GIOVANNA MELANDRI


Alla Mostra per la soirée d’apertura, per I cento passi e anche, fuori programma, per vedere il secondo episodio del serial di Daniele Segre sull’agonia dell’Unità, Giovanna Melandri è stata per ventiquattro ore almeno “ministro del cinema” a tempo pieno. Ha anche incontrato gli americani (a porte chiuse), ha firmato un accordo di coproduzione con il Belgio, ha partecipato al battesimo della nuova rivista Cinecittà. E ha portato ai festivalieri qualche notizia. Ha detto ogni bene possibile del nostro cinema: “Si attende una grande stagione. La stampa giudichi ma non eserciti pregiudizi, il grande problema è non potersi misurare con il giudizio del pubblico”. Un punto di forza, secondo Melandri, è stato la creazione di RaiCinema, molto presente al Lido. “L’anello debole è la scrittura, troppo autoreferenziale”. Perché è rimasta in platea alla cerimonia inaugurale? “Piccolo cambio di stile, lo Stato ha lasciato l’istituzione Biennale in totale autonomia. Ci sentiamo partner, ma non vogliamo essere ingombranti”.
È felice, Melandri, con nuovo taglio di capelli corti e molto “disegnati”, perché “il cinema italiano quest’anno non ha chiuso per ferie” e per la presenza di “quattro italiani in concorso”. E vuole favorire i film attraverso le sponsorizzazioni. Per questo ha varato un nuovo emendamento che favosce gli sgravi fiscali, un nuovo regolamento dei premi di qualità, due provvedimenti sulle sale (parrocchiali e d’essai) per consolidare le infrastrutture. E considera da riaprire la discussione sul fondo di garanzia: non più tabù per autori e produttori, da correggere e perfezionare, da non considerare però l’unico strumento di sostegno al nostro cinema.
L’incontro con Corinne De Parmentier, ministro dell’audiovisivo e degli aiuti al cinema, ha consegnato al festival un accordo di coproduzione fra Italia e comunità francese del Belgio (abbassamento della quota di partecipazione minoritaria fino al 10% per incentivare una più stretta collaborazione tra i due Paesi), quindi c’è stato un secondo appuntamento con la collega francese Tasca.
Sponsorizzazione. È passato al Senato ed è in attesa di successiva approvazione della Camera un cosiddetto collegato fiscale alla Finanziaria che introduce la possibilità di dedurre integralmente dall’Irpef e Irpeg (imprese e privati) somme che si vogliano destinare a qualsiasi istituzione culturale, cinema compreso. L’unico dato ancora da definire è il tetto complessivo di cifra che si può devolvere. Le imprese, in tal modo, diventerebbero sponsor dei film, deducendo integralmente la cifra impegnata nella produzione. Il movimento di denaro previsto si aggira tra i 300 e i 400 miliardi di lire.
Riforma del credito. Verrà eliminato definitivamente il finanziamento diretto con fondi statali per l’esercizio, sostituito da conto interessi e da contributi in conto capitale (per capirci, lo Stato non eroga miliardi in contanti, ma offre una serie di incentivazioni).

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