‘Hunger Games: la ballata dell’usignolo e del serpente’, negli occhi del villain

Rachel Zegler e Tom Blyth raccolgono l'eredità della nota saga distopica in un prequel pieno di misteri, al cinema dal 15 novembre


Con una premiere italiana in anticipo di due giorni rispetto all’uscita negli Stati Uniti, Hunger Games: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente si prepara a fare il suo debutto nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 15 novembre. Questo film prequel, ambientato prima della trilogia originale tratta dagli omonimi libri di Susanne Collins, è stato presentato in anteprima mondiale al Lucca Comics & Games suscitando entusiasmo tra i fan, a bocca asciutta di questo universo narrativo da 7 anni. Un primo feedback che non mancherà di essere parzialmente confermato: questo prequel è un degno blockbuster che immerge lo spettatore nella saga degli Hunger Games riavvolgendone gli eventi e segnando un nuovo punto di partenza. Le origini del temuto villain Coriolanus Snow capovolgono in parte i punti di vista della prima saga e infittiscono la fantapolitica di un discorso distopico comunicato ancora una volta con estrema semplicità.

Alla regia è tornato Francis Lawrence, che rimette mani alle redini della saga raccontando la storia del giovane Coriolanus Snow, interpretato da Tom Blyth, diciotto anni prima di diventare il tirannico presidente di Panem. Scelto come mentore per i decimi Hunger Games, Coriolanus vede questa opportunità come l’ultima speranza per riabilitare il nome della sua famiglia. A Coriolanus viene assegnata come tributo Lucy Gray Baird, interpretata da Rachel Zegler, una ragazza del Distretto 12 dalle misere origini, ma dalla voce soave e dalle parole taglienti che affascinano Panem durante la cerimonia della mietitura.

Hunger Games: La Ballata dell’Usignolo e del Serpente si muove sui binari tracciati dal libro e si spezza in tre parti nette. Coriolanus è al centro di tutto e il film non ne condona mai azioni e pensieri più efferati, gli stessi che lo caratterizzano come villain della saga principale. Il film non dimentica con chi ha a che fare e non cede alla tentazione di rabbonire il suo personaggio più sfaccettato e imprevedibile. Anzi, il prequel ne conferma l’egoismo e l’ambizione, mostrando un giovane desideroso di potare e riscatto per la propria famiglia: la ricetta perfetta per un villain degno di quest’etichetta. Persino l’amore, che sboccerà tra i due, non si rivela sufficiente a riavvolgere il cuore di un uomo sulla via delle ombre. La storia ne esce più cruda rispetto ai film della trilogia originale, ma anche maggiormente credibile.

Le interpretazioni di Rachel Zegler e Tom Blyth contribuiscono al successo del film nonostante una durata oltre le due ore e mezza. Il lavoro di Lawrence torna sui passi della saga originale, ma aumentano i piani sequenza nelle scene di battaglia e qualche scontro in più condisce gli eventi senza lesinare colpi di scena e cambi di direzione.

Gli Hunger Games premono rewind e si riappropriano di una saga che, da qui, può solo tornare a sbocciare. Questo universo, il cui tema distopico di fondo è ormai sufficientemente chiaro, è ancora popolato da personaggi che future iterazioni potranno sviluppare tra spin-off, sequel e, chissà, magari persino qualche serie. La fiamma dei distretti e il marciume splendente di Capitol City dimostrano di essere una storia ancora capace di accendere gli animi, dei suoi personaggi come dello spettatore.

Alessandro Cavaggioni
10 Novembre 2023

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