Hitchcock&Truffaut, c’eravamo tanto amati

Il documentario di Kent Jones sui due registi è nelle sale distribuito da Cinema e Nexo Digital proprio in questi giorni, il 4, 5 e 6 aprile. Per i cinefili un evento imperdibile


Sfida non banale rendere “cinematografico” un saggio. Ma se il saggio è Il cinema secondo Hitchcock (in Italia lo pubblica Il Saggiatore), in cui il genio del brivido viene intervistato dal suo ammiratore più appassionato, ovvero da Francois Truffaut, la sfida è vinta in partenza. Grazie alla sagacia della conversazione tra i due registi, divisi dalla lingua e dall’età – tra i due correva una trentina d’anni – ma uniti dalla cinefilia e dall’intelligenza dello sguardo, sia pure nella radicale diversità di stile. E naturalmente grazie al cinema di Hitch, che è puro piacere visivo ritrovare in lunghe sequenze commentate da lui stesso o da un gruppo di registi tra i più importanti, da Martin Scorsese a Olivier Assayas, intervistati dall’autore del documentario, Kent Jones.

Visto all’ultimo Festival del Cinema di Roma come evento speciale, il film riprende la celebre conversazione Hitchcock/Truffaut che si svolge a Hollywood nel 1962 per otto giorni tra il Beverly Hills Hotel e gli Universal Studios. Il cineasta inglese aveva 63 anni, aveva già realizzato Psycho, forse il suo film più famoso presso il grande pubblico, “l’emozione di massa” come la definisce lui stesso, e stava ultimando Gli uccelli; il francese di anni ne aveva appena 30 ma dopo l’apprendistato intellettuale ai Cahiers come critico aveva già al suo attivo due opere di peso come I 400 colpi e Jules et Jim. Dopo un fitto carteggio pieno di complimenti reciproci, i due si accordarono per la lunga chiacchierata con la mediazione della traduttrice Helen Scott (benché entrambi conoscessero le rispettive lingue tanto da potersi scrivere). Francois Truffaut si era rivolto al “collega” con queste parole: “Da quando anch’io sono diventato un regista, la mia ammirazione per Lei non è diminuita; al contrario, è diventata più forte e ha cambiato dimensione. Ci sono molti registi che amano il cinema, ma ciò che Lei possiede è un amore proprio della celluloide, ed è per questo che vorrei parlarle. Vorrei che Lei mi dedicasse un’intervista registrata della durata di circa 8 giorni e 30 ore. Lo scopo finale poi non sarebbe una serie di articoli ma un intero libro che verrà pubblicato contemporaneamente a New York e a Parigi, e poi, più in là, nel resto del mondo”. E l’incontro avvenne davvero, a partire dal 13 agosto, giorno del 63° compleanno di Hitch, e proprio con le modalità stabilite. Ma purtroppo non venne filmato. Kent Jones oggi ci mostra gli scatti realizzati durante le conversazioni da Philippe Halsman ma soprattutto ci fa ascoltare le loro voci, nella preziosa registrazione originale, che restituisce accenti e sottintesi, omissioni comprese, come quando si parla delle radici cattoliche di Sir Alfred e lui chiede di spegnere il registratore.  

Non solo quell’intervista, pubblicata poi nel 1966 e più volte rieditata, divenuta anche un testo teatrale andato in scena l’anno scorso qui a Roma all’Auditorium, cambiò per sempre la percezione dell’autore di La donna che visse due volte, Notorius e Nodo alla gola, prima d’allora da molti considerato come un semplice “intrattenitore”, ma cambiò in qualche modo anche la storia del cinema, il modo di intendere i canoni e lo stile e di riflettere sulla propria arte. C’è chi, come Wes Anderson, lesse talmente quel libro da averlo ridotto a un ammasso di fogli strappati. Basandosi su una sceneggiatura di Serge Toubiana, già direttore dei Cahiers du Cinéma, il documentario di Jones ha uno sguardo affettuoso, molto consono a restituire la vera amicizia, quasi filiale, che legò i due anche per gli anni a venire e fino alla morte di Hitch avvenuta nel 1980 (seguita solo 4 anni dopo da quella, prematura, del francese). Martin Scorsese, Olivier Assayas, David Fincher e Kijoshi Kurosawa – per citarne solo alcuni – sono tutti devoti lettori del testo e alle loro parole è affidata la rilettura critica da Jones, autore di diversi libri di critica, assiduo collaboratore della rivista Film Comment, collaboratore di Martin Scorsese a vari documentari tra cui Il mio viaggio in Italia, di cui sta realizzando un seguito. Jones ha anche cosceneggiato Jimmy P. di Arnaud Desplechin, tra gli intervistati del doc, ed è direttore del New York Film Festival.

Hitchcock /Truffaut è nelle sale distribuito da Cinema e Nexo Digital proprio in questi giorni, il 4, 5 e 6 aprile. Per i cinefili e gli appassionati di Hitchcock è 
un evento imperdibile.

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04 Aprile 2016

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