Il primo anno del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo

Il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo fa il punto dopo il primo anno di lavoro e annuncia un workshop per il prossimo novembre


VENEZIA – Il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo ha scelto la Mostra di Venezia e in particolare l’Italian Pavilion del Lido per fare il punto sullo stato dell’arte dei lavori in corso. Dopo il primo anno di impegno, questa occasione è necessaria ad: “Illustrare le linee guida a supporto dell’attività del Ministero e della Legge cinema in particolare” ha dichiarato, sin dalle prime parole d’apertura del panel che celebra il primo anno di vita del Consiglio, il DG Cinema del MiBAC, Nicola Borrelli, che ha continuato parlando di “un percorso anche faticoso, per la complessità tecnica e il suo rilevante impatto. Nel corso della stesura dei vari provvedimenti, sono venuti dal Consiglio suggerimenti, tendenze, prima sfuggiti. Nei prossimi mesi saremo in grado di dare un primo giudizio sul funzionamento della Legge Cinema, con un adeguamento degli strumenti d’intervento. Alcuni temi, con il Consiglio, sono divenuti d’attualità: per esempio, il peso delle nuove piattaforme nel sistema-cinema e le conseguenti riflessioni”. 

Un ampio intervento è stato curato dal presidente del Consiglio dell’audiovisivo, Stefano Rulli, che ha percorso i punti affrontati, quelli al vaglio, e le prospettive prossime, di questo lavoro che da un anno lo vede impegnato, insieme ai colleghi membri. Rulli ha descritto questi primi dodici mesi: “un po’ come un film d’avventura: siamo entrati in corsa in una Legge approvata, che però era necessario fosse operativa. Questo ci ha imposto urgenza, ci ha costretti a tempi ridotti, rispetto ad esempio all’applicazione delle norme selettive delle tabelle. Noi stessi volevamo capire l’effetto della Legge Cinema applicata nel primo anno, per dedurne investimenti e conseguenze. Il nostro lavoro è stato di impostazione e spostamenti relativi gli investimenti produttivi, come un paio di milioni di euro traghettati sulla produzione, per permettere partissero alcuni film altrimenti immobili”. Rulli ha poi proseguito affermando che: “Questa Legge è un passo in avanti importante: una prima indicazione era quella di dar prevalenza all’aspetto culturale; il salto che s’è fatto è talmente grande che l’attenzione alla sola parte economica pareva eccessiva, abbiamo così lasciato il 60% a quella e il 40% all’artistico. Ci sembra una buona base per verificare se questi automatismi possono essere un terreno per far partire le produzioni e valorizzarle. Considerate le nuove piattaforme, abbiamo chiesto di prolungare da 3 a 5 anni il tempo di valutazione di un film”.

Nel profilare il lavoro svolto, e quello in corso, Stefano Rulli ha anche posto l’accento su “una cosa che invece non va bene, gli autori. In passato era previsto un premio, rispetto al risultato del film. Con il cambiamento della Legge questo aspetto non ha trovato una risposta e noi lo abbiamo messo in luce, per riempire questo buco. Le zone grigie a cui stiamo cercando di dare risposta sono, per esempio, il rispetto delle figure come quella del produttore indipendente, profilo troppo sfocato. Avere una definizione precisa comporta un dibattito puntuale. Sono tutti nodi che non potevamo affrontare solo in forma tecnica, perché ci sono cambiamenti in atto, per cui abbiamo anche incontrato nel tempo le varie associazioni di settore”.

Moltissime le questioni in gioco, come ha proseguito ad illustrare il presidente, dicendo che “bisognerebbe costruire modelli di formazione all’uso del linguaggio, al pari dell’insegnamento del leggere e dello scrivere. E’ necessaria una riflessione per la costruzione di un progetto formativo nel sistema scolastico, perché il finanziamento abbia un senso. Penso sia importante che il prossimo anno d’attività si concentri su una griglia che permetta la lettura dei nuovi dati a conseguenza dell’applicazione della nuova Legge Cinema, per capire quali sono le aspettative del pubblico, sentendo noi che si tratta del primo punto di dialogo con il mondo dell’audiovisivo”. Concludendo il suo intervento, Rulli ha ribadito come: “Questo incontro è la presentazione di una prima tappa del nostro desiderio di dialogo” che prevede già un imminente appuntamento autunnale, come hanno poi spiegato in maniera più estesa Maja Cappello e Gianni Canova, membri del Consiglio. 

Proprio Gianni Canova, neo rettore dell’Università IULM di Milano, primo docente di cinema a ricevere l’incarico, ha tenuto a precisare che si tratta “di un workshop, di un incontro aperto ad operatori anche internazionali. Aperto a tutti, affinché sia partecipato e non sia un contesto in cui le idee vengono calate dall’alto. Significativo è che si svolga in un luogo dove si fa formazione: dietro tutto questo discorso c’è un grosso problema culturale da affrontare”. Come ha tenuto a ricordare Canova: “l’ISTAT del 27 agosto racconta chiaramente che i giovani vanno al cinema, un dato che dovrebbe spazzare via pregiudizi apocalittici su visioni contrarie. La centralità della sala deve essere non solo nostalgica difesa, ma incanto per le nuove generazioni”. 

E’ stata poi Maja Cappello a entrare pragmaticamente nel cuore della descrizione del workshop, che si terrà a Milano il prossimo 22 novembre, alla IULM appunto. “Entro il 15 ottobre si potrà rispondere ad un questionario, online dal prossimo lunedì, sui nodi essenziali secondo noi necessari a procedere con il lavoro in corso. Abbiamo pensato che un primo punto sia definire il tipo di pubblico, e poi quali potrebbero essere gli strumenti per fidelizzarlo. Ancora, c’è da considerare che ci sono le differenti offerte: il web potrebbe essere un’opportunità, da sfruttare anche per gli operatori tradizionali. Infine il profilo di connessione tra le varie forme di distribuzione: potrebbe essere una possibilità di incontro tra sala e web? Non ultimo lo spettatore: l’idea è anche quella di verificare come la formazione del pubblico giovane contribuisca a formare lo spettatore del futuro”. 

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