Phyllida Lloyd con La vita che verrà – Herself ci regala un film in equilibrio tra dramma e opera di denuncia, capace di restituire alle donne maltrattate e abusate tutta la dignità che meritano.
La storia è quella di Sandra, una giovane madre con due bambine piccole che, all’ennesima efferata violenza del marito, trova la forza per lasciarlo. Ma non ha nulla, i servizi sociali la trasferiscono con le piccole in un hotel all’aeroporto, deve arrabattarsi tra vari lavori come cameriera e la prospettiva di avere una casa tutta per sé sembra remota, mentre il suo ex cerca di convincerla a tornare con lui con le buone o con le cattive. Lo vede ogni settimana perché il tribunale gli ha comunque dato il diritto di stare con le figlie nei week end.
All’improvviso Sandra ha una scintilla: la soluzione è costruirsi una casa da sola, con l’aiuto di una piccola comunità di conoscenti che via via diventano amici, e tutto questo in mezzo a vicissitudini di ogni tipo, compreso un ricorso al tribunale dall’ex marito che la accusa di non essere una buona madre e trascurare le piccole.
La britannica Phyllida Lloyd (Mamma Mia!, The Iron Lady) sviluppa qui la sceneggiatura di un’attrice irlandese emergente Clare Dunne, conosciuta per il suo progetto di rifare tutto Shakespeare al femminile. “Ho incontrato Clare alle audizioni – ricorda – Fece una lettura per il ruolo di Portia. Non dimenticherò mai il suo provino. Pensai che fosse la peggiore audizione del mondo. Ma è stato anche incredibile vedere un attore essere completamente se stesso, chiudendo il divario tra sé e il proprio personaggio”.
Più tardi Dunne le fece avere la sceneggiatura che aveva sviluppato con Malcolm Campbell a partire dal racconto di una sua amica, una madre single con tre figli che era stata sfrattata. “Ci pensavo di continuo – spiega l’attrice – e improvvisamente ho avuto un’idea. Potrebbe trovare un pezzo di terra e costruire una casa. In fondo si tratta solo di mattoni e di legno. Ho googlato ‘case fai-da-te Irlanda’ e ho scoperto un architetto, Dominic Stevens, che si è costruito una casa da solo a un prezzo accessibile, circa 35mila euro”. Ma quel che più conta è che, attorno alla costruzione, si sviluppa una cosa che gli irlandesi chiamano ‘methal’, una forma di solidarietà tra vicini di casa in cui ognuno dà e prende quello che può. “In GB e in Irlanda c’è carenza di edilizia popolare e il film – spiega Phyllida Lloyd – vuole anche spingere il governo a costruire più abitazioni per le donne che si trovano in situazioni di in emergenza. Claire parla direttamente alle donne che si trovano in questa situazione, dicendo loro che c’è speranza, che ci vuole energia, inventiva e ispirazione per uscire dai guai, e occorre il sostegno della comunità. Durante la pandemia noi tutti abbiamo capito cosa significhi avere dei buoni vicini e il tema oggi sembra ancora più rilevante”.
La vita che verrà – Herself – in sala dal 17 giugno con BIM – non è favola rosa, ci mostra una società dove convivono persone individualiste e scostanti, poco attente al benessere del prossimo, e altre generose e caritatevoli. Una delle associazioni per il sostegno delle donne maltrattate, Women’s Aid ha partecipato attivamente alla produzione: “Ci hanno chiesto – spiega la regista – di non rendere Sandra una vittima, perché queste donne sono piene di coraggio, il coraggio di rimanere e di andarsene. Sanno che quando se ne vanno sono in grave pericolo, perché la maggior parte degli omicidi si verificano proprio quando la donna decide di lasciare l’uomo abusante. Nel frattempo spesso hanno perso tutti gli amici, il marito violento le ha isolate e così per loro diventa difficile andarsene, non hanno alcun sostegno. E spesso giudici e avvocati che si occupano di questi casi le fanno sentire in colpa, come se la violenza dipendesse da loro”. L’azione concreta di Women’s Aid e di altre associazioni simili è fondamentale così come la catena di solidarietà femminile – con non poche presenze anche maschili – che si crea e che arriva a toccare anche la ex suocera, disposta ad ammettere che gli abusi hanno avuto inizio proprio nella famiglia, rimanendo un segreto dietro le mura di casa. E con la pandemia, spiega l’autrice, i casi di violenza domestica sono aumentati.
Nel cast anche Harriet Walter e Conleth Hill, oltre a due magnifiche bambine: “Sono straordinarie, hanno una testa da adulte e sono state bravissime ad ascoltare. I genitori le hanno preparate molto bene. Sapevano che era una finzione, ma con momenti insidiosi ed elementi di forte tensione a cui le abbiamo sempre preparate”, spiega Lloyd.
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