Il Fiamma torna ad accendersi, da dicembre 2023. La Cineteca Nazionale ha acquisito, infatti, la storica sala di Via Bissolati a Roma che riaprirà per proiettare i grandi classici restaurati, i film del patrimonio e le opere prime, oltre a ospitare lezioni, eventi, momenti di studio. La presidente del Centro Sperimentale Marta Donzelli ha accompagnato il ministro Dario Franceschini a visitare gli spazi, in parte già ristrutturati: nasceranno due sale super moderne, un’aula studio, una spaziosa caffetteria nella ex galleria da cui sarà possibile anche seguire le proiezioni in corso. A rendere possibile l’impresa i fondi del PNRR: 3 milioni 170mila euro per l’acquisto delle mura e un budget complessivo di 6 milioni e mezzo per la ristrutturazione.
“Un posto dove valorizzare e diffondere la cultura cinematografica, un luogo dove lavorare a formare o riformare lo spettatore”, ha spiegato Marta Donzelli.
Il Fiamma, a due passi da Via Veneto, ha un passato glorioso. Qui nel 1960 si proiettò La dolce vita di Fellini, qui debuttò 8 1/2 ed ebbero luogo anteprime internazionali di titoli cult come Colazione da Tiffany e Gandhi, mentre Antonioni lo scelse come set per La signora senza camelie.
“Le nostre due anime, quella della Scuola nazionale di cinema e quella della Cineteca nazionale – ha proseguito Donzelli – potranno dialogare in questa sede: faremo rassegne, film restaurati e daremo anche spazio a una programmazione di giovani autori che faticano a farsi conoscere. E poi si potrà venire, senza acquistare un biglietto, nella caffetteria e nell’aula studio, uno spazio aperto che darà la possibilità di consultare la nostra immensa biblioteca di cinema”.
Forte il sostegno di Franceschini. “Il rinnovamento delle sale – spiega il ministro – e le misure di sostegno indiretto come le cosiddette finestre, lo spazio tra sala e streaming, di cui si discuterà anche oggi pomeriggio in Senato con alcune mozioni nel tentativo di trovare un non facile equilibrio tra interessi diversi, devono risollevare l’esercizio dalla crisi. La scelta del CSC è bellissima – ha proseguito – i cinema sono luoghi di aggregazione sociale oltre che culturale ed è paradossale che in un momento di grande rinascita del cinema italiano e grande fermento, proprio le sale siano in crisi. Le cose sono cambiate: non bisogna più distinguere tra grande e piccolo schermo, perché ce ne sono di grandissimi anche nelle nostre case, ma tra esperienza solitaria e collettiva e su questo bisogna lavorare, non possiamo rassegnarci al declino delle sale che sono un punto di riferimento importante, tengono vivi i quartieri, le città, i paesi. Bisogna che il pubblico continui a sostenerle, ma per questo l’innovazione è decisiva”.
Donzelli sottolinea l’impegno a realizzare un luogo di alta qualità: “Vogliamo offrire al pubblico un’esperienza eccellente per la fruizione, con una sala comoda e una programmazione unica: non c’è una sala a Roma che proietti in 35 mm e in 70 mm. Avremo attenzione all’Italia ma anche uno sguardo aperto alle cinematografie di tutto il mondo”.
E sulla possibilità di reggere la sfida con la crisi: “Siamo una fondazione e abbiamo una missione istituzionale, quindi non ci diamo l’obiettivo di lavorare sul cinema commerciale, anche se i nostri spettatori pagheranno il biglietto. La nostra missione è diffondere la cultura cinematografica. E credo che avremo delle belle sorprese: molte esperienze in Italia dimostrano che la risposta del pubblico c’è ed è positiva, tra queste anche la nostra rassegna ‘XX secolo’ al Quattro Fontane di Roma, dove il riscontro del pubblico è stato eccellente”.
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