“Oggi tutti parlano di intelligenza artificiale, anche quelli che non ne sanno niente, e molti usano come alibi questo nuovo slogan per coprire tante cose o anche tanta ignoranza. Sono ancora tanti quelli che si interrogano sulle opportunità e i lati oscuri, perché le opportunità sono ovvie e immense, quelle conosciute e quelle potenziali, ma certamente ci sono dei problemi che è giusto approfondire e che possono riguardare soprattutto il campo della cultura e della creatività”. Così Gianni Letta, presidente dell’Associazione Civita, in apertura della presentazione del XV Rapporto Civita, “Next Gen AI. Opportunità e lati oscuri dell’intelligenza artificiale nel mondo culturale e creativo”, realizzato dalla SIAE con SWG e presentato in un panel coordinato da Nicola Maccanico, a cui hanno preso parte anche Malika Ayane, Alex Braga e Matteo Rovere, oltre al robot Thiago, a cui era affidato un intervento che ha destato molto interesse. E inoltre Simonetta Giordani, Segretario Generale dell’ Associazione Civita, Alfredo Valeri, Responsabile Ricerca e Innovazione Associazione Civita, Georg Gottlob Professore di Informatica presso Università della Calabria, Giorgio Ventre Direttore Scientifico Apple Academy Università di Napoli Federico II, Serena Bertolucci Direttrice M9-Museo del ‘900 Venezia Mestre.
Matteo Fedeli, direttore generale SIAE, ha lanciato un allarme: “Gli autori musicali e audiovisivi sono la principale fonte creativa dei contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale. Eppure nei prossimi cinque anni rischiano di perdere rispettivamente il 24% (musica) e il 21% (audiovideo) della raccolta da diritto d’autore. Stiamo parlando di un mancato incasso di €22 miliardi entro il 2028. Questi dati, estratti dalla nuova ricerca di CISAC (la Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori), giustificano dunque i timori che emergono dalla nostra survey, la prima del suo genere, e ci inducono a moltiplicare gli sforzi che stiamo già portando avanti a tutela dei nostri autori ed editori: da un lato la collaborazione con il legislatore italiano e gli altri stakeholder per assicurare una corretta applicazione dell’AI Act e adottare una serie di norme e regolamenti che siano in linea con adeguati standard di protezione del diritto d’autore. Dall’altro un crescente sforzo per diffondere la conoscenza del quadro normativo a tutela del diritto d’autore. L’AI non deve intimorirci ma necessita di un approccio ‘a prova di futuro’, così da garantire che il suo inevitabile sviluppo proceda in armonia con la tutela dei titolari di diritti d’autore, mantenendo la creatività umana al centro dei processi artistici”.
I creativi, dunque, bocciano l’intelligenza artificiale. Solo il 18% crede che avrà un’influenza positiva nel mondo della musica, il 27% la promuove nel mondo del cinema, ma solo il 15% nei libri e il 12% nelle opere teatrali mentre paura e tristezza sono le prime emozioni associate all’AI. Solo chi la utilizza in maniera più intensa esprime un giudizio migliore.
Secondo la ricerca, a cui hanno partecipato oltre 4.770 autori SIAE, circa la metà degli intervistati dichiara di utilizzare correntemente strumenti di AI, ma solo 1 su 3 ha sperimentato direttamente sistemi di GenAI. Questa percentuale giunge al 54% tra chi opera nel settore cinematografico.
L’uso degli strumenti di AI è spesso esplorativo: il 60% di coloro che utilizzano l’AI per generare contenuti testuali lo fa principalmente per raccogliere spunti creativi o affinare testi già esistenti.
Tra gli strumenti, ChatGPT (in versione gratuita) è decisamente il più popolare, utilizzato dal 75% degli autori, con un picco dell’80% in ambito audiovisivo.
La diffidenza è comunque molto elevata, tanto che, di fronte alla possibilità di fruire di una serie di prodotti e servizi del tempo libero generati da un’AI, solo una minoranza di intervistati si dichiara effettivamente interessata e disponibile a sperimentarli.
Gli autori temono che l’AI possa generare omologazione, erodere i propri guadagni e ridurre le opportunità di lavoro. Circa 4 intervistati su 10 ritengono che l’AI potrà al massimo integrare la creatività umana, ma 1 su 3 teme che possa soppiantare alcune forme di espressione artistica rendendole obsolete. Solo poco più di 1 intervistato su 10 è convinto che la GenAI possa migliorare la creatività umana, offrendo nuovi strumenti espressivi.
Sul piano emotivo, la maggior parte degli autori associa alla GenAI emozioni negative, come paura e tristezza. Tuttavia, chi utilizza più frequentemente l’AI tende a sviluppare emozioni più positive, come sorpresa e speranza. In definitiva, gli autori che utilizzano intensamente l’AI mostrano un profilo emotivo più ottimistico rispetto ai creativi più distanti dalla tecnologia. Una delle principali preoccupazioni dei creativi riguarda l’impatto della GenAI sulla tutela del diritto d’autore. Malgrado ciò, circa la metà degli intervistati si dichiara disponibile a permettere l’utilizzo delle proprie opere per l’addestramento delle AI, purché a fronte di adeguato compenso.
Sebbene il 66% degli autori ritenga che la regolamentazione dell’AI debba essere armonizzata a livello internazionale, con il coinvolgimento di organismi come la WIPO (World Intellectual Property Organization), c’è una richiesta esplicita affinché lo Stato italiano intervenga in modo deciso per tutelare i creativi e regolamentare l’uso della GenAI. Circa 7 autori su 10 si aspettano che la SIAE collabori attivamente con lo Stato per proteggere i propri diritti, anche attraverso l’uso di strumenti di AI per monitorare e tutelare al meglio gli artisti.
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