Il tradizionale incontro di bilancio del festival di Venezia organizzato dal Sindacato critici cinematografici (Sncci) si è tenuto giovedì 19 alla libreria “Il Leuto” di Roma coordinato dal presidente del sindacato Bruno Torri, con interventi dei critici Andrea Martini, delegato alla Settimana della critica, Cristiana Paternò, Alberto Crespi, tra i selezionatori della Mostra, Angelo Guglielmi (presidente dell’Istituto Luce) e del direttore della mostra, Alberto Barbera.
Si è cercato anche in questa sede di sciogliere il mistero chiave del festival: perché due concorsi principali? Come le divergenze parallele anche questi hanno una logica tipicamente italiana. Barbera, in un’edizione che ha potuto contare su ben 60.000 presenze, con un’idea chiara di festival come vetrina dei film, ha fatto un bilancio positivo di questa originale idea che ha spiazzato un po’ la stampa: i giornali, ha detto, in genere avari di spazi dedicati alla critica, sono stati costretti in questo modo a dedicarne un po’ di più anche a film di cui altrimenti non si sarebbe parlato. Inoltre, creare la sezione “Cinema del presente” ha avuto anche l’effetto di smorzare la discriminazione tra i film in concorso e le altre sezioni viste come “ghetti”.
E’ un fatto che a Venezia proprio nelle sezioni parallele si devono andare a cercare i film “imperdibili”, nei Nuovi Territori o nella Settimana della critica, ricordava Cristiana Paternò che metteva anche in evidenza come quest’anno la Mostra sia stata caratterizzata dalla politica. Un film come Tornando a casa di Vincenzo Marra (leggi la nostra intervista), vincitore di cinque premi, è stato infatti presentato dalla Settimana della critica. Ma lo dimostrano anche film come il Pasolini di Laura Betti (al Nuovo Sacher dal 5 ottobre), le bellissime retrospettive dedicate a Guy Debord e Andrzej Munk, gli eventi (da ripetere, chiedeva Alberto Crespi), come la lettura di un capitolo di Big Jane, il romanzo Michael Cimino, da parte dei due giovani attori di Bully.
Si è tornato a parlare di cinema italiano a proposito di Luce dei miei occhi di Piccioni, ora ai primi i posti in classifica al botteghino, nei giorni del festival oggetto di discussioni accese e interminabili. La critica (positiva o negativa) ha quindi ancora la funzione di veicolare il pubblico nelle sale? Sembrerebbe invece che l’effetto determinante lo abbia avuto la battente campagna di spot fatta dalla Rai per un film che porta una sua etichetta.
Nel sottolineare l’appoggio del Sindacato critici alla gestione di Barbera anche per il futuro si ponevano in discussione alcuni punti. Non sarebbe il caso di essere più severi nelle selezioni? è stato l’interrogativo di Bruno Torri ma anche di Andrea Martini che suggeriva il ritorno a un solo concorso con criteri più decisi. Fabio Ferzetti ha richiesto più attenzione nel comporre i programmi per evitare il caso del film di Pintilie proiettato in contemporanea con altri film in concorso. E, aggiungiamo, perché proiettare anche quest’anno il film albanese sempre l’ultimo giorno?
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