, ma inesauribilmente avvincenti e appaganti.
Ranma ½, in tal senso, potrebbe diventare uno dei primi esempi di remake animati perfettamente funzionali al contesto attuale, capaci di raccontare le storie che abbiamo sempre amato nel modo più efficace ed entusiasmante possibile.
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