C’erano una volta l’orso Pastuso e sua moglie Lucy, e c’era un orsetto solo, in pericolo in mezzo a un fiume peruviano in piena… C’è ora quell’orsetto cresciuto e l’imminente centesimo compleanno di quella che poi è diventata “zia Lucy”, una mamma adottiva per il piccolo Paddington. L’orsetto, diventato londinese a tutti gli effetti, desidera mostrare all’anziana orsa Londra, la città che lo ha accolto, che lui adora, che il film celebra molto nella visione, una sequenza per tutte quando viene sorvolata di notte in mongolfiera. Così Paddington sceglie un libro pop-up che raffigura dodici luoghi della capitale britannica, quale regalo da spedirle nel lontano Sudamerica. Ma il libro è prezioso, dunque costoso, eppure Paddington non si demoralizza, anzi si dà subito da fare con piccoli lavoretti per raccogliere tutto il denaro necessario. Peccato non sappia che un attore, Phoenix Buchanan (Hugh Grant), un tempo molto famoso, ora imbonitore di fiere e venditore di cibo per cani, è sulle tracce dello stesso libro e non avrà nessuno scrupolo ad usare il proprio trasformismo per rubarlo e far ricadere la colpa sul piccolo Paddington.
Quella di Hugh Grant, per tutto il film, è una presenza esilarante, per la poliedricità con cui si trasforma, interpretando una carrellata di personaggi in costume: uomo con armatura, suora e sacerdote, capotreno, fino al finale in musical, dove in pigiama a strisce e glitter, nella caramellosa prigione di Portobello, mette in scena un pezzo cantato e ballato, che vale il personaggio.
Le soluzioni sceniche non riguardano solo i costumi. L’immagine, dal vero per la più parte, è curata nella costruzione della scenografia, a tratti intervallata da animazione, di una bellezza sofistica, che pienamente ci fa immergere in un’atmosfera reale e da favola al tempo stesso: incantevole l’animazione del libro pop-up, che immagina l’approdo in nave di zia Lucy a Londra, ma anche la sequenza, seppur breve, dell’enorme ingranaggio dell’orologio della facciata della prigione in cui è rinchiuso l’orsetto, un labirinto dentellato di sicuro effetto visivo per il piccolo Paddington in fuga.
Paddington, dopo 70 anni dal suo esordio nella letteratura per bambini (era il 1958 quando Michael Bond pubblicò il primo libro, “L’orso Paddington”, poi seguito negli anni da una ventina d’altri, fino all’ultimo, edito nel gennaio di quest’anno, poco prima della scomparsa del suo creatore, novantunenne), torna sul grande schermo per la seconda volta, la prima era stata nel 2014 con un esito mondiale di oltre 5 milioni di euro al botteghino. Il successo si rintraccia in più d’una motivazione, ma il realismo dell’orsetto e l’incarnazione della purezza e della gratitudine, sono un fattore emozionante, non soltanto per il pubblico dei piccoli. Paddington, per capire, porta la favola nella realtà: delicatissima la scena in cui da una sua lacrima, caduta in una fessura del pavimento malconcio, nasce un onirico bosco incantato in cui immagina di incontrare Lucy.
Paddington è un orsetto in “pelo e ossa”, il che dona al personaggio una forza empatica significativa, come fosse tutto ad un umano e dunque è facile per il pubblico affezionarsi. Ma è importante anche il contributo del reparto animazione. Ecco le parole dell’animatore principale, Liam Russell: “Quando siamo arrivati al punto di animare il volto di Paddington, molte cose sono state prese da Ben Whishaw (la voce originale, ndr) stesso. Ci sono così tante cose che possono essere trasmesse dal viso, ogni espressione può dare un cambiamento allo stato d’animo. Abbiamo usato molto Ben. Serve molto di più della voce per animare il dialogo, ha davvero aiutato a portare Paddington in vita”.
Dalla voce originale a quella italiana, anche in questo secondo film affidata a Francesco Mandelli, che fa un buon lavoro di doppiaggio, trovando un suono che non sia troppo identificabile con la precisa voce dell’attore, ma piuttosto sia il timbro dell’orsetto. Mandelli parla del suo Paddington così: “Io sono cambiato perché da quando ho doppiato Paddington la prima volta sono diventato papà, quindi quando sono tornato a dargli la voce mi sono sentito diverso, perché penso a mia figlia che lo vedrà, e la cosa mi ha fatto molto emozionare. L’umorismo inglese è strano, diverso da quello italiano, ma mi diverte doppiare quelle battute, perché quel tipo di umorismo, di tempi, di cadenza, mi fanno veramente divertire”.
La regia del film è firmata, come per il primo, da Paul King, celebrato molto dalle parole del produttore, David Heyman (produttore di tutti gli otto film di Harry Potter, oltre ad Animali fantastici e dove trovarli): “Paul è caloroso, generoso, divertente e sensibile. Lo si può percepire benissimo nel primo film e anche in questo. Ha una visione davvero unica, un talento eccezionale e straordinario, per questo volevamo che tornasse”. Inoltre, “la grande ispirazione per questo film è stata Mr.Smith va a Washington”, con riferimento al film di Frank Capra e James Stewart su un giovane idealista. Nel cast anche Hugh Bonneville, Brendan Gleeson, Sally Hawkins, Julie Walters. Da segnalare le musiche originali di Dario Marianelli.
Il film esce in sala il 9 novembre, distribuito da Eagle Pictures.
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