Guardiamo alla storia, i pirati vincono sempre, è difficile che siano stati sconfitti in passato. L’Impero romano è caduto ma non i protagonisti delle scorrerie in quel tempo nel Mediterraneo, per non parlare dei corsari inglesi che vennero fatti baronetti dalla regina Elisabetta I. E oggi all’ultime votazioni di Berlino non dimentichiamoci che il partito dei piraten, sostenitore della rete libera e gratuita, ha preso il 9% e 15 seggi. A ricordarlo è il giornalista economico Oscar Giannino nel corso dell’incontro-dibattito “Italia audiovisiva: diritto d’autore e creatività ” dove ancora una volta il confronto a più voci ha riguardato quale strategia adottare per tutelare il diritto d’autore ai tempi di Internet.
Ad aprire il convegno il ministro dei Beni culturali Giancarlo Galan per il quale la rete ha potenzialità inesplorate ma va regolamentata perché non sia un far west. “Sono molto apprezzabili i risultati dell’azione dell’Agcom contro la pirateria. Nella bozza di testo la norma non colpisce l’utente finale, come invece si fa in Francia – afferma il ministro – Non limita la libertà d’espressione e d’informazione. Serve però più coraggio, il testo di oggi è molto timido rispetto a quello originario, è tornato indietro. Serve su questo una valutazione”.
Fedele Confalonieri, presidente di Mediuset, è il più convinto sostenitore di una linea dura nei confronti di chi scarica e riproduce illegalmente contenuti creativi, dal film al programma televisivo, alla musica. “Quando io ero giovane andavo da Ricordi e compravo il mio disco. Noi siamo cresciuti con l’idea di pagare. Ora invece si vogliono avere i contenuti di alta qualità gratis”. E sotto accusa per Confalonieri è l’assenza del mondo della politica su questo tema.
Ecco perché, come spiega Gina Nieri, Mediaset ha commissionato in Italia e Spagna due ricerche che verranno portate al Parlamento europeo di Bruxelles in quanto “strumenti di coscienza e conoscenza su quanto accade ai contenuti creativi originali”.
La ricerca “Italy: a Media Creative Nation”, commissionata da Mediaset all’Istituto italiano per l’industria culturale e illustrata dal direttore dell’IslCult Angelo Zaccone Teodosi evidenzia come la televisione, nonostante le grida d’allarme, resti il ‘super-media’ per eccellenza: nell’ultimo decennio in ogni minuto della giornata i telespettatori sono cresciuti da 8,9 a 9,8 milioni, l’italiano medio vede 4 ore e 10 minuti di tv al giorno, e il 94% utilizza la tv per informarsi della politica. Sebbene il rapporto tra tempo dedicato alla tv e quello dedicato a internet sia ancora a tutto favore della tv (13 a 1), si assiste a fenomeni di convergenza crescente. La tv è sempre più sul web e la rete registra momenti di picco di utenza proprio quando vengono fruiti contenuti televisivi.
L’industria audiovisiva nazionale produce ogni anno valore per 12 miliardi di euro, circa l’1% del prodotto nazionale lordo, impiegando oltre 50mila lavoratori. La pirateria sottrae circa 500 milioni annui all’economia dell’audiovisivo italiano. La ricerca sottolinea come a fronte di investimenti tv per la produzione di contenuti di qualità – Mediaset e Rai hanno investito in un decennio 4,5 miliardi producendo oltre 7.220 ore di fiction nazionale – Google inc. ha fatturato nel 2010 oltre 29 milioni di dollari nel mondo, e non ha investito nulla nella produzione di contenuti di qualità, tanto meno in Italia.
L’obiettivo è allora ridurre il rischio di rendite parassitarie da parte dei nuovi player che non hanno alcuna vocazione alla produzione di contenuti di qualità e che utilizzano contenuti pregiati non propri.
Il critico televisivo Aldo Grasso ricorda che a essere coerenti due programmi di successo come ‘Blob’ e ‘Striscia la notizia’ dovrebbero chiudere i battenti dato che utilizzano contenuti di altri programmi. E poi avverte che la battaglia per il diritto d’autore, che va difeso, non può essere di retroguardia, sapendo che non ci sono più steccati tra i media e che i giovani senza Google, Facebook e YouTube non conoscono il mondo. “Indietro non si torna, altrimenti si è sconfitti dalla storia”.
Per Riccardo Tozzi nell’affrontare la pirateria si fa confusione tra due aspetti del fenomeno: la funzione di comunicazione totalmente libera e quella di mercato. In questo senso il presidente dell’Anica conviene con l’impostazione assunta dell’Agcom che ipotizza di sanzionare non l’utilizzo individuale di contenuti creativi, ma il business della riproduzione illegale. Nel contempo occorre riconvertire i pirati in futuri clienti dei contenuti, per esempio con un’offerta ampia e a buon prezzo di film, mettendo da parte interessi corporativi e aziendali.
Per Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai, “occorre cercare un modo per togliere il malloppo ai pirati all’interno del mercato”. Di qui la proposta di ridurre il tempo tra l’uscita in sala dei film e quella in home video, nel quale si inseriscono i pirati.
A chiudere il dibattito è il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò che subito precisa che l’Autorità con il suo regolamento sul diritto d’autore “non vuole diventare lo sceriffo di Internet. Nessun limite alla libera espressione e diffusione del pensiero e no a logiche invasive sul modello francese. Non si può però abbandonare il campo allo strapotere di Google, Youtube, Facebook e Apple che si limitano a raccogliere i frutti. Occorre inoltre suscitare iniziative mirate all’allargamento delle aree dell’utilizzo legale”. Peraltro, conclude, Calabrò, da 70 anni si attende una riforma del diritto d’autore che spetta al Parlamento.
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