I cinque mondi dei premi Oscar italiani

In Cinque mondi di Giancarlo Soldi, presentato alla Festa di Roma, Benigni, Bertolucci, Salvatores, Sorrentino e Tornatore raccontano come e quando è nata la loro passione per il cinema


Come e quando è nata la loro passione per il cinema, di che cosa si è nutrita la loro cultura cinematografica, quale è stato il loro rapporto con la sala cinematografica. In Cinque mondi, il film documentario di Giancarlo Soldi, presentato nella sezione Riflessi della Festa di Roma, cinque registi italiani premio Oscar – Roberto Benigni, Bernardo Bertolucci, Gabriele Salvatores, Paolo Sorrentino e Giuseppe Tornatore – ci parlano del ricordo dei primi film visti sul grande schermo, degli autori e dei generi che hanno amato, che li hanno portati dietro la macchina da presa, delle loro opere prime.
Fellini e Rossellini sono i nomi che ricorrono, ma anche la commedia italiana, e film inaspettati a conferma di una formazione spesso  eclettica che mette insieme il cinema classico e quello popolare.
Parte del documentario Cinque mondi – prodotto da Bizef, in associazione con Istituto Luce Cinecittà e in collaborazione con Rai Cinema – sarà utilizzata in una videoinstallazione all’interno del Nuovo Museo Italiano del Cinema e dell’Audiovisivo, voluto dal ministro Dario Franceschini e affidato a Istituto Luce-Cinecittà con la collaborazione dei più grandi Archivi, Scuole di cinema e realtà formative e produttive italiane, che aprirà i battenti nella primavera del 2017 all’interno di Cinecittà.

All’origine del film un’idea che risale a 30 anni fa quando Soldi propone alla Rai un progetto, poi rimasto tale, da “L’avventurosa storia del cinema italiano”, il famoso libro di Goffredo Fofi e Franca Faldini.  L’idea torna prepotente due anni fa quando Soldi vince un bando Anica per un film sul nostro cinema, ma il cambio ai vertici dell’associazione lascia sulla carta il progetto che viene nel frattempo raccolto dall’AD e presidente di Luce Cinecittà Roberto Cicutto.
L’obiettivo diventa quello di realizzare un racconto del nostro cinema che divulghi la bellezza e il talento italiani del passato fino all’oggi.
“Nonostante la complessità di Cinque mondi, due anni di lavoro, ho pensato che la strada giusta fosse quella di lavorare con tutti e cinque i premi Oscar italiani – dice Soldi  – C’è altro materiale che ho girato, non presente nel film, che verrà utilizzato dal Museo”.

La macchina da presa ascolta Benigni, Bertolucci, Salvatores, Sorrentino e Tornatore. “E’ un film con le loro parole, perché ogni volta mi preparavo a questi incontri; lo scrittore Marco Lodoli mi ha fatto da sparring partner – continua Soldi – Il fatto di ricordare più cose di loro ha consentito che ritornassero in mente, sono tutti molto rilassati e dentro il progetto quando parlano”.
L’autore concentra il film tutto sulle parole e sul racconto dei registi, puntando alla semplicità ed evitando movimenti di macchina per non distrarre il pubblico. Inoltre ha preferito non riproporre le scene dei film citati, ma raccontarli con il dietro le quinte, i backstage. “Già il fatto di aver ritrovato un’inquadratura di backstage di Roma città aperta mi ha messo di buon umore, perché avevo questa idea ma non sapevo quello che avrei trovato. Del materiale me l’hanno dato i fratelli Vanzina che giravano dei super8 sui set del padre Steno. E molto viene dall’Archivio Luce, materiale che prende un’altra valenza togliendo l’audio, ho mantenuto solo quello di Sordi e Pasolini. E poi i backstage consentono di mostrare i collaboratori e le tante maestranze impegnate sul set”.

Cinque mondi, il titolo, perché si tratta di cinque visioni di fare cinema, “ognuna a sé stante, e ognuno di loro parla come gira. Schematizzando direi che Sorrentino è metafisico, Bertolucci pittorico, Tornatore fluviale, Benigni pirotecnico e Salvatores asciutto”.
Ma lei Soldi perché è diventato regista? “Il cinema nasce nel 1895, lo stesso anno in cui nascono il blues e il fumetto che hanno anche loro segnato e arricchito la mia vita. I miei film preferiti? Paisà e Singin’ in the Rain”.

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23 Ottobre 2016

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