Grande successo di pubblico per l’inizio della 27esima edizione del Parma Film Festival: la rassegna è cominciata con la consegna del Premio Maurizio Schiaretti, grande giornalista e critico cinematografico della Gazzetta di Parma, all’attrice Romana Maggiora Vergano, reduce dal successo del premiatissimo C’è ancora domani di Paola Cortellesi e dell’autobiografico Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, che ha risposto con generosità alle molte domande del pubblico.
“La formazione e la gavetta sui set è stata fondamentale – ha raccontato – e ho avuto la fortuna di incontrare registi diversi con cui poter interpretare ruoli differenti. Spero che questo non finisca mai, perché è una fortuna poter vestire panni di personaggi tanto diversi tra loro senza essere etichettati in una sola personalità, anche se la vita deve venire prima di qualsiasi ruolo, altrimenti non hai più nulla da raccontare”.
Tra i grandi protagonisti delle prime giornate del Parma Film Festival anche Elio Germano ed Andrea Segre, rispettivamente interprete e regista del coraggioso Berlinguer – La grande ambizione, film di apertura dell’edizione 2024 della Festa del Cinema di Roma, che vede per la prima volta sul grande schermo la vita del leader del Partito Comunista Italiano.
“La democrazia deve essere in mano ai cittadini ma parlarne oggi è difficile. Basti pensare a quello che è successo a Bologna, dove persone che non si identificano nella democrazia vengono fatte sfilare”, commenta Germano riferendosi agli scontri di sabato 9 novembre a seguito del corteo di estrema destra nel centro della città. “La risposta – prosegue l’attore – è sempre delle cittadine e dei cittadini che dovrebbero dimostrare che vogliono un mondo diverso. Nel film ci sono tanti snodi, raccontati dal punto di vista di Berlinguer, e abbiamo provato a mostrare le motivazioni dietro le sue scelte, sempre collettive e nate con la profonda convinzione di garantire il bene comune. Mi sono avvicinato a questo personaggio con molta cautela, studiando ed imparando. Abbiamo scavato tanto, senza mai trovare sicurezze rispetto ad un atteggiamento. La mia interpretazione non si è mai concentrata sulla performance attoriale ma sulla messinscena di un pensiero collettivo, oggi smarrito. Il partito ha rappresentato il tentativo di essere democrazia, di ascoltare tutte le differenze facendo mediazione. Se è stato difficile interpretare Berlinguer? La cosa più difficile è interpretare la mia vita, dove nessuno mi scrive le battute e non so mai come va a finire.”
“Nella fase storica che viviamo – aggiunge Segre – c’è qualcuno che pensa che la Costituzione non serva, che vada cambiata, o celebrata in maniera conservatrice ed asettica, mentre c’era una grande parte politica popolare e progressista che voleva che la Costituzione diventasse non solo un principio ma il concreto sviluppo di una società più equa. Ci sembrava sbagliato che questo pezzo di storia italiana non fosse raccontato e ci siamo messi a servizio di questo lavoro di recupero della memoria”.
Ieri sera spazio anche al delicatissimo tema delle condizioni dei detenuti nelle carceri italiane, con la proiezione di Samad di Marco Santarelli, realizzata in collaborazione con Ad Store. Il regista, insieme ad Abdessamad Bannaq e al Garante per i detenuti della Regione Emilia-Romagna Roberto Cavalieri, ha incontrato il pubblico. “C’è un disagio molto forte tra i detenuti – racconta Cavalieri – e se le carceri sono quello che sono è perché il mondo della politica e della nostra democrazia non riesce superare questo impasse. Il colpevole va ancora punito secondo dei modelli arcaici che tuttora vengono ritenuti non efficaci per il detenuto ma molto efficienti per quello che è poi il consenso dell’opinione pubblica, con dei costi pazzeschi per la società”.
Appuntamento domani, martedì 12 novembre, alle 11:30 nell’Aula Ferrari dell’Università degli Studi di Parma, con la prima masterclass di questa edizione del Parma Film Festival, realizzata in collaborazione con la Fondazione Bernardo Bertolucci. Il montatore Roberto Perpignani – vincitore di tre David di Donatello, di un Ciak d’Oro e al fianco di registi come Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio o Wim Wenders – incontrerà pubblico e studenti per svelare segreti del mestiere e condividere aneddoti sulla sua lunga carriera.
Spazio alle proiezioni, invece, dalle 15:30, con le prime due opere (tra le otto finaliste) della prima edizione del Premio Anna Mattioli, che saranno proposte al pubblico del Cinema d’Azeglio: WHAT IF? – Siamo tutti esseri umani di Giorgio Militano (Italia, 2024, 3’), che affronta il tema delle conseguenze della guerra, ed Elvis di Fabrizio Fanelli (Italia, 2023, 13’), con protagonista un ragazzino e la borgata in cui cresce e vive.
E sempre al d’Azeglio, dalle 16:20, si terrà la proiezione di due corti diretti da giovani autori parmigiani. Si comincia con Millimetri di Nicola Tasso (Italia, 2024, 8’), in cui un anziano riflette sulla società in cui vive, dove sembra non esserci più spazio per ciò che viene considerato obsoleto. A seguire Annie Londoderry di Erica Yvonne Terenziani (Italia, 2024, 15’), dedicato alla prima donna ad aver fatto il giro del mondo in bicicletta alla fine dell’800, sfidando pregiudizi e convenzioni. I due registi, presenti in sala, risponderanno a domande e curiosità del pubblico. A seguire, spazio alla performance artistica Sand Framers di Pierluigi Oddi e dell’artista Nadia Pretto (Italia, 2024 30’): attraverso l’arte effimera della sabbia, accompagnata dalle musiche originali dei maggiori cult della storia, si accompagnerà lo spettatore in un viaggio poetico e visivo inaspettato.
Gran finale di giornata alle 21:00 al Cinema Astra con Vittoria (Italia, 2024, 89’), alla presenza dei registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman e del produttore Nanni Moretti. Il film racconta la storia di Jasmine, una madre di famiglia realizzata che apparentemente sembra avere tutto: una relazione solida, tre figli ed un lavoro che ama. Un giorno però un sogno in cui abbraccia una bambina bionda sconosciuta mette in crisi la sua quotidianità, spingendola ad un duro percorso di adozione internazionale che avrà un impatto sulla sua vita, solo apparentemente completa. (gp)
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