Piccolo ma ben fatto Il codice del babbuino, crime-thriller ambientato nell’hinterland romano, ricco di tensione, diretto da Davide Alfonsi e Denis Malagnino (che interpreta anche uno dei ruoli principali), in arrivo il 17 maggio con Distribuzione Indipendente.
Nelle vicinanze di un campo rom viene rinvenuto il corpo di una donna, vittima di uno stupro. Il compagno della ragazza, Tiberio, si mette subito alla ricerca dei responsabili, convinto a vendicare personalmente la sua donna. Accanto a lui l’amico Denis, padre di famiglia senza lavoro che, per la disperazione, ha deciso quella notte stessa di iniziare a spacciare droga. Denis tenta in tutti i modi di far desistere dai progetti di vendetta il giovane e impulsivo Tiberio, ma la situazione si complica terribilmente quando entra in scena il Tibetano, sornione e beffardo boss di quartiere con il quale Denis è pesantemente indebitato.
Ispirato a un fatto di cronaca nera accaduto a Guidonia qualche anno fa, il film dei due registi (colonne storiche del collettivo Amanda Flor noto per La rieducazione e Ad ogni costo), il film mescola western metropolitano, noir e tragedia greca. I campi rom sono come accampamenti indiani, le sale da gioco diventano saloon, ogni azione importante e drammatica è risolta fuori campo e, sfruttando al meglio i pochi mezzi a disposizione, la pellicola è girata quasi interamente all’interno di una macchina, con dialoghi serrati e piani ravvicinatissimi, e quasi interamente in notturna: dal tramonto all’alba tra due periferie, quella romana e quella dell’anima nera dei protagonisti. nuovo progetto di Alfonsi e Malagnino è una sorta di western ambientato nell’hinterland romano, con i campi rom al posto degli accampamenti indiani, le sale slot in luogo dei saloon e le guglie della Monument Valley sotterrate dai tetri casermoni della Via Tiburtina, immersi nel buio della notte. E proprio la notte farà da testimone a quest’opera cruda e palpabile, che si gioca tutta dal tramonto all’alba a cavallo tra due periferie, quella romana e quella dell’anima.
“La povertà di mezzi – dice Alfonsi – diventa un arricchimento e le soluzioni necessarie diventano anche cifra stilistica, come l’uso del fuori campo. Il tutto al servizio della storia che volevamo raccontare, una storia di vendetta ancora molto attuale, se pensiamo ad esempio ai fatti di Macerata. Dopotutto anche Cani arrabbiati di Mario Bava è girato quasi interamente all’interno di un’automobile ed è sicuramente un grande film. E’ una variazione del genere ‘Rape & Revenge’, lo sceriffo non c’è – o è stravaccato e ubriaco – e dunque l’esercizio della giustizia diventa privato e irrazionale, impulsivo, lasciato alle mani dei protagonisti che sono cowboy scheggiati, sopraffatti dalla durezza del vivere, che non montano cavalli ma percorrono pericolosi sentieri indiani a bordo di una vecchia Citroen, con la spia sempre in rosso”.
Interviene in conferenza anche il montatore Marco Pocetta specificando che “sono state sfruttate al meglio tutte le risorse. Le luci sono solo quelle offerte gentilmente dal Comune, e i piani ravvicinati sono il frutto di un’esigenza legata all’audio. Alcune cose sono state naturalmente tagliate, ma il lavoro è stato soprattutto favorire gli attori/non attori e intervallare, magari con degli sbalzi uditivi, questo ritmo lento e sincopato dell’automobile in continuo movimento”.
Infine uno dei protagonisti, Tiberio Suma: “nella vita faccio l’infermiere in sala operatoria, il cinema è il mio luogo sicuro, avevo fatto solo pochissimo teatro ma essere in un film è realizzare un sogno. Il personaggio mi appartiene molto, ho immaginato me in quella situazione e cosa avrei fatto se avessero fatto del male alla mia fidanzata. L’unica cosa che non mi appartiene è il pregiudizio razziale, per il resto mi sono completamente rispecchiato”. Il film è prodotto dall’associazione Donkey’s Movies.
A questo link il catalogo di Distribuzione Indipendente, presentato prima delle proiezione per la stampa del film.
Trailer:
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