I ragazzi di Puerta del Sol e gli operai Fiat


LECCE. Apertura fortemente politica, dati i tempi, quella scelta dal Festival del cinema europeo e affidata al film e al documentario sociale. In Italia non ha ancora un distributore, nonostante sia passato all’ultima Berlinale e sia già uscito in Francia e in Grecia, e presto anche in Spagna. Nell’attesa Indignados arriva insieme al suo autore, Tony Gatlif, al Festival di Lecce. Anteprima italiana per il film manifesto dell’insurrezione pacifica europea contro la politica finanziaria dei banchieri, la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro. Il film è liberamente ispirato al libro “Indignatevi!” di Stéphan Hessel, che in Francia ha venduto oltre 400mila copie e in Europa più di un milione. All’inizio la tv Arte aveva proposto a Gatlif un lavoro sull’autore del pamphlet e lui aveva pensato di accompagnare questa testimonianza con immagini degli indignati. Quando si è ritrovato alla Puerta del Sol nel cuore di Madrid, la forza e la qualità della protesta dei giovani autoconvocati hanno spinto il regista verso tutt’altra avventura, convinto che il cinema debba comunicare non solo una storia essenziale ma anche un messaggio forte.

Hessel, il 94enne ex diplomatico con un passato nella Resistenza francese, l’ha visto a Berlino e l’ha ritenuto “una perfetta continuazione del libro. E’ stato colpito dalla poesia e dal messaggio di non violenza – afferma il regista – Solo così è possibile il cambiamento, perché ogni rivolta che si fa con le armi è una rivolta persa. Un popolo, che unito riempie le piazze, non può essere sconfitto”.

Come protagonista ha scelto Betty una giovane africana non moderna, che viene da un villaggio, un’autentica clandestina. L’ha incontrata in un bar di Parigi, bevendo un caffè e subito l’ha seguito a Patrasso. “Sapevo che sarebbe stata una grande attrice, prendendo esempio da Pasolini che ha utilizzato interpreti non professionisti”. Il cineasta ha scelto dunque lo sguardo di un’immigrata clandestina, simbolo degli ‘indesiderabili’, di tutti quelli che sperano di trovare fortuna in Europa che invece li rifiuta. Attraverso i suoi occhi, nel corso dei suoi spostamenti, scopriamo e incontriamo un movimento che si ribella al sistema.
Gatlif ricorda che durante la sua trasferta per le riprese del movimento di protesta alla Puerta del sol, è stato colpito dalla visione di ‘Guernica’ al Museo del Prado. “Per un’ora l’ho contemplato, volendo capire le ragioni di questo dipinto di Picasso. Ho visto queste figure con le mani alzate e vi ho trovato la Grecia di oggi”. Quel popolo greco schiacciato, ucciso dal debito che per Gatlif, non andrebbe pagato, e così dovrebbero comportarsi il Portogallo e la Spagna.

La parola passa allora agli indignati. “Ogni manifestazione ha il suo rumore dice il regista – oggi, a differenza del Sessantotto e del maggio francese, gli slogan sono diventati musicali, cioè canzoni e balli vissuti con gioia”. Diverse le location del film. Dalle sequenze iniziali di Patrasso dove si aggirano 3mila clandestini come ombre: donne, adolescenti che dormono per strada senza che nessuno si occupi di loro. Alla piazza del Palazzo del governo di Atene con gli striscioni, i manifesti, gli slogan degli indignati. Alla nuova città completamente disabitata a 200 chilometri da Madrid, una città fantasma, destinata a 50mila persone, le cui case e centri commerciali sono murati, perché la crisi economica ha impedito di completare i lavori di costruzione e nel contempo di viverci. Un luogo simbolo di quanto sta accadendo”.
E a chi gli chiede quale regista italiano consideri ‘indignato’, l’artista risponde senza esitazione Nanni Moretti, non solo quello de Il caimano ma di altri suoi film precedenti.

Di nuovo l’emergenza sociale, quella operaia, affrontata da tre documentari che indagano da diverse angolazioni il tanto discusso e contestato accordo sindacale alla Fiat di Torino del gennaio 2011, non sottoscritto dalla Fiom e approvato da una maggioranza risicata (56%), che ridisegna le relazioni sindacali tra lavoratori e industriali nel Paese. L’accordo di Jacopo Chessa è il risultato finale di una raccolta di testimonianze, spesso opposte, sindacali, politiche e culturali. E allora Chiamparino, Cofferati, Annibaldi, Landini, Zagrebelsky e tanti altri. C’è anche emblematicamente la voce di Marchionne su sfondo nero.

Privilegi operai di Gianni Ubaldo Canale e Gianfranco Crua raccoglie ai cancelli di Mirafiori le storie dei lavoratori della catena di montaggio, un lavoro sconosciuto ai media, voci che chiedono di esistere come persone, con diritti.

E infine Sic Fiat Italia di Daniele Segre che attraversa e narra vent’anni di storia del mondo operaio con sequenze di altri film di Segre realizzati a partire dal 1991 con la consapevolezza che in questi anni migliaia di lavoratori sono stati costretti ad accettare condizioni di lavoro e di salario insopportabili. Insomma la dignità del lavoro innanzitutto.

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