Una delle sfide che Jim Jarmusch ha dovuto affrontare lavorando al documentario Gimme Danger sugli Stooges e Iggy Pop, storica punk rock band, in sala il 21 e 22 febbraio come evento con Nexo Digital e BIM, era il fatto che gran parte del materiale era già conosciuto dai fan: “Io butto via tutto – ha detto Iggy Pop a Cannes – ma fortunatamente conoscevo un po’ di gente, tra fan, videoamatori e spacciatori che aveva ancora qualcosa da parte. E in effetti ci sono diverse scene in cui mi si vede alle prese con sostanze di dubbia provenienza. Oggi il mio solo vizio è il vino. Tutti dovrebbero lasciar perdere quella robaccia”.
“Il film è una specie di collage – ha aggiunto Jarmusch – ci sono spot tv, materiale industriale e vecchie notizie, ma le memorie di Iggy sono il vero collante che regge la struttura. Volevamo fare qualcosa che fosse vicino alla musica degli Stooges”. “Ho visto ieri il documentario – ha aggiunto Pop – e sono rimasto colpito, soprattutto dagli spot tv. Diavolo, sono un prodotto di quei tempi. L’era digitale ha reso incredibilmente efficiente il fare soldi. Quando ho iniziato con la mia band tutti nel gruppo dividevamo i guadagni. Non sapevamo cosa significasse ‘pubblicare’. Oggi premi un tasto e diventi ricco”.
Un giornalista ha chiesto a Iggy chi stesse parlando in quel momento, Pop oppure Jim Osterberg (il suo vero nome). Lui ha mostrato un momento di commozione e ha risposto: “parli a Iggy, ma Osterberg controlla l’intervista”.
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