Il grande silenzio


Il grande SilenzioEsce il 31 marzo nelle sale con la richiesta di un centinaio di copie distribuite da Giovanni Tamberi per Metacinema Il grande silenzio di Philip Groning. Dopo il grandissimo successo ottenuto in Germania, dove a Natale ha superato come media schermo Harry Potter restando al primo posto per tre settimane e ottenendo 160mila ingressi, si potrà vedere anche sugli schermi italiani il viaggio che conduce lo spettatore per 160 minuti, senza dialoghi, interviste o commenti, tra i monaci certosini di Chartreuse sulle Alpi francesi nei pressi di Grenoble. La pellicola, premiata al Sundance Film Festival e accolta con successo alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, ha già incassato un milione centomila euro, è ancora distribuita in 25 città tedesche ed è costata 750mila euro, perché, ha spiegato il regista, è stata particolarmente dispendiosa la tecnologia utilizzata: “ho affittato la macchina da presa numero 9 della Sony in alta definizione e ho fatto poi il trasferimento in 35 mm”.
Il regista, dopo 19 anni dal suo primo incontro con l’attuale Priore Generale dell’ordine monacale, ha filmato la vita dei monaci certosini per sei mesi, raccogliendo 120 ore di girato ovvero una cassetta al giorno della durata di 49 minuti. Anche lui trascorreva il proprio tempo seguendo le abitudini dei monaci: viveva in una cella, dormiva su un giaciglio di paglia, partecipava alle preghiere notturne, con un ritmo del tempo non disturbato da alcun rumore e arricchito solo di qualche didascalia.
Il grande silenzio“Siamo abituati a vedere film che parlano di spiritualità orientale – ha osservato il regista -. Ma è assurdo cercare di soddisfare il bisogno di verità attraverso una cultura distante dalla nostra. La verità deve essere invece trovata nell’ambito della cultura nella quale si è cresciuti. Ho vissuto con un gruppo di persone che non avevano nessuna paura, neanche della morte: i monaci sono liberi, convinti che tutto ciò che accade è per il bene dell’umanità. Dopo questa esperienza sono convinto che non esista una vita fallita: la sensazione di tranquillità che ora porto con me è la stessa che spero accompagnerà ogni spettatore, persino un agnostico, dopo aver visto quest’opera. Si percepisce quel qualcosa che va al di là di ciò che vediamo, la bellezza e l’armonia del mondo non possono essere spiegate utilizzando il termine ‘caso’. Non sono un cattolico praticante, pur essendo cresciuto negli anni ’60 con una forte educazione religiosa, basata sul concetto di peccato e senso di colpa. Nel monastero invece, queste idee erano superate: quello che sovrasta ogni cosa è il senso di grazia e serenità che rendeva l’atmosfera luminosa. Mi ha colpito anche la loro concezione del lavoro: non stanno mai fermi, ma lavorano per il necessario non per il superfluo come avviene nella civiltà occidentale. Non buttano nulla, nemmeno un lembo di stoffa o un bottone che viene poi riutilizzato. Sono molto atletici e per loro tagliare la legna non è un lavoro, ma un esercizio fisico”.
In contemporanea con l’Italia, il film uscirà in altri paesi. E’ stato venduto a varie televisioni europee a condizione che nessuno spot ne interrompa la programmazione. Il distributore italiano è ora in trattative per la vendita alla Rai.
Inevitabile il commento di Saverio Costanzo, che sta in questi giorni ultimando i provini del suo prossimo film, Il gesuita perfetto, e che dopo aver visto l’pera di Groning, ha commentato: “E’ un autentico capolavoro, entrambi parliamo del silenzio, ma il fine che ha il silenzio all’ interno della mia storia è molto diverso”.

30 Marzo 2006

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