Presentato al Festival di Toronto nel 2015, al Sundance lo scorso gennaio e al 66° Festival di Berlino, Il piano di Maggie – A cosa servono gli uomini, arriva nelle sale italiane mercoledì 29, distribuito in 70 copie con Adler Entertainment. Nella divertente e moderna commedia romantica di Rebecca Miller, la figlia del drammaturgo Arthur Miller e autrice di Personal Velocity – Il momento giusto, Greta Gerwig è la protagonista Maggie Hardin, un’allegra e affidabile trentenne newyorkese che di mestiere fa l’insegnante. La vita di Maggie è pianificata, organizzata e calcolata in tutto e per tutto. La ragazza non ha molto successo in amore ma decide comunque che è arrivato il momento di avere un figlio, da sola, o meglio, con il solo aiuto di una vecchia conoscenza del college (Travis Fimmel), attraverso la pratica dell’inseminazione artificiale. Quando conosce John Harding (Ethan Hawke), uno scrittore e antropologo in crisi, di cui si innamora, i piani di Maggie vengono sconvolti.
Ispirato al romanzo di Karen Rinaldi, la mente corre subito a Woody Allen: per l’ambientazione, nella Grande Mela, e per il tipo di commedia, romantica e un po’ nevrotica. “Non si può fare una pellicola che parla di intellettuali a New York e non pensare a lui – ammette la regista Rebecca Miller – Il suo primo film che ho visto quando ero ragazza è stato Io e Annie, mi ci sono immedesimata moltissimo. Lo adoro ancora oggi, sono cresciuta con quel tipo di film. Per me lui è sempre stato una grande fonte di ispirazione”. I temi affrontati sono tanti: inseminazione artificiale, famiglia allargata, triangoli amorosi… “Maggie riesce a essere molto moderna pur essendo una donna modesta con delle caratteristiche un po’ old style – spiega l’interprete Greta Gerwig – Per certi aspetti però, non riesce a inserirsi nella società di oggi, perché è come se venisse da un’altra dimensione temporale. Credo che molti giovani si sentiranno connessi al suo personaggio proprio per questa sua caratteristica”. E ancora: “La cosa che più mi piace di Maggie è il suo impegno nel portare a termine quello che desidera e il fatto di non avere alcun senso di colpa una volta prese le sue decisioni. Come attrice, ho avuto l’impressione di assorbire alcuni aspetti del personaggio, che ora mi porto dentro. Anzi, ne sono convinta: un po’ di Maggie mi è rimasta addosso. Fortunatamente non ho dovuto interpretare un mostro”.
“Se dieci anni fa mi avessero detto che avrei fatto un film mi sarei sorpresa – afferma la 53enne figlia d’arte – Per essere completamente a mio agio sul set, devo sapere di avere ogni cosa sotto controllo, poter scegliere i miei collaboratori, i dettagli della storia e così via. Il cinema hollywoodiano non è un qualcosa che escludo a priori ma credo che in genere, quando la sceneggiatura è già scritta, poi è come se fosse tardi per cambiarla e a me piace metterci mano di continuo. Questo forse è l’ostacolo più grande da superare”.
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