GIOVANNI VERONESI


Dopo un travagliata lavorazione, riprese interrotte e distribuzione rinviata, arriva venerdì 16 novembre nelle sale Streghe verso nord di Giovanni Veronesi, primo dei cinque film targati Cecchi Gori acquisiti da Medusa per la distribuzione. Si tratta di una favola contemporanea, su testo a tre mani (i fratelli Sandro, lo scrittore, e Giovanni Veronesi insieme a Massimiliano Governi), costruita per il debutto cinematografico di Teo Mammucari, salito alla ribalta televisiva negli ultimi due anni con “Le iene” di Italia 1 e poi con “Libero”, il programma di scherzi telefonici su Raidue. Accanto a Teo in questa commedia dai toni surreali, ma non troppo, un veterano del set cinematografico e televisivo come l’americano Paul Sorvino, e l’attrice francese Emmanuelle Seigner, già vista in Nirvana di Gabriele Salvatores.

Veronesi, come è nata l’idea di questo film?
Ho sempre pensato che se oggi ci fossero le streghe, qualcuno se ne dovrebbe occupare. Un giorno io e mio fratello Sandro leggendo il giornale ci siamo accorti che le streghe ci sono ancora. I tempi dell’Inquisizione sono lontani, e per fortuna, ma abbiamo voluto immaginare un modo molto fisico e violento, ma paradossale, per liberarci di loro.

Chi sono per lei le streghe?
Figure mitologiche che assumono l’identità di donne, esseri che spargono il male. Ci siamo inventati che avessero, più o meno, una realtà parallela alla vita normale di noi tutti. Pochi gli effetti speciali messi in campo. Quanto ai disinnescatori di streghe volevo che avessero una vita squallida, senza amori se non per le Mare/fate o anche per le streghe medesime.

E lei Mammucari ha mai incontrato delle streghe?
Sì, certo. Volete degli esempi di streghe contemporanee: Marina Ripa di Meana, Afef (moglie dell’industriale Marco Tronchetti Provera, ndr.) sua è la colpa se la Borsa scende o sale. Forse dietro i problemi di Vittorio Cecchi Gori c’è una strega. In verità ho trovato poco gentili gli attacchi personali a Cecchi Gori che hanno finito per screditare le sue produzioni.

Veronesi, il suo film non corre il rischio di essere maschilista?
Non ce l’ho con le donne, ma con quelle persone che potrebbero essere delle streghe: l’amica della moglie, la suocera, la vicina del piano di sopra. Iconograficamente le streghe e le sirene sono entità maligne che con la loro bellezza attirano le loro prede. Vogliamo parlare di vampiri e di mostri? Non appartengono forse al genere maschile?

Come si è trovato a lavorare con Mammucari?
All’inizio ero titubante, ero convinto che Teo, come tutti i comici, non sapesse recitare altro se non sempre il suo personaggio. Poi ho scoperto in Teo un attore completo, tant’è che quando abbiamo cominciato a scrivere c’era già Teo. Teo è estremo e ci voleva proprio lui per un film così estremo.

E questa partecipazione straordinaria di Gerard Depardieu?
Chi poteva essere il capo dei disinnescatori di streghe del dipartimento europeo. Era necessaria una persona con un fisico tosto, alto, grosso, con una seduzione particolare. Depardieu era perfetto.

E come mai un’attrice non italiana accanto a Teo?
Ho chiesto a Lucrezia Lante della Rovere di interpretare il ruolo della strega, ma lei ha cominciato subito a porre domande del tipo “Perché Lucilla è una strega?”. Francesca Neri non mi ha voluto incontrare. Claudia Pandolfi aveva delle perplessità di essere accanto a Mammuccari perché troppo televisivo. Stefania Rocca, vista la vicenda delle streghe, mi ha dato del maschilista. Così, esaurite le attrici italiane che mi interessavano, sono arrivato alla scelta felice di Emmanuelle Seigner.

I prossimi impegni di Mammucari?
Ho avuto da Pippo Baudo la proposta di partecipare al Festival di Sanremo, non gli ho ancora risposto. Ho chiesto tempo e comunque preferirei far parte del Dopofestival. Anche Maurizio Costanzo mi vorrebbe per un programma Mediaset. Sono incerto vorrei continuare a fare cinema, mi interessano infatti esperienze più impegnative e coinvolgenti.

autore
13 Novembre 2001

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