Sarà proiettato al Parlamento europeo il 15 maggio alla presenza del regista Diaz don’t clean up this blood: l’ha annunciato l’europarlamentare del Pd, Sergio Cofferati.
L’iniziativa viene dal gruppo dei Socialisti e Democratici (D&S) all’Europarlamento. ”Il film di Vicari – ha detto Cofferati – rappresenta un grande atto di coraggio e verità. Accoglierlo al Parlamento europeo ha un evidente significato simbolico, dal momento che rappresenta la volontà di non dimenticare gli episodi di grave violenza e di inaccettabile violazione dei diritti umani avvenuti nel 2001 a Genova e di continuare a lottare per ottenere verità e giustizia. A questo percorso e a questi sforzi questo film dà un contributo importante, che va sostenuto e valorizzato”.
La pellicola, presentata a Berlino in anteprima e premiata dal pubblico di Panorama, uscirà in 200 copie il 13 aprile. Non senza polemiche. Ma Vicari respinge l’accusa di aver fatto un film a tesi: ”Questo non è un cinema civile o politico perché qui non ci sono teorie ma fatti accertati da sentenze che pongono una domanda alla coscienza di tutti: quanto siamo in un paese democratico se alla Diaz e a Bolzaneto c’è stata una così grave sospensione di ogni diritto da parte delle istituzioni?”.
Di diverso avviso Stefano Paoloni, segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia: “Non è esattamente un film da proiettare nelle scuole, nel senso che non è proprio educativo. Ci voleva forse più equilibrio”, ha commentato parlando con l’Ansa. Paoloni, che è stato nel reparto della mobile a Bologna e poi alla questura di Ferrara, non nasconde che “gli errori alla Diaz e a Bolzaneto ci siano stati e che chi ha sbagliato è giusto che abbia il processo. Non mi riconosco nei miei colleghi, però penso che Vicari abbia rappresentato in modo eccessivo, quasi caricaturale quello che è accaduto per dare una maggiore impronta negativa: tante cose non le vedo possibili, dal poliziotto che fa i bisogni sul muro alle spallate per autocaricarsi alla carica”. A Genova “sono stati fatti errori, è fuori discussione e infatti ci sono le sentenze di primo grado e di appello. Ma alcuni passi avanti sono stati fatti: dopo il G8 del 2001 è stata realizzata a Nettuno, vicino Roma, la scuola di alta formazione per l’ordine pubblico frequentata da agenti e funzionari. Quando ad ottobre i black block hanno devastato Roma errori come quelli della Diaz non ci sono stati, anche se le critiche alla polizia che non ha reagito sono pure arrivate. E poi recentissimamente con gli scontri in Val di Susa per la Tav: a chi insultava il poliziotto chiamandolo ‘pecorella’ è stata opposta una non-reazione esemplare. Dobbiamo capire che ci sono per noi poliziotti situazioni di stress, di tensione, di pericolo dell’incolumità personale che vanno gestite e non è facile ma è nostro dovere istituzionale. Teste calde – aggiunge Paoloni – ci sono ovunque, ma l’esaltazione collettiva della violenza, mostrata nel film, non la riconosco, anche se mi fa vergognare”.
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