VENEZIA. E’ con rispetto, tenerezza ed empatia che Gianni Amelio con il cortometraggio In casa d’altri (Fuori Concorso – Evento speciale) è entrato nel cuore dei pochi abitanti rimasti di Amatrice, cancellata un anno fa dal terremoto, e di cui il regista mostra, senza commento musicale o voce fuori campo, l’enorme massa di macerie tra le quali la strada a fatica a svilupparsi.
“Siamo entrati in casa d’altri col timore di disturbare – dice il regista – All’origine c’è stata una richiesta molto precisa da parte di Rai Cinema e anche da parte del ministro Dario Franceschini: non trascurare questa tragedia a un anno di distanza e cercare di capire a che punto siamo”. E per Amelio siamo a metà strada, “c’è una grande volontà di fare, ma ci sono degli intoppi molto italiani che impediscono di muoversi con la necessaria rapidità anche chi è dotato di grande volontà e voglia di ricostruire.
Si alternano nel cortometraggio voci diverse e sofferte. Una donna anziana, figlia di pastori, si appella ai giovani perché restino in quella terra, convinta che “qualcosa si farà”. Una giovane parla di Amatrice come fosse una persona che nella sua agonia non viene rispettata da chi vuole solo fotografarla o fare selfie. Un vecchio silenzioso, quasi sotto shock a distanza di tempo, comincia la sua giornata vagando per il paese.
“Quest’ultima è la mia storia, perciò sono convinto che è sbagliato chiamare documentario quello che è un piccolo film di finzione con un’idea molto semplice. C’è una persona che sicuramente ha subito una perdita – spiega Amelio – Noi non sappiamo chi ha perduto, vediamo solo il dorso bianco di una fotografia che l’anziano mostra a chi incontra. Di certo ha subito un trauma insanabile. E allora, mentre è in corso la ricostruzione con le nuove casette e le gru impegnate, quest’uomo non riesce a rimarginare la sua ferita. E’ lui il semplice filo narrativo del cortometraggio. Lui interroga ognuno che incontra senza dire una parola e alla fine in ginocchio sembra cercare qualcosa a terra. Il suo è il gesto simbolico di tutti coloro che hanno visto cadere sotto terra non solo le proprie cose, ma i propri sentimenti”.
Amelio non sa se In casa d’altri, girato due mesi fa, è il prologo di un lavoro più ampio su quanto hanno vissuto gli abitanti di Amatrice. E’ però certo di aver realizzato questo lavoro “con l’urgenza di dire che c’è un altro modo di guardare a questa tragedia e non è quello di piangere, ma di capire e quindi agire perché le cose cambino. L’ultimo terremoto di Ischia si poteva evitare. L’Italia è uno dei paesi più sismici del mondo. Il Sud è in pericolo. Un altro terremoto in Calabria sarebbe terribile come quello del primo Novecento e noi sappiamo come si costruisce in questa regione, senza nessuna norma. All’origine c’è ancora una volta l’errore umano, che va riconosciuto e denunciato. Ha un senso ogni volta piangere e ogni volta chiamare a raccolta il grande cuore italiano perché contribuisca alla ricostruzione? Perché non ci si fa un’altra domanda: chi costruisce oggi in maniera sbagliata e perché”.
Il regista calabrese riceverà domenica 3 settembre presso lo Spazio FEdS (Sala Tropicana 1) dell’Hotel Excelsior il Premio Robert Bresson 2017 assegnato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo (FEdS) e dalla “Rivista del Cinematografo”. La motivazione recita che “Amelio ha percorso e rivisitato i generi, si è sottratto al ‘pensiero unico’ della commedia all’italiana nella sua fase declinante verso la farsa e si è misurato spesso con la matrice letteraria, da Sciascia a Ermanno Rea, da Camus a Pontiggia, ogni volta restituendone il senso in una chiave personale e non pedissequa. Nel corpus di Amelio i temi della famiglia (il conflitto padri/figli e le assenze/presenze intergenerazionali) e delle migrazioni, da Lamerica a Così ridevano, acquistano un primato scevro dalle ideologie e dalle contingenze della cronaca”.
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