VENEZIA – “L’America ha sempre voluto salvare il mondo, ma chi salverà il mondo dall’America?”. Intorno a questo slogan Lorenzo Berghella, nato a Pescara 23 anni fa, ha costruito la città immaginaria di Bangland, che è al centro del suo film d’animazione omonimo selezionato dalle Giornate degli Autori tra i progetti speciali. È un’opera insolita e politicamente scorretta quella di Berghella, che immagina un’America distopica sulla cui bandiera, con le strisce, c’è la Stella di David e il cui presidente Steven Spielberg – “che unisce le caratteristiche peggiori di alcuni presidenti Usa”, dice il regista – ha dichiarato guerra allo stato africano del Mahaba e innescato una propaganda del terrore che individua in chiunque non sia bianco un potenziale terrorista.
In un folle mix “tra satira, dramma, azione, noir e commedia che ha tratto grande ispirazione soprattutto da Natural Born Killers di Oliver Stone”, il giovane regista mette in campo le storie intrecciate di un telepredicatore, di un autore televisivo, di uno strozzino e di una famiglia disfunzionale, cita tanto cinema (uno dei protagonisti ha il volto di Bill Murray), grande musica (da Sympathy for the Devil a House of the Rising Sun) e chiama in causa molti lati oscuri della forza americana, accennando alle armi di distruzione di massa, alla guerra dichiarata per i diamanti, al trauma delle Torri Gemelle, alla chiusura delle frontiere e alla creazione di misure di sicurezza speciali in seguito a eventi terroristici.
“Ho ideato tutto ciò per reazione a ciò che vedevo nei tg e leggevo sui giornali, per me è stato come un meccanismo di difesa, uno sfogo – ha spiegato Berghella – Sono partito dai toni della commedia, ma poi gli eventi hanno preso il sopravvento e ho lavorato sulla guerra filtrata dall’umorismo nero”. Il regista ha realizzato da solo tutta la parte visiva del film, per poi avere il sostegno dei produttori Alessandro e Cristiano Di Felice e di Gianluca Arcopinto, che hanno assicurato la parte audio, ovvero il restante 50% del film. “Ho ambientato tutto in America perché sono imbevuto di quell’immaginario e perché tutto ciò che succede lì si riversa su di noi e su tutti i paesi occidentali – ha continuato il regista – Ho usato Spielberg come simbolo della cultura di massa che mette la forma prima della sostanza, e come volto rassicurante che nasconde un lato oscuro”. Bangland sarà distribuito da Pablo.
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