Gotico, horror, famigliare. The Nest – Il Nido di Roberto De Feo cucina ‘genere’ e cinema d’autore. Sceglie interni oscuri e claustrofobici: dà allo spazio primaria importanza, con un ritmo cadenzato e uno sguardo geometrico, riferendosi a The Village e The Others. Complice una location non meno protagonista degli interpreti in carne ed ossa, Villa dei Laghi, Torino, possibile grazie alla collaborazione con la Film Commission Piemonte: il film apre con la dedica a Paolo Tenna, membro della medesima, recentemente scomparso.
Il film esce in sala il 15 agosto, data in cui passa anche in selezione al Festival di Locarno, presenza importante per questo film di un allievo di Biennale College: “Partecipare a Locarno è davvero inaspettato: un film italiano di genere, incredibile!” – per Roberto De Feo. “Biennale College è stata un’esperienza pazzesca: ci hanno insegnato a capire il messaggio che in prima persona vuoi comunicare; BC ha un significato per la mia crescita di regista: lì ho capito di dover seguire la mia anima, cioè raccontare questo tipo di storie”.
Storie come quella di The Nest – Il Nido, che il regista, alla sua opera prima, racconta come: “Il sogno di una vita, un privilegio per chi vuol fare ‘genere’. È un film atipico per essere dell’orrore: abbiamo cercato di non concentrarci sulle modalità classiche, cercando un impatto visivo internazionale; non è snobismo verso l’Italia, ma il sogno per un regista è di uscire in sala, e per questo rendere il film il più possibile vicino al pubblico; spero di aver fatto un film godibile, soprattutto dal punto di vista visivo. La location, Villa dei Laghi, sono andato prima a visitarla da solo, ammetto scavalcando il cancello senza permessi…è stata un colpo di fulmine! Non è stato facile averla, per questo ringrazio la Film Commission Piemonte: un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, in cui ogni ambiente sembra osservarti, una cosa veramente magica per il mio film che non è un horror puro e che nel finale sceglie di uscire dal gotico”.
Una scena, quella ultima, che soprattutto riempie il personaggio della madre: “volevo girare un dramma famigliare, più che un horror. Volevo fare un film italiano che, come Split di M. Night Shyamalan, avesse un cambio di ‘genere’ sul finale: volevo essere il primo nel cinema italiano a fare questa cosa. Il finale non voleva far paura, ma lanciare un messaggio sulle paure del mondo di oggi, sui divieti, sui limiti, e volevo il film fosse metafora di questo”, ha detto De Feo.
Un film che si distingue, nel panorama della più ricorrente commedia, che attinge spesso alle solite facce, e che qui osa con una selezione di volti a più riprese definiti “internazionali”: The Nest inteso come nido è una metafora, è una casa castello in cui vige un microcosmo inquietante, gestito da una madre patologicamente protettiva, che racconta al figlio preadolescente e paralitico che oltre il confine della tenuta esiste solo un mondo malato, mondo di umani che anche all’interno della casa stessa subisce una selezione fisica, nel nome della depurazione. La mamma è Francesca Cavallin: “una madre dolorosa e militaresca, che proteggere il figlio in una sorta di Truman Show. Il regalo che mi ha fatto Roberto è stato quello di mandarmi una playlist musicale che corrispondeva ad ogni snodo del personaggio, e mi ha chiesto di fare lo stesso e portare tutta questa musica sul set. I registi non sono soliti fare percorsi affidati a qualcosa che non sia la parola, dunque lo ringrazio molto. C’è stata una chiarezza straordinaria, una precisione assoluta nel suo lavoro. Sono poi dovuta andare a sfruculiare lati torbidi della maternità: è difficile lasciar andare la tua creatura, è qualcosa di ancestrale. È raro riuscire ad incontrare un personaggio del genere nel cinema italiano di oggi”.
Una madre è tale grazie ad un figlio, qui il giovanissimo Justin Alexander Korovkin, ragazzino dal volto diafano e dallo sguardo umido e trasparente, sullo schermo perfettamente centrato nell’inquietante ruolo che interpreta con convincente naturalezza. Un’altra “piccola” attrice nel film, colei che funge da traghettatrice dall’interno all’esterno, colei che rivela al bambino che esiste un mondo oltre il nido, è Ginevra Francesconi, incarnazione della speranza del racconto. “Con Francesca Cavallin c’è stata un po’ di tensione, perché dolcissima come persona, ma considerato il ruolo pensavo che fuori dalle scene fosse meglio stare a distanza, cosa che lei stessa ha chiesto per non influenzare il film. Maurizio Lombardi, anche, mi aveva dato una strana impressione, ma poi s’è creato un bel rapporto, utile per il set”; quest’ultimo è stato per la ragazzina compagno di una scena chiave, quella dell’elettroshock, lui nel ruolo classico dello scienziato pazzo, il vero depositario dell’inquietudine. “Film come questi sono un invito a nozze, in Italia non succede”, dice l’attore. “Mi sono subito fidato di De Feo, aveva le idee molto chiare: quando ho capito come girava, a quadri, ho cercato di non muovermi, di asciugare, lasciandomi tentare dal divertimento recitativo della ‘licenza d’uccidere’”.
Un film appunto inusuale per il cinema italiano recente, nonostante “il genere” faccia fortemente parte della Storia della nostra Settima Arte, e reso possibile da Colorado Film e Vision Distribution. “The Nest nasce circa 5 anni fa: Colorado aveva iniziato a riflettere sul fare qualcosa di differente dalla commedia, nostro cavallo di battaglia. Con De Feo, e anche con Donato Carrisi, abbiamo fatto questo passo: ci siamo messi lì a cercare l’interlocutore per debuttare, ed è stato lunghissimo; riconosciamo al caso Carrisi – La ragazza nella nebbia, che ci è esploso in mano, l’essere stato il nostro viatico… Vision Distribution accanto è stata la chiave di volta”, dice il produttore Alessandro Usai, a cui s’accompagna Massimiliano Orfei, distributore: “Questa è la prima collaborazione con Colorado Film. Per noi è fondamentale coltivare e proporre tutti i generi, non necessariamente basandoci solo su ciò che sappiamo ‘funzionare’. Appena letto il progetto abbia colto un talento: daremo al film tutte le opportunità distributive che merita, intanto esce in più di 200 copie sul territorio nazionale, ma il nostro obiettivo è riuscire a conquistare i mercati internazionali, e abbiamo segnali a favore…”, tra cui, oltre a Locarno, anche un’altra partecipazione ad una prestigiosa rassegna internazionale, di cui ancora non è stato possibile preannunciare nulla.
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