Gl imbroglioni come Patò guidano le navi


Prima volta al cinema per un romanzo di Andrea Camilleri dopo tanta tv, complice il genero Rocco Mortelliti che firma La scomparsa di Patò, dall’omonimo romanzo del 2000, in sala il 24 febbraio con Emme cinematografica, a distanza di circa un anno e mezzo dalla sua presentazione al Festival di Roma 2010, nei giorni del caso Ruby. Un’uscita in contemporanea con la messa in onda, giovedì 23 febbraio, su RaiUno de Il giovane Montalbano – firmato da Gianluca Maria Tavarelli e interpretato da Michele Riondino – prequel televisivo in sei puntate del consolidato e campione di ascolti ‘Il Commissario Montalbano”, che comunque tornerà prossimamente con altri quattro episodi.
Al centro della vicenda de La scomparsa di Patò, ambientata nella famosa Vigata questa volta di fine ‘800, è l’improvvisa scomparsa del ragioniere bancario Antonio Patò (Neri Marcoré) durante la sacra rappresentazione della Passione di Cristo. Provano a sciogliere l’enigma, all’inizio ostacolandosi a vicenda, il maresciallo dei carabinieri (Nino Frassica) e il delegato di P.S. (Maurizio Casagrande). Ma la verità emersa scotta, meglio una versione di comodo che accontenta sia la moglie (Alessandra Mortelliti) sia il potente zio dello scomparso nonché sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno.

 

La sceneggiatura del film è firmata dal regista, da Maurizio Nichetti e dall’anziano scrittore siciliano che dice di essere intervenuto solo con poche correzioni al testo già scritto perché soddisfaceva alcuni elementi principali del racconto. “Innanzitutto la struttura a mo’ di dossier del libro, con una gran quantità di documenti in burocratese messi a disposizione del lettore perché ne tragga il suo romanzo, così come Rocco ne ha tratto il suo film. Poi – continua Camilleri – la stupidità e supponenza del potere che vuole che un certo fatto sia visto solo con i suoi occhi, mentre il carabiniere e il poliziotto, grazie alla loro intelligenza meridionale, riescono a inventarsi un escamotage per chiudere definitivamente le indagini sul caso”.

 

Qualche piccolo cambiamento comunque il regista se l’è concesso nel film: il delegato di polizia da siciliano è diventato napoletano; e poi la messa in scena dell’ipotesi sulla scomparsa di Patò che il narratore invece lascia solo intuire.
Patò come l’eterno farabutto italiano che intasca soldi non suoi e tradisce la moglie? E i Patò di oggi chi sono? “Basta aprire il giornale, a differenza del mio Patò fanno l’imbroglio e non scompaiono, stanno in mezzo ai piedi tutti i giorni”, risponde Camillleri. E Marcoré aggiunge “I Patò di ora guidano le navi e fanno politica. La vicenda raccontata da Camilleri è in fondo emblematica dell’Italia contemporanea dove si fa fatica a individuare i responsabili di una situazione”.

 

Frassica e Casagrande si sono trovati a loro agio in personaggi con la loro stessa origine e hanno attinto alla loro esperienza di teatro popolare e dialettale.
E i loro personaggi ancora una volta offrono un divertente ritratto della tradizionale rivalità tra carabinieri e polizia. “Mi divertiva mettere in scena la loro continua competizione che finisce in un accordo. C’è chi mi chiede se ho avuto modo di frequentare personalmente alcuni di loro – racconta Camilleri – Ricordo solo che una volta sono stato scortato a Bologna da quattro carabinieri al comando di un maresciallo che con tono duro così mi rimproverò: ‘Quando si decide a scrivere di noi’. Anche la Guardia di finanza mi ha chiesto di parlare di loro nei miei romanzi… In verità non ho mai avuto che fare direttamente con i carabinieri e i poliziotti, anche perché l’unica volta che sono stato arrestato risale al 1943 in Sicilia e fu ad opera dell’americana Military Police”, conclude lo scrittore. “E picchia duro”.

autore
20 Febbraio 2012

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