Godard, doppia assenza per il suo “Adieu au langage”

Il regista non ha accompagnato sulla Croisette il suo film in concorso in 3D


CANNES – “Khan Khanne – Selezione naturale 2014”. Assente annunciato a questo 67/o Festival di Cannes in cui era atteso per accompagnare il suo film (in 3D) in concorso, Jean-Luc Godard ha annullato la conferenza stampa solo all’ultimo minuto e ha inviato a Gilles Jacob, Thierry Frémaux e i suoi “camarades” (compagni) una videolettera che porta questo titolo, e che è, essa stessa, un piccolo film sperimentale di circa 8 minuti.

Il film che compete con quelli dei fratelli Dardenne o di Kawase per la Palma d’Oro, invece, si intitola Adieu au langage ed è, a partire dal titolo, un manifesto “di rottura” e di sperimentazione. Ovvero ciò che il maestro 84enne francese ha coltivato per tutta la vita e la carriera, a partire da quando nel 1959 lanciò la Nouvelle Vague con Fino all’ultimo respiro. L’ultima volta JLG venne sulla Croisette al Certain Regard con Film Socialisme nel 2010, oggi invece – oltre a essere al Certain Regard come autore di uno dei 13 corti di Les ponts de Sarajevo – porta in competizione un’opera in cui gioca con le tre dimensioni fino a inventare acrobazie visive “aggressive” per gli occhi, con i personaggi che si accavallano sull’immagine ed escono dallo schermo.

In scena ci sono soprattutto “una donna (sposata), un uomo (libero) e un cane che vagabonda tra la città e la campagna mentre le stagioni passano”, come ha scritto lo stesso cineasta sulle note di regia, ma i due sono quasi sempre nudi, impegnati in discussioni (e altre espressioni del corpo) in cucina o in bagno, mentre enunciano frasi tipo “il pensiero ritrova il suo posto nella cacca”, oppure mentre vengono “osservati”, sullo sfondo, da uno schermo piatto che manda immagini di vecchi film.

Si parla di Russia e di Europa, di “Dio che non ci ha potuto rendere umili e perciò ci ha reso umiliati”. Si omaggiano Sartre e Apollinaire nei veloci titoli di coda, e dopo un’ora fitta di salti d’immagine e di suono, vagabondaggi canini e filosofia senza veli, Adieu au langage si chiude con il pianto di un bebè. Ma la chiusura vera è quella che accade in sala: urla, applausi, schiamazzi, qualche fischio. Perché Godard, comunque, non lascia indifferenti.

21 Maggio 2014

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