Goffredo Lombardo


G. LombardoE’ un elegante e vitale signore napoletano l’84enne Goffredo Lombardo, con a fianco il figlio Guido, erede di questa impresa familiare nata con il nonno Gustavo. La festa per i 100 anni della Titanus, con il film di montaggio Un secolo di cinema e televisione creato da Enrico Lucherini, è innanzitutto un omaggio alla sua intensa carriera di produttore.
Che comincia bene nel dopoguerra, dopo la laurea appena 18enne nel 1938, con una tesi sul diritto d’autore cinematografico, “un argomento allora del tutto sconosciuto alla commissione di esame”, ricorda Lombardo. I film popolari e melodrammatici di Raffaello Matarazzo Catene, Tormento, I figli di nessuno battono i record d’incasso e gli consentono anche di investire in film di impegno sociale come Roma ore 11 di Giuseppe De Santis o Viaggio in Italia di Roberto Rossellini. La strategia produttiva di Lombardo si muove tra questi due poli: opere commerciali e autori del calibro di Antonioni e Visconti, il più amato, e registi allora sconosciuti come Rosi, Olmi e Petri.

Goffredo Lombardo cominciamo dai progetti per la tv?
Cime TempestoseDopo Cime tempestose che andrà in onda in autunno inoltrato, vorrei tanto realizzare Una manciata di secondi, fiction che racconta il terribile terremoto di Messina del 1908 e che spero di coprodurre insieme ai russi. I primi a prestare soccorso alla popolazione messinese furono proprio dei marinai russi, l’equipaggio di quattro navi che erano ancorate nel porto della città siciliana. Tra i progetti Sacco e Vanzetti, il remake di Cronaca familiare, E le stelle stanno a guardare, Rebecca la prima moglie, Pietro il grande, Orgoglio e pregiudizio. E mi piacerebbe recuperare una bellissima sceneggiatura di Valerio Zurlini, “La variazione di Goldberg”.

Tornerà mai al cinema?
Tra i titoli che ho appena elencato, c’è il mio prossimo film.  Del resto il mio passaggio alla produzione di fiction televisiva, risale a metà degli anni ’80, quando il nostro cinema non riscuoteva più, come in passato, successo di pubblico nel mercato nazionale ed estero. La causa principale di quella crisi? Le leggi per il cinema che via via si sono succedute, regalando sovvenzioni governative che finivano per controllarlo. Quando l’assistenzialismo prende il sopravvento, scompare purtroppo il rischio d’impresa, unico vero motore della qualità e del successo di un film, perché sono in gioco i tuoi capitali. Così hanno avuto la meglio ‘produttori’ interessati unicamente a riscuotere quelle sovvenzioni e del tutto indifferenti al prodotto finale.

Il GattopardoE’ vero che ha sempre discusso con tutti i registi con i quali ha lavorato?
Diciamo che mi sono sempre confrontato. Rivendico la denominazione di produttore, che non vuol dire solo finanziare un film, ma affermare le proprie idee. Ho avuto spesso rapporti conflittuali come distributore, perché c’era l’abitudine allora negli anni ’60 a realizzare film lunghi, che gli esercenti a nostra insaputa e degli stessi registi tagliavano per mantenere una programmazione quotidiana remunerativa. Ricordo una telefonata veemente di Visconti quando seppe che in una sala si vedeva una versione ridotta de Il gattopardo. Ma l’equivoco fu presto chiarito, era stato il proprietario della sala a togliere un’intera bobina di 300 metri.

Il momento più difficile della sua carriera?
Coincise con la produzione del colosso biblico Sodoma e Gomorra di Robert Aldrich. Nelle casse della Titanus non c’era più una lira, ma solo debiti. Siccome la mia natura è quella di non dare fregature alle persone, ho venduto tutto quello che possedevo per pagare i creditori e ho ricominciato daccapo. ‘Lei è una mosca bianca’ mi disse l’allora presidente della Bnl che mi suggeriva la strada del concordato. La vita è fatta di alti e bassi, di entusiasmi e disillusioni, ma quest’ultime mai mi hanno portato lontano dal mio amore per il cinema.

A quale film del muto interpretato da sua madre, Leda Gys, è più affezionato?
Mi piacciono tutti, ma quello che più ho amato è Christus, nel quale mia madre veste i panni della Madonna. Non è un caso che a questo film si sia ispirato, a distanza di oltre 70 anni, la fiction Maria, figlia del suo figlio di Fabrizio Costa, dedicata a tutte le madri che soffrono.

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