Una diminuzione nell’anno appena terminato del 7,9% delle presenze e del 10% degli incassi rispetto al 2010, e una flessione maggiore nel periodo natalizio con un -14,2% delle presenze e un -14,7% degli incassi. Dati non positivi ma i presidenti di ANEC, Lionello Cerri, di ANICA, Riccardo Tozzi, di ANEM, Carlo Bernaschi, e di CINETEL, Richard Borg, sembrano comunque ottimisti per il futuro nel tradizionale incontro di inizio anno con la stampa.
Innanzitutto perché si tratta di una contrazione inferiore rispetto a quelle registrate in altri settori economici del Paese. Poi perché il prodotto italiano, comprese le coproduzioni, va molto bene con quasi il 37,5 di presenze e il 35,5% degli incassi (rispettivamente +5,6% e +6,3% rispetto al 2010), con ben 9 titoli tra i primi 20.
Nell’ordine per presenze: 1° Che bella giornata, 3° Immaturi, 4° Qualunquemente, 9° Femmine contro maschi, 11° I soliti idioti, 13° La peggior settimana della mia vita, 17° Vacanze di Natale a Cortina, 19° Nessuno mi può giudicare e 20° La banda dei Babbi Natale. Leonardo Pieraccioni è al 23° posto.
Al di là della crisi dei consumi, la diminuzione generale di presenze e incassi è anche spiegata con l’assenza di blockbuster del calibro di Avatar e dal calo del cinema americano, -10% di presenze e -11,7% di incassi. In cima alla top 20 delle distribuzioni troviamo Medusa, a seguire Warner Bros, Universal e 01 che insieme hanno il 67,6% della quota di mercato.
Tozzi giudica straordinaria la performance italiana (22 titoli sopra i 3 milioni di incasso), impensabile fino a qualche anno fa, ma rileva che tra i primi 15 film italiani in classifica solo due sono film d’autore, quelli di Sorrentino e Moretti, e tutti gli altri sono commedie, un genere che fin dagli anni ’50 è l’asse portante del nostro cinema, ma che non può essere l’unico. A influire sono i complessi multischermo, che attirano un pubblico più sensibile ai blockbuster che al cinema di qualità o d’autore. Occorre allora rinnovare il parco sale dei centri urbani. Un altro elemento negativo è l’eccessiva concentrazione delle uscite di film italiani da ottobre a marzo, mentre da aprile a settembre la quota nazionale si abbatte vertiginosamente. Un elemento che va dunque corretto, anche perché le pellicole nazionali si cannibalizzano l’un l’altra.
Va meno bene per il nostro cinema se guardiamo al solo periodo natalizio, nonostante nella top 20 vi siano 5 titoli nazionali. La quota italiana di mercato 2011 è pari al 33,9% di presenze e al 32,7% di incassi, ma con 2 titoli in meno rispetto al 2010 e con un consistente calo del 25% delle presenze e del 23,3% degli incassi. Ed è forse a causa di queste ultime cifre che la performance del nostro cinema manca di poco il sorpasso dei cugini francesi – la cui quota nazionale di mercato è del 41% ricorda Tozzi – ma supera di gran lunga quel 10% di Germania, Inghilterra e Spagna.
Alcune spiegazioni possibili: il calendario natalizio non ha aiutato perché i giorni festivi sono coincisi con i fine settimana; la crisi di alcuni filoni di film italiani e stranieri.
Bernaschi è tuttavia in parte soddisfatto sia perché il 54% dei biglietti nel 2011 è stato staccato nei multiplex, sia per la diminuzione del prezzo medio del biglietto che passa dai 6,68 euro del 2010 ai 6,53 euro del 2011.
Ma come tornare ai 120 milioni staccati nel 2010 sapendo, come ricorda Borg, che ogni italiano va al cinema solo 1,4 volte all’anno, a differenza delle 3 del cittadino francese? Valorizzando e migliorando le sale esistenti grazie a nuove risorse (una lotteria del cinema è la proposta di Cerri); creandone di nuove nei centri urbani grazie a una normativa agile, suggerisce Tozzi; fidelizzando il pubblico giovane e recuperando quello meno giovane con una grande iniziativa promozionale, si parla di una Festa; impegnandosi infine contro la pirateria on line al di là di posizioni demagogiche sulla libertà della rete.
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