“Sono stato fortunato, perché nel 1988 andai alla fiera dei videogiochi di Las Vegas e scoprii il Tetris”.
Giacca e cappellino bianco in impeccabile stile hawaiano, a Matera Henk Rogers incontra la stampa a poche ore dalla sua masterclass, dedicata alla storia del celebre videogioco creato dal russo Aleksej Pažitnov, che quest’anno compie 40 anni. L’occasione è la pluriennale partnership del Matera Film Festival con Lucca Comics&Games, che prevede anche la proiezione del film Tetris (2023), con protagonista lo stesso co-fondatore dell’omonima Company. (leggi qui il nostro articolo)
“In quegli anni in Giappone ero già conosciuto per aver pubblicato con successo il mio primo videogame”, continua Rogers, “quindi portai lì anche Tetris, e lo pubblicai in versione compatibile con 7 computer diversi, poi anche su Nintendo. Quando è venuto fuori Game Boy, sono andato in Unione Sovietica per negoziarne i diritti. Prima di andare, ovviamente, incontrai il presidente della Nintendo America Arakawa, chiedendogli di includere Tetris nel GameBoy: lui diceva che aveva già Mario, ma io insistetti dicendo che con Tetris tutti lo avrebbero comprato”.
Come nella stessa commedia thriller di Jon S. Baird, Henk Rogers racconta ai giornalisti la formidabile storia che si cela dietro le quinte del successo di uno dei videogiochi più semplici e al tempo stesso innovativi che siano mai esistiti: Tetris, ne è più che convinto da navigato imprenditore del settore, è “the perfect game”, il gioco perfetto, da ogni punto di vista. Unico ostacolo, è stato creato da uno sviluppatore sovietico nel 1988, in piena guerra fredda.
“Mi recai a Mosca con un visto da turista per cominciare a conoscere nuovi giochi – e anche quella fu un avventura – poi ho trovato un interprete che ha individuato il mio bersaglio, come è raccontato nel film”, prosegue il fondatore della Tetris Company. “Ho incontrato Aleksej Pažitnov e siamo diventati subito amici. Eravamo entrambi game designer, io per lui ero il primo che avesse mai conosciuto. Con una stretta di mano parlammo delle nostre prospettive, e quella stretta di mano divenne l’affare che continua ancora”.
“Nel film c’è un personaggio cattivo che ovviamente nella vita reale era invisibile, perché noi non lo sapevamo cosa sarebbe successo”, continua: “a un certo punto Yefremov (l’attore che nel film interpreta Pažitnov) si accorge di una cimice nel suo ufficio, perché noi sapevamo che qualcuno stava ascoltando, come avveniva sempre in Urss. Nella realtà, quando Aleksej voleva avere una conversazione privata con me, non la facevamo mai in un posto chiuso, ma andavamo sempre in un parco. Ho lavorato alla sceneggiatura personalmente, in particolare ho curato molto le parti sull’URSS. Nella mia avventura reale non dormii con l’interprete (ride), come nel film, ma quando ho detto al regista e agli sceneggiatori che volevo dormire con lui si sono molto divertiti”.
Ma oltre alla magia dell’amicizia yankee-sovietica in tempi assolutamente improbabili, c’è quella intrinseca alla stessa struttura del Tetris: la figura piana su cui si basa il gioco che ha fatto la più grande fortuna di Henk Rogers, infatti, è un semplicissimo tetramino (dal greco tetra = quattro), composto da quattro quadrati identici connessi tra loro lungo i lati. Più elementare di così non si può, altro che effetti visivi immersivi terrificanti. Con il vantaggio di consentire, giocando, l’allenamento delle proprie capacità logiche.
“Il segreto dell’eterna giovinezza di Tetris dopo 40 anni? È la sua logica semplice” chiosa Rogers. “Io mi diletto con un gioco da tavolo in bianco e nero che si chiama ‘Go’ ed esiste da 2.500 anni: oltre alla necessaria semplicità, poi, il gioco non deve mai basarsi su un personaggio popolare, che magari in altri periodi può non essere più tale. È importante che il gioco abbia una geometria semplice, affinché possa avere lo stesso fascino per le varie generazioni nel tempo. La semplicità della sua logica geometrica deve essere preservata sempre: quando ad esempio una nuova società è interessata a pubblicare Tetris, al massimo noi cerchiamo di introdurre nuove funzioni tecnologiche per non farlo diventare obsoleto, come il 3d, o nuove colonne sonore…”.
In programma una Masterclass di Enzo d’Alò e la proiezione del restauro di Vito e gli altri di Antonio Capuano, realizzato da Cinecittà
Tra i protagonisti Michele Placido, Francesco Costabile, Bruno Bozzetto, Marianna Fontana, Marco Amenta. In programma la proiezione del restauro di Milano Calibro 9
La cineasta tedesca riceve la Laurea Honoris Causa all’Università di Firenze e si racconta sul palco in un dialogo a tutto campo con Piera Detassis
L'edizione 2024 del festival si svolgerà dal 22 novembre all'1 dicembre