Harvey Weinstein, revocata la prima condanna per gravi errori processuali

Il produttore dovrà scontare a Los Angeles un’altra condanna in attesa di un nuovo processo


A quattro anni dalla prima condanna, arrivano sorprendenti novità sul caso Harvey Weinstein, il celebre produttore hollywoodiano da cui è partito il fenomeno #MeToo. La Corte d’appello di New York ha, infatti, revocato la sua condanna a 23 anni di prigione per reati sessuali. La decisione della Corte d’appello, presa a maggioranza di quattro contro tre da un collegio composto in maggioranza da donne, si basa su una serie di errori che avrebbe commesso il giudice del primo processo a Weinstein, James Burke: primo fra tutti, aver chiamato a deporre donne le cui accuse non erano parte delle incriminazioni nei confronti di Weinstein.

Nonostante la revoca il 72enne ex boss di Miramax non tornerà in libertà: dal Mohawk Correctional Facility, dove è imprigionato dal febbraio 2020, Weinstein verrà trasferito a Los Angeles, dove deve scontare altri 16 anni per aver aggredito Evgeniya Chernyshova, un’ex modella russa diventata famosa in Italia.

Wenstein, dunque, non è stato ritenuto innocente per i reati di stupro e violenza di cui è stato accusato e condannato nel 2020, ma potrebbe subire un nuovo processo. Sta ora al procuratore Alvin Bragg, già impegnato in un processo di alto profilo contro Donald Trump, decidere se tornare a mettere l’ex boss della Miramax di nuovo in stato di accusa: “Faremo quanto è in nostro potere e restiamo fermamente dalla parte delle sopravvissute agli assalti sessuali”, si è ripromessa a caldo la procura. Nel 2020 la modella e aspirante attrice Lauren Young, la star dei Soprano Annabella Sciorra e altre due donne, Dawn Dunning e Tarale Wulff, testimoniarono sui loro incontri con Weinstein sulla base di una legge statale che autorizza deposizioni su “precedenti malefatte” per dimostrare uno schema di cattivi comportamenti da parte dell’imputato. Deposizioni inammissibili secondo la Corte d’Appello: “Nel nostro sistema di giustizia l’accusato ha diritto a rispondere solo del crimine per il quale è stato incriminato”.

Il verdetto di oggi è stato accolto con shock dalle leader del #MeToo: “Dimostra quanto occorra ancora fare per mandare avanti i nostri ideali”, ha detto Jane Manning, ex magistrato e direttrice del Women’s Equal Justice Project, seguita da Ashley Judd che nel 2017 fu la prima a rompere l’omertà sui misfatti di Weinstein: “Noi sappiamo quel che è successo”. Palesemente soddisfatto si è detto invece l’avvocato dell’ex produttore, Arthur Aidala: “E’ una vittoria non solo per il signor Weinstein, ma per tutti gli imputati nello stato di New York i cui diritti fondamentali sono stati ribaditi oggi dalla Corte”.

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26 Aprile 2024

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