“Molti storici pensano quasi che mentre al Nord c’era la guerra e si combatteva contro il nazifascismo, il Mezzogiorno andasse in spiaggia. Invece da Roma verso Sud, fino a Pantelleria, ci sono stati bombardamenti, sbarchi, stragi e atti di eroismo, tra cui le Quattro giornate di Napoli, in cui un’intera città si sollevò per scacciare i tedeschi, o le imprese della Brigata Maiella che arrivò fino a liberare Bologna. Inoltre proprio a Salerno l’Italia concepì il primo nucleo della Costituzione della nascente Repubblica con il governo Bonomi attraverso un atto legislativo che sanciva l’elezione di una Assemblea Costituente”. Così lo storico salernitano Nicola Oddati spiega la molla che l’ha spinto a curare la mostra Millenovecento 43-44 – Il Sud fra guerra e Resistenza, ospitata a Roma nel Complesso dei Dioscuri al Quirinale dal 9 novembre al 30 dicembre, promossa da Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Associazione Parco della Memoria della Campania, Istituto Luce-Cinecittà. Foto, filmati, oggetti d’epoca come i “fogli volanti” che venivano gettati dagli aerei americani alla popolazione civile, le carte annonarie per il razionamento degli alimenti di prima necessità e persino due bombe ci raccontano in modo immediato e “visivo” gli ultimi due anni del secondo conflitto mondiale, a 70 anni dalla fine della guerra.
Il nucleo fondamentale dell’esposizione è rappresentato dai pannelli con oltre 300 fotografie spesso inedite o rare, provenienti principalmente dai National Archives di Washington, e da altri importanti archivi italiani pubblici e privati. Ma sono i video (tra gli operatori c’era anche William Wyler), elaborati da Roland Sejko per Luce Cinecittà, a portarci dentro al conflitto come solo il cinema ha saputo fare: e non manca nella mostra un richiamo ai ben 47 film girati dal ’44 a oggi sulla seconda guerra mondiale a Sud, tra cui Umanità di Jack Salvatori, in cui Gino Cervi aveva il ruolo di un ufficiale medico americano che si prendeva cura di un orfano romano, mentre un’infermiera lo avvertiva, “stia attento, ha la scabbia”.
Nei video, in un montaggio serrato che utilizza spesso lo split screen, troviamo le immagini del bombardamento di Bari, che il 2 dicembre 1943 provocò la morte di oltre 1.000 persone. Fu un attacco improvviso che prese alla sprovvista gli angloamericani, quasi come Pearl Harbour, ma se ne parlò poco perché esplose una nave alleata che trasportava iprite, il terribile gas ustionante usato anche dagli italiani nella guerra d’Africa: vediamo un soldato completamente ricoperto di questa sostanza nera e appiccicosa come mostarda che viene tenuto in piedi a fatica. Un altro montaggio ci riporta allo sbarco a Salerno e sembra di stare in Salvate il soldato Ryan di Spielberg; altre sequenze sono quelle del feroce bombardamento dell’Abbazia di Montecassino che non venne risparmiata dagli americani: e alla battaglia seguirono terribili violenze sulla popolazione civile con stupri di massa. Infine un ultimo montaggio sulle note di We’ll meet again nella versione di Vera Lynn – fu una delle canzoni simbolo sul fronte, la userà anche Kubrick ne Il dottor Stranamore – denuncia la sofferenza e il martirio dei civili, soprattutto bambini. Una sofferenza che vediamo riproposta anche negli scatti fotografici, che documentano però pure il ritorno alla vita, dai “senzatutto” di Napoli, che dormono con il letto all’aperto alle nascite nel rifugio antiaereo, fino al matrimonio tra le macerie a Eboli.
Molti spezzoni sono dell’Archivio storico del Luce, che come ha ricordato l’ad Roberto Cicutto “è iscritto nel registro Unesco proprio per questi documenti del fascismo e della guerra, documenti che cerchiamo sempre più di valorizzare, tra l’altro con un’altra esposizione ora in corso a Roma, quella sulla Liberazione War is Over! a Palazzo Braschi”.
Oddati sottolinea come il 60% dei caduti e dei danni della guerra siano ascrivibili al Sud: la Sicilia, Napoli, Roma col grande bombardamento della Stazione Termini e di San Lorenzo, il monastero di Cassino, Reggio Calabria (con 4.000 morti e 35.000 sfollati), Foggia che ebbe 7.000 caduti, Cagliari, che venne distrutta per l’80%, Benevento e Avellino, che pagarono tributi di vite altrettanto elevati. C’è una sorta di “questione meridionale” legata agli eventi bellici e post bellici: “Gli americani – prosegue Oddati – diffusero al Sud 167 miliardi di AMlire, in pratica carta straccia, che provocò una svalutazione di 6/7 volte superiore rispetto al Nord. Ma poi gli aiuti del Piano Marshall si riversarono sulle industrie del Settentrione per un 67%”. E il Mezzogiorno pagò un alto prezzo anche in termini di lotta al nazismo, con tante stragi dimenticate e molti episodi resistenziali. Uno di questi episodi, quello di Conca della Campania, è raccontato nel documentario Terra bruciata! di Luca Gianfrancesco, che sarà proiettato in anteprima nell’ambito della mostra l’11 dicembre alle ore 15. Altri due incontri il 20 novembre alle ore 10 con Gianni Amelio e lo storico Pietro Cavallo su “Cinema, guerra e Resistenza” e il 27 novembre, sempre alle 10, con ospiti da definire.
Nel catalogo, pubblicato da Scrittoio Edizioni, ritroviamo le immagini viste in mostra oltre a una serie di saggi. Tra questi uno scritto di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’ANPI, che sottolinea il valore unitario dell’Italia anche nel periodo ’43-’45.
Diretto da Fabrizio Corallo che ne firma anche la sceneggiatura con Silvia Scola, è ricco di testimonianze e materiali d’archivio. Con Luca Argentero e Barbara Venturato
Dal 4 ottobre il film tornerà al cinema grazie al restauro in 4k realizzato da Paramount Pictures presso L’Immagine Ritrovata di Bologna, con il contributo di Luce Cinecittà e MiC
L’opera seconda della regista romana, co-prodotta e distribuita da Luce Cinecittà, arriverà a Novembre al cinema
Il Maestro dell'horror racconta la sua parte più in ombra nel film di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa. Domenica 8 settembre alle 23:10 su Rai 3