Al convegno “Quale futuro per Cinecittà-Luce” promosso a Roma dal Partito della rifondazione comunista, dopo i tanti interventi, alla fine emerge come il futuro di questa società sia collegato a una progettualità che veda il cinema come un ‘asset’ industriale e un patrimonio del Paese sul quale investire risorse. Ed emerge il grido d’allarme delle rappresentanze sindacali di base sul futuro invece di Cinecittà Studios. Per queste il piano di rilancio che prevede alcune costruzioni nell’area non fa i conti con la scarsa competitività e la poca presenza di produzioni estere, mentre elevata, 47,8 anni, è l’età media dei lavoratori di Cinecittà Studios.
Ma il convegno vede anche lo stop all’ipotesi di dare vita al Centro nazionale per il cinema, ancora una volta sostenuta da Stefania Brai responsabile Cultura del Prc. Matteo Orfini (PD), e con lui Giulia Rodano (IDV), punta al rafforzamento del MiBAC, utilizzando gli strumenti esistenti come Cinecittà Luce, che è un pezzo della governance, ridefinendone la mission, e coordinando la politica industriale per il cinema con altri ministeri come quello dello Sviluppo economico.
E a margine sempre Orfini affonda il Festival del film di Roma: non ha senso e drena risorse, e l’unica alternativa è la sua trasformazione in Festa del cinema indipendente europeo. Di segno opposto l’opinione di Sandro Medici, presidente del X Municipio, che vorrebbe che Cinecittà ospitasse almeno una parte del Festival di Roma e nel contempo critica le politiche dei vertici di Cinecittà Studios, aggiungendo che “neanche Veltroni sindaco ha puntato sul valore di Cinecittà”.
Il convegno si è aperto con l’introduzione di Stefania Brai (responsabile Cultura del Prc) che ha toccato diversi punti: le nomine della nuova società avvenute senza consultare le categorie professionali del cinema; la trasformazione della società a capitale interamente pubblico in una ‘srl’ con le missioni ridotte; una riforma del settore, che nasca da un tavolo di lavoro tra le forze politiche e culturali sociali e che includa la creazione del Centro nazionale per il cinema; stop al piano di rilancio di Cinecittà Studios che prevede la cementificazione e sì a un grande progetto sul cinema pubblico.
Tocca invece al presidente Roberto Cicutto raccogliere la sfida e spiegare le linee guida della futura società di cui sarà l’AD. Innanzitutto ricordando come l’Archivio LUCE sia oggi valorizzato al meglio grazie all’accordo con Telecom Italia che garantirà, in cambio della programmazione su CuboVision del prodotto di Cinecittà Luce, 3 milioni di euro investiti nella conservazione e digitalizzazione dell’Archivio. E Cicutto chiarisce di aver accettato l’incarico di futuro AD con precise garanzie: promozione all’estero; presenza dei produttori – cioè il presidente dell’Anica Riccardo Tozzi – nel CdA; Luciano Sovena impegnato nel prodotto cinematografico; ruolo di agenzia di servizio per la DG Cinema e per i produttori indipendenti; controllo dello Stato sull’utilizzo dei terreni dati in affitto a Cinecittà Sudios. E qui l’attuale presidente è d’accordo sul progetto che prevede teatro di posa, albergo e uffici di produzione a condizione che vengano valorizzate le capacità industriali degli Studios e venga messa in sicurezza l’area.
Luciano Sovena, AD uscente, ritiene invece che la mission di Cinecittà Luce sia stata penalizzata con le ultime decisioni del ministro Galan: in particolare la distribuzione solo di opere prime e seconde che hanno il fondo di garanzia e la produzione di documentari che utilizzano per lo più materiali dell’Archivio Luce.
Per i sindacalisti Fabio Benigni (Uilcom) e Silvano Conti (Slc-Cgil) la nuova Cinecittà Luce deve mantenere tutto il suo patrimonio all’interno del perimetro tracciato, di qui l’urgenza di un decreto che conferisca al nuovo soggetto proprietà, archivio, servizi, etc. Con la speranza che la presenza di Anica nel CdA segnali l’equilibrio raggiunto tra pubblico e privato.
Tra gli interventi anche quelli di Laura Delli Colli (Sngci), Roberto Perpignani (Fidac) Paolo Protti (Agis), Giuliana Gamba (Anac), Stefano Pierpaoli (Indicinema), Giovanni Arnone (ex amministratore unico di Cinecittà) e in chiusura Paolo Ferrero, segretario nazionale Prc.
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