Il nome di una Dea che porta nel proprio personale una speciale essenza volitiva, Diana: questo il nome mitologico, qui simbolico, della prostituta d’alto bordo interpretata da Ilenia Pastorelli, musa di Dario Argento per Occhiali Neri, nella sezione Special Gala della Berlinale 2022.
La luce e il buio, l’eclissi che apre le prime sequenze del film presagisce il dualismo che poi corre nella trama: Diana, infatti, cade nell’oscurità più profonda, quella della cecità della vista, a seguito di un incidente di macchina provocato da un furgone bianco, protagonista imprescindibile della vicenda, mezzo di trasporto – e spesso “arma” – del killer (Matteo Gherpelli). Occhiali neri, sempre nel nome del buio, è un film che si svolge quasi interamente in un tempo notturno, come in una notte perenne.
Su soggetto e sceneggiatura di Dario Argento e Franco Ferrini, per interpretare Occhiali neri il regista ha scelto, ancora una volta, anche la figlia Asia – inoltre, produttore associato -, nella parte di Rita, addetta all’addestramento delle persone affette da difficoltà visiva, ma essa stessa parte della maglia mortale che abbraccia l’intero film; poi, altro protagonista fondamentale, è Chin (Xinyu Zhang), bambino cinese di dieci anni, che “prende per mano” Diana in questa fuga dall’inseguimento della morte violenta.
Gole tranciate da cavi metallici, o strette da serpenti che emergono dalle acque paludose di un bosco, filamenti di carne umana masticati dalle fauci del cane guida della protagonista, queste alcune delle visioni esplicite che Argento sceglie, oltre ad un profuso scorrere di sangue, come si confà al suo cinema, immagini la cui estetica è resa preziosa dal mestiere dello Studio di Sergio Stivaletti (Special Make Up, Prostetici e Animatronici). L’immaginario si restituisce, però, quasi grottesco e – un po’ tutto il film – soffre della mancanza dell’intelligenza sotterranea e raffinata che s’attende da un’opera di questo genere cinematografico, che Dario Argento definisce: “un thriller con venature horror, e molta tenerezza”.
Il film patisce anche di ingenuità capaci di suscitare facile riso, che non dovrebbe appartenere al genere in questione, come quando a Diana, già cieca, viene lasciato un biglietto da visita – in teoria da leggere… – da parte della polizia; oppure la scena in cui il medico che l’ha appena informata del dramma che le ha compromesso per sempre gli occhi, la saluta con un “arrivederci”, connessione troppo prossima all’idea del “vedere”, che lei non può più praticare; o, ancora, in una sequenza che dovrebbe essere da istantanea fuga senza fiato, prima di innescare il passo lei si premura di dire al bambino di prendersi il giacchino.
Il maestro Argento, rispetto alla suspense nello specifico, dice: “Ho dato una bella frustata al film, per farlo galoppare per velocità e ritmo. La seconda parte, che si svolge in una foresta, è abbastanza forte”, alludendo anche espressamente di riferirsi al concetto di “fuga nella grande foresta, come i romanzi di Kipling”.
Per l’autore, il film non appartiene “a questo momento” ma spiega che “era scritto, lo ha trovato mia figlia Asia in un cassetto, mentre cercava vecchie carte. C’era questa sceneggiatura, rimasta lì, come morta. Lo avevo lasciato perdere perché legato alla catastrofe di un certo produttore italiano. Poi è capitato il lockdown, che ci ha costretti a casa e mi ha spinto a riprendere la sceneggiatura, a modernizzarla e renderla fruibile. Nel lockdown ho avuto tempo di riflettere”.
Come non raramente le opere di Argento, anche Occhiali neri gode dell’aspetto musicale, affatto secondario e fondamentale comprimario della trama: quelle Originali, qui sono curate dal francese Arnaud Rebotini.
Il presidente della Roma Lazio Film Commission, Luciano Sovena, ha dichiarato: “siamo orgogliosi che la Regione Lazio abbia contribuito alla realizzazione di questa nuova opera del Maestro, coprodotta da Conchita Airoldi e Laurentina Guidotti per Urania Pictures e dalla francese Gateway Films e distribuito da Vision Distribution”. Inoltre, il presidente dell’ANAC – Associazione Nazionale Autori Cinematografici, Francesco Ranieri Martinotti, dichiara: “In questo momento è fondamentale che il Festival di Berlino dedichi una speciale serata al Maestro del brivido con un’opera pensata e realizzata innanzitutto per la visione sul grande schermo”.
Occhiali neri esce dal 24 febbraio al cinema: una coproduzione Italia-Francia, in collaborazione con Rai Cinema, con CANAL+ e CINE +, con Sky, distribuito da Vision Distribution.
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