Cinque italiani, spiantati e in cerca di un’occasione, vengono mandati a girare un film in Armenia. Appena arrivati scoppia una guerra e il sedicente produttore sparisce con i soldi. Abbandonati all’Hotel Gagarin, isolato nei boschi e circondato dalla neve, trovano il modo di inventarsi un’originale e inaspettata occasione di felicità che non potranno mai dimenticare. Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston, Barbora Bobulova, Silvia D’Amico, Caterina Shulha e Philippe Leroy arrivano sul grande schermo, diretti da Simone Spada nel suo primo lungometraggio, Hotel Gagarin appunto, commedia poetica al cinema dal 24 maggio con Altre Storie.
“Sentivo l’esigenza di raccontare una storia di speranza, sogni, popoli col sorriso della commedia, attraverso il mezzo che amo e conosco meglio – racconta il regista – Hotel Gagarin vuole essere una commedia romantica, brillante, malinconica e un po’ visionaria. È la possibilità di fare un viaggio divertendosi, un film in movimento nonostante si svolga principalmente in un unico grande ambiente. È un tentativo di farci sognare, ridere, emozionarci o intristirci, come faceva, una volta, la commedia all’italiana che ci faceva uscire dal cinema più consapevoli e felici. Si parla di esseri umani, di fallimenti e nuovi inizi. Da ormai 15 anni siamo circondati dalla crisi economica e sociale, volevo raccontare una storia di rinascita, anche personale. I miei personaggi non sono solo precari nella vita di tutti i giorni, ma anche dell’anima. Mi piaceva ribaltarne i destini con qualcosa di insolito”.
Oggi “c’è bisogno in Italia secondo me di più speranza e voglia di rinascere”. Nella storia i protagonisti dal presente incerto, che hanno accettato la strampalata proposta di un film in Armenia, si ritrovano abbandonati dal produttore scappato con i soldi e bloccati nel Paese, dove scoppia all’improvviso la guerra. L’Hotel Gagarin, dove ‘fanno base’ “diventa una sorta di luogo magico. E’ come quando nella vita tutto sembra perduto ma poi arriva la sorpresa”.
Perché l’Armenia come location? “Mi ricordava l’Italia degli anni ’50. E’ un Paese che ha affrontato un doloroso genocidio, ma è anche ricchissimo di tradizioni culturali e religiose. Le persone hanno una sensibilità molto più simile alla nostra di altre ex Repubbliche sovietiche. Ricorda un po’ l’Italia degli anni della ricostruzione, dopo la II guerra mondiale”.
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