Nessuna smentita, anzi conferme dagli interessati Pier Luigi Celli, ex direttore generale della Rai durante il governo dell’Ulivo, e Piera Detassis, direttrice del mensile di cinema Ciak, sulla loro candidatura alla guida della Mostra di Venezia avanzata dal neopresidente della Biennale Franco Bernabè, in attesa che s’insedi il nuovo Cda dell’ente.
Si prospetta dunque un tandem al Lido: Celli, con compiti di gestione, nel ruolo di direttore generale della Mostra, carica appositamente creata, a cui si affiancherebbe Detassis con le sue competenze.
Interpellato da “la Repubblica” Celli dichiara: “Non partecipo alla chiacchera e al cicaleccio, tanto meno a quello preventivo. Se il Consiglio d’amministrazione della Biennale formalizzerà la proposta, vedremo”. Quanto alle sue competenze cinematografiche, si limita a dire “Io mi sento solo un manager: scrivo libri, articoli, partecipo a dibattiti. Non sono solo un tecnico. E vado spesso al cinema con mia moglie e mia figlia”.
Detassis conferma, sulle pagine del “Corriere della Sera”, di aver ricevuto l’offerta tre settimane fa della direzione della Mostra da Bernabè, “una persona che stimo e considero corretta e coraggiosa”, ma di aver risposto con “un cogitato rifiuto che mi è costato moltissimo, una valanga di ripensamenti e molto del mio orgoglio personale. Avrei troppo patito a lasciare la direzione di “Ciak” e la collaborazione di critico su “Panorama”. Quanto invece al ruolo di assistente di Celli, la Detassis afferma “di non essere stata contattata per questa figura che istituzionalmente non esiste e corrisponderebbe a un direttore tecnico”. Infine nell’intervista al quotidiano milanese sottolinea come l’edizione 2002 della Mostra sia in ritardo e “se posso dire, avrei insistito con Bernabè per far concludere il mandato ad Alberto Barbera”.
Per il momento si contano reazioni critiche, come già è accaduto con la candidatura, poi tramontata, di Marina Cicogna. Il sottosegretario per i Beni e le attività culturali Vittorio Sgarbi su la Repubblica” e “l’Unità” polemizza: “Quella di Celli è una candidatura. Lo ammiro e sarebbe augurabile che lavorasse per la Biennale, potrebbe fare il segretario generale, non so se per il cinema sia la persona più adatta. Tuttavia è inaudito che dopo le polemiche su di me si dicano i nomi prima che ci sia il Consiglio d’amministrazione della Biennale”. E ancora Sgarbi “L’identikit del direttore della Mostra non coincide con quello di Celli, che tra l’altro fa dichiaratamente parte dell’Ulivo e non capisce di cinema. ma se il direttore deve essere dell’Ulivo, allora non è meglio nominare Muller, Della Casa o Ghezzi? Gente che capisce di cinema”.
Per Ugo Gregoretti, presidente dell’Anac, si profila un Alberoni bis: “Quella di Celli è la nomina di una persona che sicuramente ha una grossa esperienza d’imprenditore pubblico, ma che mi pare s’intenda di cinema per il fatto che va a vedere i film con moglie e i figli, cosa che rende possibili aspiranti al posto di direttore della Mostra alcuni milioni di italiani… Se la scelta verrà confermata, prenderemo posizione in modo aperto e duro”.
Il regista Carlo Lizzani è perplesso: “Celli? Che tipo di rapporti ha con questo mondo complicato dove le conoscenze personali e l’autorevolezza sono quasi tutto?… Se non avevano in tasca un nome giusto da proporre perché non tenere Alberto Barbera?”.
Per Citto Maselli presidente degli autori europei, su “la Repubblica”, si tratta di “Nomine da basso impero. Celli ha gestito la Rai in modo completamente aziendalistico e se applicasse quel tipo di logica a un organismo culturale come la Biennale, saremmo nei guai seri”. Quanto alla Detassis, Maselli afferma che “è una giornalista sagace ma completeremmo il monopolio di Berlusconi, oltre che sulla tv, anche sulla Biennale”.
Ironico il commento di Piero Chiambretti: “Celli, essendo un uomo d’acciaio, privilegerà sicuramente i film d’azione con i marines”.
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