“Amo Topolino più di qualsiasi donna che abbia mai conosciuto” disse una volta Walt Disney. E c’è da crederci: Mickey Mouse non è solo un’enorme fonte di guadagno, ma la più preziosa proprietà intellettuale dell’azienda statunitense. Non per nulla la Disney ha fatto di tutto e di più per assicurarsi il copyright sul topo più famoso del mondo, anche se ciò significava far cambiare – e a più riprese – gli statuti federali: ogni volta che i diritti di Topolino stavano per scadere, infatti, la multinazionale spendeva milioni di dollari per creare ogni possibile lobby politica, al fine di estenderne la protezione nel tempo. Come è noto, parliamo di una protezione difesa solo per le proprie opere dalla Disney, che da sempre ha approfittato dei diritti altrui scaduti per produrre le sue storie: dalle leggende arabe (Aladdin) alle favole di Hans Christian Andersen (La Sirenetta, Frozen), di cui l’azienda si è furbamente appropriata per farne ‘suoi’ prodotti visti da milioni di spettatori nel mondo.
Ma già da oggi, gennaio 2024, non c’è più nulla da fare: la Disney non potrà più esercitare alcun diritto esclusivo sul Mickey Mouse versione Steamboat Willie, il celebre corto del 1927 che segnò la sua prima apparizione ufficiale al cinema. L’attuale legge USA sul copyright, infatti – non a caso ribattezzata “Mickey Mouse Protection Act” – tutela per 95 anni e non un minuto in più le opere dell’ingegno: dunque quel personaggio in bianco e nero dalle fattezze un po’ più simili a un vero topo, che dal 2007 vanta perfino un posto al centro del logo Walt Disney Animation Studios, potrà essere utilizzato ed anche modificato liberamente da qualsiasi regista o sceneggiatore. Così come le Minnie e Clarabella protagoniste dello stesso corto. Il Topolino per come lo conosciamo oggi, invece, sarà ancora a lungo protetto da mamma Disney.
In fondo, niente di diverso da quel che è già toccato a Julius The Cat (1922), Oswald the Lucky Rabbit (1926) e Winnie the Pooh (1926): tanto per capirsi, il copyright dell’orsetto è scaduto solo l’anno scorso e ciò ha già permesso di vederlo protagonista dell’horror Winnie-the-Pooh: Blood and Honey. Per quanto riguarda Pluto, invece, il cane giallo di Topolino sarà “libero” nel 2026 come pure Braccio di Ferro; Pippo invece nel 2028, Paperino nel 2030 e Paperina nel 2036.
Tornando a Winnie-the-Pooh, comunque, vale lo stesso discorso fatto per Topolino: dopo i 95 anni previsti dalla legge USA, dal 2023 sono disponibili solo i diritti per il personaggio delle strisce disegnate da E. H. Shepard nel 1926, ma non quelli sulle varianti successive: il ‘nostro’ Winnie The Pooh, quello adorato dai bambini di oggi, con l’iconica maglietta rossa che gli sale sulla pancia tonda, quindi, non potrà essere di dominio pubblico prima del 2061.
Il problema dei diritti in scadenza, tuttavia, non riguarda solo i film d’animazione e l’universo Disney. Quest’anno, tra gli altri, diverranno di pubblico dominio anche il cortometraggio che vide la prima apparizione di Stanlio e Ollio (Putting pants on Philip, 1927), i primi thriller di Alfred Hitchcock (Il pensionante e Il declino) o il film di Alan Crosland che aprì la strada al cinema sonoro, Il cantante di jazz, e perfino gli adattamenti del Metropolis di Fritz Lang, anche se questi verranno liberati solo negli StatiUniti, mentre altrove i diritti scadranno nel 2046. Semaforo verde anche per il primo gangster-movie del cinema muto Le notti di Chicago di Josef von Sternberg, per Ali di William Wellman, primo a vincere l’Oscar al miglior film, per The Unknown con
Joan Crawford e per molti altre pellicole della stessa epoca. Un esempio su tutti, per capire quel che accade con Laurel e Hardy: in quel corto i due attori non avevano adottato i nomi che in seguito li resero celebri, dunque chiunque voglia realizzare un remake di Putting pants on Philip potrà farlo, ma solo senza usare i nomi di Stanlio e Ollio.
Per quanto riguarda i prossimi anni, a scadere saranno i diritti di Warner Bros. Discovery sui primi cartoni Looney Tunes e sui supereroi DC Comics: Superman e Batman, infatti, saranno di dominio pubblico rispettivamente nel 2034 e nel 2035, sebbene anche loro con regole ben precise.
Dal 2035, ad esempio, qualsiasi regista potrà scegliere come protagonista l’uomo pipistrello,
ma fino al 2037 questi non potrà neanche sognarsi di guidare la mitica Batmobile, dato che nei primi due anni di vita Bruce Wayne era alla guida di una molto più banale berlina rossa. Stesso dicasi per Superman, che sarà ‘liberato’ solo nella sua versione del 1938: quella in cui lavora al Daily Star (e non al Daily Planet), non può volare e soprattutto non combatte i peggiori malvagi.
Ma allora perché mai, con tali personaggi universali e relativi business miliardari di merchandising, gli studios non hanno continuato a far pressioni sul governo americano per modificare la legge e continuare a estendere i loro copyright per altri anni? La risposta è semplice, e sta nell’entrata in campo dei nuovi player, i giganti del web, che con interessi commerciali diametralmente opposti hanno completamente ridisegnato gli equilibri del mercato. Due su tutti: Google e YouTube, che ovviamente non hanno alcun interesse nella proroga delle esclusive, basando i loro guadagni proprio sulla condivisione dei contenuti altrui.
Resta però ancora una possibilità per proteggere le opere: quella di trasformare l’opera stessa in marchio, come per Tarzan e Zorro, i cui diritti sono scaduti da anni, ma i cui nomi non possono essere usati senza pagare un tot a chi li deteneva in origine. E qualcosa di simile potrebbe inventarsi anche Disney con Topolino, rivendicandolo non soltanto come “opera dell’ingegno”, ma come un vero e proprio ‘logo’ protetto dalla legge sui marchi, che invece non prevede alcuna scadenza temporale per i diritti. In questa chiave, secondo i commentatori americani, andrebbe letto l’inserimento del fotogramma di Steamboat Willie nel logo Walt Disney Animation Studios: basterebbe così la sola apparizione del “marchio” di Topolino su un qualsiasi prodotto, come una t-shirt, per convincere il consumatore che si tratta di… un prodotto Disney!
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