Dopo tanti rinvii dovuti soprattutto al Covid, arriva in sala il 3 marzo l’attesissimo The Batman di Matt Reeves, ennesimo film dedicato al Cavaliere Oscuro dei fumetti, stavolta interpretato da un inedito Robert Pattinson – che svolge il compito egregiamente con la sua aria stentorea e al contempo malinconica – affiancato da un cast di tutto rispetto dove figurano Zoe Kravitz (Catwoman, anche se nel film non la chiamano mai così), Paul Dano (L’Enigmista, il villain, qui fuso e confuso, tutto sommato con successo, con un altro personaggio batmaniano, Hush), Jeffrey Wright (il commissario Gordon, per la prima volta interpretato da un attore di colore), Colin Farrell (il Pinguino, con un trucco che lo rende irriconoscibile) e John Turturro (Carmine Falcone, boss criminale che ha più legami col passato di Batman di quanto piacerebbe immaginare).
Reeves riesce nel difficile intento di mostrare qualcosa di poco noto al cinema circa il crociato incappucciato di Gotham, ovvero la sua grande capacità deduttiva che ne fa un detective eccezionale – d’altro canto, i primi fumetti di Batman sono pubblicati proprio dalla rivista ‘Detective Comics’ – allontanandosi quasi totalmente dall’atmosfera del classico film di supereroi, e anzi sottolineando che questo Uomo Pipistrello di “super” non ha niente, nemmeno il pedigree, e abbracciando piuttosto le atmosfere del noir e del poliziesco, sottolineata da una durata importante, eccessiva per un film, ma gestibile se immaginiamo la stessa pellicola ‘spalmata’ sulla fruibilità di una piattaforma casalinga che permetterebbe di guardarlo in tre session differenti, come se fosse una miniserie. Il ritmo è molto lento, soprattutto nel primo atto, il che funziona bene soprattutto perché accompagnato da un voice over del protagonista che fa tanto ‘didascalia da fumetto’ e permette di immergersi nell’atmosfera di una città misteriosa e corrotta come questa Gotham, di rappresentazione verosimile se non realistica, in linea con quanto già proposto da Christopher Nolan ma senza le sue licenze al fantastico. Potrebbe addirittura risultare indigesto a chi non ci arriva adeguatamente preparato.
Il commento sonoro, a opera di Michael Giacchino, è notevole, incentrato su pochi toni, che rielaborano temi noti come l’Ave Maria di Schubert o ‘Something in the Way’ dei Nirvana, che contribuiscono a una certa coloritura ‘grunge’, sporca, sottolineata anche da certe scelte di focali e da un andamento quasi del tutto notturno o crepuscolare. L’azione arriva dopo, ma la forza di questo ‘The’ Batman – che recupera l’articolo proprio come nelle prime storie a fumetti, a sottolineare l’immagine spersonalizzata e reificata dell’icona eroica – sta soprattutto nell’intrigo e nell’evoluzione del personaggio, che in questa sede più che mai non ha la minima voglia di essere Bruce Wayne e sembra completamente rapito, oltre che ossessionato, dalla sua oscura identità. A nulla valgono – sembrerebbe – i tentativi del paterno maggiordomo Alfred (un intenso Andy Serkis) che cercando di riportare Bruce su un cammino di consapevolezza, perché il percorso deve farlo da solo, rendendosi conto che essere un eroe non significa solo punire i criminali ma anche aiutare i bisognosi. Senza vincolarsi alla tradizione dei fumetti e anzi spesso tradendola, Reeves orchestra bene i suoi elementi, trovando il modo di costruire una pellicola solida di per sé senza necessariamente legarsi a un universo narrativo esteso. E tuttavia, non mancano comparsate di personaggi iconici e facilmente riconoscibili anche quando vengono stravolti. Inoltre, fedelmente all’immagine che i più hanno dell’Uomo Pipistrello, questo Batman cerca in tutti i modi di evitare di uccidere.
La questione è molto discussa, dato che è risaputo che questa caratteristica il personaggio la assume in maniera tardiva e comunque con notevoli eccezioni – ad esempio ne ‘Il Cavaliere Oscuro Colpisce Ancora’ di Miller – ma in questo caso si sposa bene alla visione del regista e della produzione. ““Devo dire che mi hanno dato completa fiducia e libertà su tutto – ha raccontato il regista – ma c’è un aspetto su cui non hanno potuto transigere. Sin dall’inizio volevano che il film mantenesse il rating PG-13 perché si trattava pur sempre di Batman e ci avevano investito molto. Sapevano il lavoro che avevo svolto con il Pianeta delle Scimmie e mi hanno sempre supportato. Sono riuscito a spingere al massimo i limiti del rating PG-13 e realizzare al tempo stesso un film noir e maturo”.
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