IL FILM


C’è il pedofilo dolce, quello che si innamora dei bambini di un amore che non gli impedisce di violentarli. Ci sono le mamme e i papà che non si accorgono di nulla e quelli che vendono i figli ogni pomeriggio a uomini che gestiscono bordelli per pedofili e traffici di videocassette pornografiche. Ci sono persone di potere che intascano soldi e girano la testa dall’altra parte e fingono di non sapere che c’è qualcuno che paga ottanta milioni per vedere un bambino morire in un video, ucciso dalle voglie di un adulto.
C’è tutto questo in Territori d’ombra, scritto tre anni e mezzo fa da Veronica Salvi e Paolo Modugno, che di questo film sono anche, rispettivamente, produttrice e regista. Il soggetto è nato sull’onda dell’emozione dei fatti di Bruxelles, quando il mondo scoprì come Marc Dutroux aveva seviziato, stuprato e ucciso diverse bambine.
Quando hanno iniziato a scrivere, gli autori non sapevano in che cosa si stavano infilando. “Abbiamo cominciato a studiare – racconta Paolo Modugno – Abbiamo chiesto l’aiuto della Criminalpol, del nucleo di polizia telematica, delle associazioni che combattono la pedofilia. Abbiamo incontrato i genitori di bambini violentati, abbiamo visto poliziotti che scovavano su Internet foto agghiaccianti, abbiamo parlato con investigatori che ci spiegavano che nel mondo esiste gente che sta dietro una telecamera, mentre qualcuno ammazza e stupra un bimbo”.
Non c’è stato bisogno di inventare nulla per dare peso al film, ogni storia che si intreccia sullo schermo è ispirata a fatti realmente accaduti. E gli esperti confermano: psichiatri, assistenti sociali, poliziotti sostengono che ogni singola scena e ciascun personaggio rispecchiano fedelmente la realtà.

Il film che non risparmia niente allo spettatore e che per questo, forse, ha impiegato tanto ad arrivare sullo schermo. Dopo molti rifiuti da parte dei produttori, Veronica Salvi ha deciso di finanziare tutto da sola, con il sostegno del Fondo per lo Spettacolo.
Anche trovare gli attori non è stato facile. La lista dei nomi che non hanno voluto legare la loro faccia a quella di un pedofilo è lunga. “Anche io all’inizio ho rifiutato – ha detto Pino Quartullo, che in realtà ha la parte di un buono, vittima egli stesso di padre stupratore – Poi ho visto quanti avevano detto di no e mi sono sentito un vigliacco. Questo è film da guerriglieri, per chi crede che il cinema serva ancora a raccontare cose che non vogliamo sentire”.
Il ruolo più cattivo, forse, è quello di Leo Gullotta, un padre che mangia grazie al figlio che butta nel letto dei pedofili. “Ci sono film che vanno fatti per dovere sociale, senza chiedersi chi li produrrà o chi ci lavorerà – ha detto – Territori d’ombra è uno di questi. E se ci sono state tante difficoltà per girarlo è perché in Italia ci sono poteri politici e religiosi che non vogliono che se ne parli”.
Il film è costato poco meno di tre miliardi, è stato girato in Carnia per sei settimane e alla fine ha trovato in Beppe Attene una persona disponibile a distribuirlo. Magari anche nelle scuole, forte del fatto che il film esce senza divieti per i minori.

autore
06 Marzo 2001

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